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Breve glossario dei termini frequentemente usati in meteorologia.

Adiabatico
Tra le parole ‘difficili’ che si incontrano leggendo un manuale di meteorologia vi è sicuramente l’aggettivo ‘adiabatico’, anche se il termine descrive un concetto abbastanza semplice. Le trasformazioni adiabatiche, nel linguaggio della termodinamica, sono quelle durante le quali ‘il sistema’ non scambia calore con l’esterno, l’energia termica, non viene, cioè, né ceduta, né assorbita. Se seguiamo lo spostamento di una massa d’aria troveremo che molto spesso nei moti atmosferici questa condizione viene soddisfatta, almeno con un sufficiente grado di approssimazione.
L’aria secca, infatti, risulta essere quasi del tutto trasparente alla radiazione solare; gli strati d’aria lontani dal suolo si riscaldano pochissimo durante il giorno e si raffreddano in modo trascurabile durante la notte, anche perché l’aria è un pessimo conduttore del calore. Una massa d’aria che subisce uno spostamento verticale, ad esempio perché costretta a salire o scendere lungo un rilievo, viene a trovarsi in regioni con diversa pressione atmosferica; come avviene per tutti i gas, il processo di espansione o di compressione è accompagnato da raffreddamento o da riscaldamento. La trasformazione può essere considerata adiabatica per via della bassa capacità dell’aria di trasmettere il calore per conduzione agli strati vicini. Si calcola facilmente che durante la salita l’aria si raffredda di circa 1 grado per ogni 100 metri di dislivello e, per le ragioni esposte, questa variazione di temperatura rispetto all’altezza è detta ‘gradiente adiabatico dell’aria secca’. Si tratta di una quantità importante perché nell’atmosfera il gradiente adiabatico rappresenta in pratica la massima variazione possibile di temperatura che si può osservare con una variazione di quota (ed è anche un valore facile da ricordare!).
Le trasformazioni che subisce l’aria umida sono in generale più complesse specialmente a causa dei processi di condensazione e di evaporazione del vapore acqueo. Durante la condensazione si libera calore, mentre con l’evaporazione il calore viene assorbito. La variazione di temperatura che si misura in presenza di condensazione del vapore è dunque inferiore che nell’aria secca. A seconda della quantità di umidità che condensa la variazione di temperatura con la quota è dell’ordine di circa 0.5-0.6 gradi per ogni cento metri, quindi anche della metà rispetto all’aria secca.

