Domandiamoci …
dieci domande e dieci risposte sulla festa “te la Nunziata”
Ci sono alcune domande, a cui non tutti i tugliesi sanno darsi delle
risposte. Grazie all’aiuto di alcuni amici cultori di tradizioni popolari,
agli anziani e ad una lettura attenta e meticolosa del meraviglioso volume
di Enzo Pagliara “La Chiesa Matrice di Tuglie e le origini religiose del
paese”… ecco dieci domande e dieci risposte. Per voi tugliesi.
1.
Chi sono Almerico Montedragone e Riccarda Maramonte?
Almerico Montedragone, cavaliere di Sulmona al servizio di Carlo d’Angiò,
sposò Riccarda Maramonte, sorella di Ruggiero nel 1274. Da Sulmona era
partito per le Crociate, combattendo valorosamente sotto le mura di
Gerusalemme, insieme a Riccardo Cuor di Leone. Per i meriti conseguiti,
Carlo d’Angiò lo nominò “visore” di tutta la Puglia e Signore del Casale di
Tuglie, incarico, questo che lo rese particolarmente lieto perché poteva
finalmente coronare un sogno: far conoscere la magnificenza dell’Annunziata
e farla venerare in un altro paese lontano dalla sua Sulmona. Egli giunse
così nella nostra Tuglie senza soldati, senza armi, senza ricchezza e così
si presentò ai nostri antenati i quali, con grande fervore, accettarono la
devozione per la Vergine che da quel momento divenne patrona del nostro
paese. Il corteo storico, organizzato per la prima volta dal comitato festa,
vuole essere un momento di riflessione e di riscoperta delle proprie origini
tugliesi.
2. A quale data è riconducibile la Festa Patronale di Tuglie?
Secondo atti presenti nell’archivio della diocesi, già dal 1452 erano
presenti nel Casale di Tuglie due cappelle rurali, una delle quali,
successivamente, veniva menzionata come la “Nuntiata Vecchia di Tuglie”.
Dopo tantissimi anni, sarebbe diventata la Matrice. L’origine della festa
popolare si può far datare intorno al 1750, anno del completamento, quasi
complessivo, della costruzione della Chiesa Matrice. In quel periodo si
fecero anche realizzare le statue come quella dell’Annunziata, che veneriamo
ancora oggi. L’Arciprete D. Vito De Sanctis, molto probabilmente, promosse
l’istituzione di una festa in onore della Madonna Annunziata, con una
maestosa statua che poteva essere portata in processione.
3. Perché, nella processione serale, la statua della Madonna Annunziata è
preceduta dalle due statue?
La Statua della Madonna Annunziata è preceduta, nella processione serale,
dalle statue di Sant’Antonio e di San Giuseppe. La prima, denominata
“Sant’Antonio delle Grazie” perché riprende l’iconografia della tela
presente nella Matrice, gode del protettorato sul paese e, negli anni
passati, la sua processione si svolgeva la mattina, in analogia con quella
dei Patroni. La statua di San Giuseppe è quella di culto pubblico più antica
del paese e, la sua processione, si fa “dacché s’è fondato il paese”. Le due
statue precedono l’Annunziata, perché compatroni di Tuglie.
4. A quale data è riconducibile la prima edizione del “La Fera te la
Nunziata”?
La fiera del bestiame è stata istituita a metà del 1700 da Carlo III° di
Borbone, ma venne sospesa per molti anni. Si deve aspettare il 1870 quando,
il Sindaco, istituisce la fiera da tenersi nei giorni 24, 25 e 26 di Marzo
nella zona “Largo Termiti” che poi successivamente diviene “Largo Fiera”. La
“Fera te la Nunziata”, su pubblicazioni dell’epoca, viene classificata “di
notevole importanza”, specializzata per gli attrezzi agricoli e casalinghi,
soprattutto per i volatili da cortile, come i pulcini. Da qui l’attribuzione
di “puricini” ai tugliesi.
5. Ci sono alcune tradizioni legate alla festa patronale che oggi non
esistono più?
In passato, i Tugliesi emigrati in America contribuivano economicamente alla
realizzazione della festa patronale. In particolare, con le loro offerte,
veniva organizzata “La Cumparsa”, ossia una bengalata pirotecnica che
riproduceva l’immagine di un bastimento, simbolo della loro partenza
dall’amata nazione. Specialità tipica della festa era “lu core te cupeta”,
un dolce a forma di cuore, realizzato con zucchero caramellato e mandorle,
che i giovani regalavano alle fidanzate. Oggi, questo dolce, è stato
sostituito dalla “banana gelato”.