AMO (Atlantic Multidecadal Oscillation)
Andamento dell'indice AMO (fonte NOAA): negli ultimi trenta anni gli studi effettuati sul clima hanno evidenziato l'esistenza di numerosi indici periodici, dalla più famosa NAO al Nino o la Nina. Sono tutti indici correlati a dei mutamenti ricorrenti nel tempo che causano la riproposizione di medesime o molto simili, condizioni climatiche in alcune zone del pianeta con ripercussioni un po su tutti i continenti. Pulsazioni con cadenza diversa da pochi anni fino a decine di migliaia che caratterizzano da sempre l'andamento climatico del pianeta.
L'AMO Atlantic Multidecadal Oscillation (Oscillazione Atlantica multidecennale) è uno degli ultimi, la sua scoperta risale all'anno 2000 (Delworth e Mann). Anch'esso è caratterizzato da fasi positive e negative di durata compresa tra i 20 ed i 40 anni. Determina cambiamenti nella temperatura superficiale dell'Oceano Atlantico nel tratto compreso tra l'equatore e la Groenlandia. Un settore fondamentale per la regolazione del clima del pianeta perchè in esso c'è il più importante scambio termico marino tra alte e basse latitudini, la grande corrente del golfo.
Alternativamente a seconda che si sia nella fase calda o in quella fredda, l'AMO può incrementare o diminuire i forcing antropogenetici che stanno determinando un aumento delle temperature del pianeta (il global warming). Tra il 1951 ed il 1975 in condizioni di AMO negativa, le temperature globali sono diminuite per poi aumentare sensibilmente a partire dalla seconda metà degli anni 80. A partire dalla metà degli anni 90 siamo entrati nella fase più calda dell'oscillazione e di pari passo le temperature medie globali hanno subito un sensibile incremento.
I Cicli della AMO sono associati ad un aumento del regime delle precipitazioni o ad un aumento dei periodi di siccità. Le maggiori siccità che hanno colpito gli USA negli ultimi 100 anni sono capitate proprio all'interno di un AMO positivo.
Ma come si sviluppano fasi positive e negative? Quando la zona tropicale dell'Oceano atlantico e quella dei Carabi viene interessata da temperature superficiali elevate, l'attività di convezione dovuta al calore aumenta e le piogge risultano più abbondanti, inoltre dalla zona tropicale dei Carabi il calore si trasferisce più facilmente verso il Nord Atlantico grazie ad un più vigoroso flusso della corrente del golfo. Questa è la fase positiva della AMO. Tuttavia l'aumento delle precipitazioni in area tropicale determina col tempo un aumento del quantitativo dell'acqua dolce di superficie e quindi una diminuzione della salinità dell'oceano che, raggiunto il punto critico, determina un rallentamento della corrente del golfo ed una alternativa fase di AMO negativa. Lo stesso rallentamento della corrente del golfo e quindi il conseguente rallentamento degli scambi termici tra nord Atlantico e Atlantico tropicale, determina col tempo un nuovo riscaldamento delle fasce tropicali e dopo un po' si ritorna ad una fase di AMO positiva.
Qualcosa di simile ma su più larga scala deve essere successa anche durante i periodi glaciali. L'AMO è ritenuto un ciclo naturale ma essendo di recentissima scoperta, non esistono al momento dei modelli in grado di prevedere con precisione il passaggio da una fase positiva ad una negativa, l'unica cosa che si può fare è prevederne la probabilità di un cambiamento futuro.

Anticiclone
Gli anticicloni sono zone di alta pressione sulla superficie terrestre a forma circolare o ellittica, che causano modeste variazioni dei parametri meteorologici. Al loro interno i venti sono deboli, spesso a regime di brezza, e soffiano in senso orario nell'emisfero boreale e antiorario in quello australe. L'aria, essendo pesante, si comprime, si riscalda e diventa più secca (fenomeno detto subsidenza), dissolvendo spesso le nubi. In presenza di un anticiclone, però, durante l'inverno possono formarsi nebbie o foschie a causa delle inversioni termiche nei pressi del suolo, mentre durante l'estate il forte riscaldamento del suolo può causare la formazione improvvisa di cumulonembi con i conseguenti temporali di calore.

ANTICICLONE DELLE AZZORRE
Il sottile guscio di aria che circonda il nostro pianeta, l'atmosfera, gioca il ruolo fondamentale di "nastro trasportatore" dell'energia che proviene dal Sole. Il riscaldamento diseguale della superficie terrestre è la causa primaria dei moti atmosferici, che sono il risultato degli effetti combinati sulle masse d'aria dei moti convettivi (a grande e a piccola scala), e della rotazione terrestre.
La circolazione che in senso verticale trasporta aria più calda e meno densa dall'equatore verso i poli può essere schematizzata mediante quelle che vengono chiamate celle convettive di Hadley. Si formano così delle zone caratterizzate da correnti ascensionali, associate al suolo ad aree di basse pressioni (zona equatoriale e zona attorno al 60° di latitudine) e discensionali, associate alle alte pressioni (zone polari e tropicali).
Per effetto della rotazione terrestre, il moto delle masse d'aria avviene attorno a centri di alta pressione (in senso orario nell'emisfero Nord) o di bassa pressione (in senso antiorario, emisfero Nord).
Il diverso comportamento termico, nelle varie stagioni, delle regioni continentali rispetto agli oceani, fa sì che la posizione delle aree di alta e di bassa pressione vari durante l'anno. Ciononostante alcune di queste aree subiscono spostamenti relativamente piccoli e vengono chiamate aree cicloniche (basse pressioni) e anticicloniche (alte pressioni) permanenti o semi-permanenti.
Una di queste è proprio l'Anticiclone delle Azzorre, che prende il suo nome per via del fatto che il centro di alta pressione attorno al quale avviene la circolazione si trova, soprattutto d'inverno, in corrispondenza delle isole Azzorre, nell'Oceano Atlantico. Questo anticiclone appartiene al gruppo degli anticicloni subtropicali e il suo comportamento influenza grandemente tutta l'area mediterranea (non solo, chiaramente). La sua posizione invernale, a latitudini relativamente basse, permette a un gran numero di perturbazioni, in genere atlantiche, di accedere al Mediterraneo.
In estate, oltre che a spostarsi più a Nord, espandendosi tende invece a ricoprire e quindi a "proteggere" il Mediterraneo dalle perturbazioni, garantendo in genere tempo caldo e soleggiato. La diversa posizione dell'anticiclone delle Azzorre è conseguenza del fatto che nella stagione fredda la differenza termica Equatore-Polo è molto più marcata di quanto non sia in estate.