6. Perché la tradizione tugliese prevede le “batterie”, ossia i fuochi
diurni?
La Nunziata è una festa di giorno, visto soprattutto il periodo ancora non
molto primaverile. Le batterie, ossia i fuochi diurni, si legavano
perfettamente alla sola processione mattutina che si snodava fino a qualche
anno fa. I fuochi, venivano sparati in presenza della statua della Madonna e
avevano una doppia valenza. Onorare la Patrona, ma anche annunziare agli
abitanti dei paesi limitrofi che a Tuglie era festa. Questa, se così
possiamo definirla, era una grande modalità di marketing, perché la
pubblicizzazione della festa non avveniva come ora con manifesti o depliant.
E poi tra i paesi si usava questa diceria: “le batterie te Tuje, la villa te
Parabita e la banda te Matinu”. La tradizione continua ancora oggi.
7. Perché la Nunziateddha?
La “Nunziateddha” è l’ultimo giorno della festa patronale, quello in cui si
svolge il tradizionale mercato dei prodotti casalinghi, della terracotta e
della ceramica. Questo giorno è quello amato dalle casalinghe e dalle donne
tugliesi perché è sinonimo di “libertà” dai fornelli e dalla preparazione
dei piatti per il variegato pranzo che vede, come tradizione vuole, invitati
anche i parenti “forastieri”.
8. Ci sono alcuni proverbi o antiche preghiere sulla tradizione devozionale
tugliese?
All’Annunziata di Tuglie sono legati molti proverbi come “Te la Nunziata la
vigna è ‘nsciardinata” (Per l’Annunziata, la vigna ha germogliato) oppure
“Sciamu Sciamu a la Nunziata cu nde caraca na bbona ‘ntrata” (Andiamo,
Andiamo all’Annunziata affinché ci garantisca una buona annata di olive). Ma
più di tutte è questa preghiera: “Vergine te la Nunziata de Tuje, ricordate
te me comu l'Eternu Patre se ricurdau Te. Te mandu l'Angelu Gabrieli cu Te
saluta cu l'Ave Maria: io 'nchinu la capu e dicu Matre mia, Maria Nunziata
ricordate te l'anima mia”.
9. Perché il piatto tipico della festa patronale è la polpetta?
In un tempo remoto,soprattutto nelle famiglie contadine, la carne veniva
acquistata solo per Natale, Pasqua e la Festa della Madonna Annunziata.
Siccome in questa ricorrenza, tradizione voleva ( e vuole tuttora) invitare
anche i parenti dei paesi vicini si aveva bisogno di tanta carne. Ma non
potendo permetterselo era usanza fare le polpette, perché lievitavano (“campisciare”
in dialetto tugliese) di più essendo fatte con carne (poca), formaggio
grattugiato (poco) e pane grattugiato (molto). Inoltre, attraverso la frittura, si poteva
ufficialmente utilizzare nella cucina l’olio novello.
10. Perché durante la festa patronale si gusta la “banana gelato”?
Per rispondere a questa domanda riporto testualmente quanto scritto
dall’esperto di gastronomia e di produzioni agroalimentari meridionali,
Massimo Vaglio su “I Piatti delle Feste. Santi, Pittule e Cazzateddhre”,
edito da Guitar Edizioni Lecce. “La festa te la Nunziata a Tuglie è la festa
che alla latitudine salentina del 40° parallelo annuncia l’arrivo del bel
tempo, una dolce primavera che fa già intravedere l’estate, con le giornate
che normalmente in questo periodo sono ormai più che miti e le fioriture che
ammantano di colore le campagne. E che invogliano già a mangiare i gelati
senza bisogno di aspettare l’estate. Tradizione della Festa te la Nunziata
sono le cosiddette banane che, partorite dalla fantasia e dall’ingegno degli
artigiani locali, sono state certamente il primo gelato da passeggio del
mondo, per via dello stecco. Costituite da gelato fior di latte e
cioccolato, all’atto della vendita vengono passate nella panna fresca ed in
una pralina di nocciole e mandarlo tostate e tritate. Più economiche dello
spumone, hanno il pregio di non scivolare fuori dal piattino e la
gradevolezza delle cose semplici che spesso risultano le più riuscite. La
loro produzione, per nulla penalizzata dalla concorrenza dei
reclamizzatissimi gelati industriali, a Tuglie è tuttora fiorente, portata
avanti da tutta una serie di gelaterie artigianali, alcune delle quali
vantano una gloriosa tradizione. Queste pasticcerie custodiscono
amorevolmente questa piacevole tradizione e non mancano mai di proporle con
successo con le loro gelaterie mobili anche nelle feste patronali estive dei
paesi vicini”.
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