Avvezione
Trasporto orizzontale di masse d’aria calda o fredda che in genere porta ad un cambiamento del tempo in quanto alla massa preesistente se ne sostituirà una caratterizzata da temperatura e umidità differente. Nei temporali avvettivi l'innesco dei moti ascensionali è provocato dallo scorrimento di aria fredda su superfici calde: sono i tipici temporali delle zone costiere causati dal mare ancora caldo e che quindi sono più frequenti nelle ore notturne quando maggiore è il divario termico tra mare e terraferma.

CAPE
E’ un indice termodinamico riportato nei radiosondaggi che indica la quantità di energia potenziale disponibile alla Convezione, espressa in joule/kg (J/kg). E’ una funzione del profilo verticale della temperatura e dell'umidità relativa e tiene conto sostanzialmente del rilascio di Calore latente durante la salita di una particella d'aria satura.
CAPE < 500 assenza di temporali
CAPE 500 ÷ 1000 possibilità di isolati temporali
CAPE 1000 ÷ 2000 temporali abbastanza probabili
CAPE > 2000 temporali forti abbastanza probabili; possibili tornado
Il CAPE (Convective Available Potential Energy) rappresenta l’ammontare dell’energia di sollevamento disponibile per una porzione d’atmosfera o l’ammontare del lavoro che la porzione esegue sull’ambiente circostante. Maggiore è la differenza di temperatura tra la porzione e l’ambiente, maggiore sarà il CAPE e l’accelerazione verticale. Quantunque il CAPE sia sensibile alle proprietà della porzione di partenza, di solito è considerato il migliore indice di rappresentatività in quanto è calcolato integrando l’intero radiosondaggio e non utilizzando dei dati a specifiche altezze.

Circolazione di Walker
Il diseguale riscaldamento di zone diverse del nostro pianeta dà luogo allo spostamento di grosse masse d’aria, in modo tale che il calore ricevuto dal sole tenda a distribuirsi in maniera omogenea nell’atmosfera. All’interno di queste grandi strutture che regolano la circolazione atmosferica a livello planetario si inseriscono poi quei fenomeni che caratterizzano il tempo su scala più ridotta (cicloni mobili, fronti freddi e caldi, etc. ). Se la più importante ed estesa delle grandi strutture a livello planetario è la Circolazione di Hadley, che divide ciascun emisfero in tre grandi fasce (dall’equatore ai 30° di latitudine, dai 30° ai 60° di latitudine, dai 60° di latitudine al Polo), grande importanza ha anche la Circolazione di Walker, che divide la fascia equatoriale in tre grandi celle convettive con direttrice ovest-est.
Tali grandi celle convettive sono situate una sull’Oceano Pacifico, una sull’Oceano Atlantico, ed una sull’Oceano Indiano. In ciascuna di queste celle l’aria sale nel ramo occidentale, ove le acque oceaniche sono più calde, per poi ridiscendere lungo il ramo orientale. Nell’ascesa sul lato occidentale le masse d’aria raggiungono anche i 12 km di altezza, con conseguente sviluppo di molte nubi temporalesche ed abbondanti precipitazioni; le intense correnti ascensionali si trovano sulla verticale di Indonesia ed Australia, dell’Amazzonia, e dell’Africa Centrale. L’aria che invece discende sul lato orientale della cella risulta particolarmente secca, anche a causa del fenomeno di subsidenza: è in queste zone, tra l’altro, che si trovano alcune delle maggiori aree desertiche del pianeta. La cella sull’Oceano Pacifico risulta più estesa delle altre due, in quanto è maggiore il gradiente termico tra il suo ramo occidentale e quello orientale. L’enorme quantità di energia, necessaria ad alimentare le tre celle di Walker, è fornita dalle grandi quantità di calore liberate nel processo di condensazione in atto nei rami ascendenti.
Variazioni alla Circolazione di Walker si osservano in concomitanza con episodi di Niño, fenomeno che comporta tra l’altro una diminuzione della differenza di temperatura tra le acque superficiali del Pacifico Occidentale e del Pacifico Orientale.

Clino
L'acronimo CLINO , dall'’espressione inglese CLimate NOrmals, è un’elaborazione statistica su base trentennale (es. trentennio 1961 – 1990) per le variabili meteorologiche monitorate dalle stazioni al suolo.

Coupling
Interazione (in genere tra troposfera e stratosfera).

Dew Point (Punto di rugiada)
Il valore d'umidità relativa non ci fornisce di per sé un indicazione in merito alla quantità di vapore acqueo effettivamente presente nell'aria: per questo motivo si è deciso di introdurre un altro indice. Il "Dew Point" (ovvero "punto di rugiada") ci fornisce il valore di temperatura (in °C) a cui l'aria dovrebbe essere raffreddata (a pressione costante) per raggiungere il 100% di umidità relativa, ovvero, per saturarla di vapore. Dato che la quantità di vapore solubile nell'aria diminuisce col calare della temperatura, è chiaro che abbassando la temperatura ci si aspetta che l'umidità relativa aumenti: più secca sarà l'aria di partenza, più basso sarà il relativo valore di Dew Point.

EA (East Atlantic pattern)
Molto simile alla NAO per distribuzione barica ma il tutto spostato verso SE per cui una fase positiva ci mostra una depressione semipermanente sbilanciata verso le isole Britanniche e il Mare del Nord e un anticiclone atlantico ben supportato dall’alta subtropicale nordafricana tra Algeria e Libia risalendo verso l’Egeo e il Mar Nero; al contrario la fase negativa è rappresentata da alte pressioni sull’Europa centro-occidentale e un canale depressionario dai Balcani al Mediterraneo occidentale passando per l’Italia meridionale e con tempo da est sulla penisola. Una figura barica tipica del EA negativo è l’asse di Woejkoff, il ponte di pressioni alte livellate che congiunge l’anticiclone dinamico atlantico a quello termico continentale.

ECMWF
Acronimo di European Centre for Medium Range Weather Forecast (Centro Europeo per la Previsione a Medio termine). Si tratta del più importante centro meteorologico europeo, con sede a Reading in Inghilterra. La stessa espressione viene spesso utilizzata per indicare il prestigioso modello fisico-matematico realizzato e utilizzato all’interno del Centro.

Effetto Coriolis
L'effetto Coriolis ha un ruolo molto importante nella dinamica atmosferica e sulla meteorologia, poiché influisce sui venti, sulla formazione e rotazione delle tempeste, così come sulla direzione delle correnti oceaniche.
Masse d'aria si riscaldano all'equatore, diminuiscono in densità e salgono, richiamando aria più fredda che scorre sulla superficie terrestre verso l'equatore. Poiché non c'è abbastanza attrito tra la superficie e l'aria, questa non acquisisce la velocità necessaria per mantenersi in co-rotazione con la terra.
I venti che normalmente scorrerebbero verticalmente dai poli verso l'equatore sono quindi deviati dalla forza di Coriolis e danno origine a quei venti costanti noti con il nome di alisei. Nell'emisfero nord questi venti soffiano da nord-est verso sud-ovest e nell'emisfero sud soffiano da sud-est verso nord-ovest. I flussi d'aria che si sollevano all'equatore non giungono fino ai poli, poiché la forza di Coriolis costringe le correnti d'aria a muoversi in circolo intorno alle regioni polari.
Nella parte superiore dell'atmosfera l'attrito ha scarsa influenza sui venti e le particelle di aria sono soggette esclusivamente alla forza dovuta al gradiente di pressione ed all'effetto Coriolis.
Come descritto nella sezione relativa alla dinamica dei vortici, queste due forze tendono a compensarsi, e per questo motivo le correnti d'aria ad alta quota tendono a scorrere parallelamente alle isobare. I venti generati con questa dinamica sono chiamati geostrofici.
Nell'emisfero settentrionale un sistema di bassa pressione ruota in senso antiorario, mentre un sistema di alta pressione ruota in senso orario, come stabilito dalla legge di Buys-Ballot; l'opposto avviene nell'emisfero meridionale.

Downdraft

Corrente discensionale fredda-secca che parte dalla sommità del cumulonembo dirigendosi verso il suolo: a causa del processo di Evaporazione delle gocce Sopraffuse (dato dal fatto che a quote più basse la temperatura aumenta) la corrente diventa sempre più fredda e accelera così il suo moto di discesa raggiungendo le massime velocità proprio in prossimità del suolo.

ENSO
L'ENSO consiste in un sistema climatico fluttuante d'interazioni fra oceano e atmosfera, che è conseguenza diretta della circolazione oceanica e atmosferica terrestre. L'ENSO è la più nota causa di variabilità interannuale delle condizioni meteorologiche e climatiche nel mondo, con una frequenza che varia dai tre agli otto anni. Le conseguenze principali di questo fenomeno si possono riscontrare nell'Oceano Pacifico, Atlantico e Indiano. Nell'Oceano Pacifico, nei periodi di oscillazione termica in cui si verifica un forte aumento della temperatura delle acque, si produce il fenomeno del Niño, mentre con una forte diminuzione della stessa si produce la Niña. Gli eventi dovuti all'ENSO sono sostanzialmente in fase tra l'Oceano Pacifico e quello Indiano, mentre si nota invece un ritardo di dodici-diciotto mesi fra l'ENSO del Pacifico e quello dell'Atlantico.
Nuove capacità di predire l'insorgenza di eventi ENSO a livello globale può avere un impatto socio-economico. Mentre ENSO è una parte naturale del clima terrestre, può dare però preoccupazioni la sua intensità o frequenza, che può cambiare a causa del surriscaldamento del pianeta.
Per definizione, in presenza del Niño, la superficie della parte centrale dell'Oceano Pacifico manifesta un incremento della temperatura di almeno 0,5°C, che si mantiene per un periodo di tempo non inferiore ai 5 mesi. Se invece la temperatura è inferiore alla media stagionale di almeno 0,5 °C nello lo stesso periodo, si ha la Niña. Questi fenomeni sono periodici e si verificano con intervalli che variano dai due ai sette anni.
Il Niño s'instaura a causa di vaste aree di bassa pressione causate dal surriscaldamento delle acque superficiali oceaniche e che modificando la circolazione dei venti e la distribuzione delle piogge, regolando l'alternanza di periodi di siccità e di piovosità. Inoltre ciò porta a intense precipitazioni e tornadi sull'America centro-meridionale, violenti uragani sull'intero Pacifico meridionale e in Australia, e determina anche periodi di siccità in Africa centro-occidentale.
Un altro aspetto fondamentale su cui concentrare l'attenzione per valutare l'effetto del Niño sull'ambiente è considerare la variazione dell'apporto di cibo, che il fenomeno causa nell'oceano. Infatti, la corrente calda che il Niño trasporta risulta estremamente povera di elementi nutritivi e finisce per sostituire la corrente di Humboldt, ricca invece di plancton che fornisce cibo a grandi quantità di pesce. Se tale situazione si protrae per lunghi periodi, l'equilibrio faunistico marino ne viene stravolto e ciò si ripercuote pesantemente sull'economia delle popolazioni che vivono principalmente di pesca.
I due Niño più recenti ('82 e '97) sono stati anche i più ampiamente documentati. Molti pensano che ciò possa legarsi all'aumento della temperatura media dell'oceano, dell'atmosfera e all'incremento dell'effetto serra, ma al momento ancora non è possibile fornire una risposta certa.

Evaporazione
Importante processo termodinamico che consiste nel passaggio di stato da liquido a vapore: è il principale responsabile della notevole violenza delle correnti discendenti di Downdraft e Outflow nel temporale maturo.

Final Warming (FW)
Segna la transizione stratosferica tra il periodo invernale e il periodo estivo. Rappresenta l’ultimo attacco al Vortice Polare Stratosferico, dove i westerlies sul polo vengono sostituiti definitivamente dai easterlies grazie alla formazione di un anticiclone (caratteristica questa della fase estiva). Il FW può essere classificato come Major o Minor e precoce e tardivo. E’ abbastanza raro osservare un riscaldamento finale in febbraio, mentre è più facile costatarlo in Primavera.

Fronte freddo
Superficie di separazione fra una massa di aria calda e una di aria fredda, lungo la quale le due arie, che hanno diversa densità, non si mescolano ma si fronteggiano; l’aria fredda si incunea sotto l’aria calda sollevandola violentemente e dando luogo a nuvolosità cumuliforme associata a temporali; il fronte freddo è annunciato da aria caldo-umida al suolo (afa) e da un calo pressorio a cui seguono pressione in rapida risalita, temperatura più bassa e cieli limpidi.

Geopotenziale (altezza)




L'altezza geopotenziale si ottiene dal rapporto tra geopotenziale e forza di gravità media al livello del mare; la sua unità di misura è il gpdam (geopotenziale per decametro) e risulta essere pressoché identica all'altitudine sul livello del mare del luogo preso in considerazione.
In meteorologia, è fondamentale conoscere l'altezza geopotenziale che si rileva a pressione atmosferica costante ed è rappresentata a larga scala da isolinee o isoipse; sono fondamentali le analisi a pressioni costanti di 850 hPa e di 500 hPa per comprendere la circolazione delle masse d'aria che avviene alle diverse quote superiori dell'atmosfera. Il valore dell'altezza geopotenziale ad un determinato valore di pressione corrisponde all'altitudine sul livello del mare in cui si registra tale valore barico.
Generalmente, in presenza di valori elevati di altezza geopotenziale si hanno condizioni di alta pressione e anche valori di temperatura isotermica più alta; bassi valori di altezza geopotenziale si riscontrano in presenza di bassa pressione e temperature isotermiche più basse. Tutto ciò è spiegabile col gradiente barico verticale più negativo presente nelle colonne di aria fredda, rispetto a quello che si riscontra nelle colonne di aria più calda: a parità di quota, la pressione atmosferica di una colonna di aria più fredda è inferiore a quella che si registra in una colonna di aria calda.
Di conseguenza, la circolazione delle masse d'aria in quota avviene in senso antiorario attorno al valore minimo di altezza geopotenziale, che corrisponde ad un'area di bassa pressione in quota; al contrario, le correnti si dispongono in senso orario attorno al valore massimo di altezza geopotenziale. L'osservazione delle mappe dell'altezza geopotenziale a 850 hPa e a 500 hPa permettono di stabilire la circolazione atmosferica alle diverse quote, di individuare la posizione dei sistemi frontali e di calcolarne il loro movimento per poter elaborare le previsioni meteorologiche; a riguardo, tali mappe risultano essere prioritarie rispetto a quelle isobariche al livello del mare.





Gust front
Conosciuto anche come “linea dei groppi” o “fronte delle raffiche”, si tratta di un mini Fronte freddo (generato dalle correnti di Outflow) che precede un cuneo di aria fredda con uno spessore che va da qualche centinaio di metri fino a 1 km circa e che solleva bruscamente l’aria calda che sta davanti alla stessa cellula temporalesca prolungandone generalmente la durata. Nei temporali più organizzati si possono avere raffiche di grande intensità con massimi anche di 100-130 km/h o più, alle quali spesso viene erroneamente attribuita la definizione di Tornado o tromba d’aria.

Indice di Calore (Heat Index)
Per consentirci di stimare la sensazione di calore provocata dall'aria sul nostro organismo, i centri meteorologici hanno elaborato un apposito indice, chiamato appunto "indice de calore" (o Heat Index). Utile specialmente nel periodo estivo, esso ci fornisce una indicazione sul grado di disagio fisiologico dovuto in particolar modo all'esposizione a condizioni meteorologiche caratterizzate da alte temperature ed elevati livelli igroscopici dell’aria.
Esso viene ricavato tramite un'equazione empirica che prende in considerazione alcuni parametri termo-igrometrici, fornendo un valore di temperatura (in gradi centigradi) che dovrebbe corrispondere alla "temperatura percepita" dal nostro corpo. Un valore d'umidità relativa elevata, ad esempio, ostacola la sudorazione: l'organismo fatica pertanto ad eliminare il calore in eccesso. Ne consegue che la sensazione avvertita è la stessa di quella provocata da una temperatura maggiore, proprio perchè il meccanismo fisiologico di raffreddamento è ostacolato.

Inflow
Corrente caldo-umida che va ad alimentare i processi termodinamici di Condensazione all’interno della torre temporalesca (cumulonembo); si presenta quando il temporale si approssima al luogo di osservazione e può essere facilmente individuata come un vento al suolo che va letteralmente incontro al temporale.

Isobare
Le isobare sono importanti per stabilire le zone di alte o di basse pressioni sul globo terrestre, dette rispettivamente anticicloni e cicloni o depressioni, la direzione dei venti, quasi parallela ad esse, ma con una leggera inclinazione tendente dalle zone anticicloniche a quelle cicloniche, e la loro intensità, tanto maggiore quanto più le isobare sono ravvicinate fra loro. La distanza tra le isobare è detta gradiente barico.

Isoipse
In geografia, con particolare riguardo alla cartografia, la curva di livello, detta anche isoipsa (dal greco isos=uguale e hypsos=alto), è quella curva che unisce punti ad egual quota, ovvero uguale distanza verticale dal piano di riferimento al quale è stato attribuito quota zero (generalmente il livello medio del mare).
Esse vengono adottate per rappresentare l'altimetria in una superficie piana, com' è quella di un foglio. L'uso delle isoipse è uno dei metodi usati in cartografia per rappresentare le tre dimensioni su un foglio bidimensionale, consentendo di farsi un'idea della morfologia del territorio.
La differenza di quota tra due isoipse adiacenti è detta equidistanza. Le isoipse che vengono tracciate con tratto più marcato sono dette direttrici (con equidistanza maggiore), mentre quelle con tratto più sottile (e più numerose) sono dette ordinarie. Talora vengono riportate anche isoipse tratteggiate, aventi equidistanza ancora minore, dette ausiliarie.
Nelle carte topografiche dell'IGM a scala 1:25.000 le isoipse hanno colore marrone ed equidistanza di 100 m, 25 m e 5 m rispettivamente per le isoipse direttrici, ordinarie ed ausiliarie. In questo tipo di carte sulle isoipse non sono riportati i valori delle quote (se non nelle tavolette al confine con le altre nazioni) che devono essere ricavati analizzando i punti quotati vicini.
Le carte topografiche moderne, dotate della simbologia delle isoipse, forniscono un supporto per la compilazione di molteplici carte tematiche, quali ad esempio le carte geologiche, ove compaiono altri dati quali gli affioramenti rocciosi, faglie, pieghe, ecc.
Il colore delle isoipse, l'equidistanza e la presenza o meno del valore della quota varia in base al tipo di carta (topografica, corografica, ecc.), il tipo di utilizzo (militare, turistico, ecc.) e all'ente cartografico che produce le carte.
In meteorologia le isobare sono linee ideali che sulle carte meteorologiche uniscono i punti con uguale pressione atmosferica al livello del mare.

LI
Il Lifted Index (LI) è un indice termodinamico desumibile dai radiosondaggi che esprime la stabilità atmosferica ed espresso in °C.

LI > 2 assenza di temporali
LI 0 ÷ 2 possibilità di isolati temporali
LI -2 ÷ 0 temporali abbastanza probabili
LI -4 ÷ -2 possibilità di temporali forti
LI < -6 temporali forti abbastanza probabili; possibili tornado

Mammatus
Particolari nubi a forma di mammella che si protendono in basso a partire dalla parte inferiore di un’Incudine temporalesca: ogni mammatus rappresenta un piccolo rovescio che però non raggiunge il suolo a causa dell’Evaporazione indotta dall’aria più secca e più calda man mano che si scende di quota. A volte le mammatus possono indicare temporali violenti e preferiscono il settore sopravvento dell’Incudine.

MCC
Sistema di diversi MCS ravvicinati tra loro ed alquanto vigorosi oppure un grande MCS; gli MCC (Mesoscale Convective Complex) al Satellite appaiono di forma tondeggiante od ovale e ricoprono aree geografiche piuttosto vaste (indicativamente da 50 km fino ad alcune centinaia di km). Possono durare per molte ore e scaricare enormi quantità di pioggia con rischio di eventi alluvionali, essendo sistemi ad elevato potenziale. Volendo semplificare si pongono a metà strada tra gli MCS e le supercelle, ma come potenziale sono molto più vicini alle seconde che non ai primi.

MCS
Sistema temporalesco lineare o circolare e costituito da diverse celle ravvicinate tra loro e in diversi stadi evolutivi; può essere visto come un potente Cluster di multicelle (Mesoscale Convective System); se nel sistema si ha un numero sufficiente di celle allo stadio di maturità esso può divenire piuttosto esteso. Generalmente persiste per diverse ore e può percorrere molti km alquanto attivo (la sua genesi è spesso frontale) supportato dal continuo ricambio tra celle in dissoluzione e celle giovani in formazione lungo la linea di discontinuità frontale.

MMW (Major Midwinter Warmings)
Oltre al riscaldamento della regione del polo nord e l'inversione del gradiente meridionale di temperatura, tali warmings sono associati anche alla rottura o al dislocamento del vortice polare stratosferico, che viene momentaneamente rimpiazzato da un anticiclone. Quindi la definizione di MMW richiede non solo il riscaldamento (30°-40° in meno di 168h), ma anche l'inversione della zonalità a 10hPa da una latitudine di 60N a 90N.

NAO
L'indice, North Atlantic Oscillation, condiziona il clima della nostra penisola e in particolare l'area W-Mediterranea. Infatti in base al segno dell'indice, le figure classiche che dominano la scena europea, ovvero la semipermanente d'Islanda e l'anticiclone delle Azzorre, assumono posizioni e caratteristiche differenti. I valori dell'indice sono calcolati come la differenza tra la pressione rilevata nelle Azzorre e la pressione rilevata in Islanda.
Nel caso la NAO sia positiva si ha un rafforzamento dell'anticiclone che si estende zonalmente alle basse latitudini e contemporaneamente un approfondimento della semipermanente. L'aumento di questa differenza di pressione determina un'intensificazione dell'attività ciclonica sull'oceano Atlantico e, allo stesso tempo, lo spostamento verso nord dei percorsi seguiti dalle perturbazioni, che quindi interessano principalmente le regioni del nord Europa.
Nel caso la NAO sia negativa si ha la situazione opposta: entrambe le figure bariche risultano indebolite perciò sono più frequenti le azioni bloccanti in Atlantico con conseguente split meridiano del getto polare in area Mediterranea. La riduzione del gradiente di pressione produce una riduzione dell'attività ciclonica sull'Atlantico e ad uno spostamento verso sud del percorso dei cicloni extratropicali che d'inverno attraversano l'oceano raggiungendo l'Europa. Questa migrazione verso sud, fa si che in questa fase della NAO gli inverni siano più umidi e miti sull'Europa meridionale e sul Mediterraneo.

Nefodina
NEFODINA è un modello in grado di individuare sistemi convettivi intensi la cui sommità abbia una temperatura di brillanza (TB) nell’Infrarosso inferiore ai 236 K e di prevederne l’evoluzione nei successivi 15 minuti. Tale prodotto, composto da un modello a soglia variabile e da un sistema di reti neurali, utilizza combinazioni delle immagini nella finestra dell’infrarosso 10.8 mm (IR) e nei canali di assorbimento del vapor d’acqua 6.2 mm (WV1) e 7.3mm (WV2) del MSG, deducendone informazioni relative a quota e morfologia della struttura nuvolosa, ed alla temperatura di brillanza del vapor d’acqua nella media ed alta troposfera.
NEFODINA è in grado di individuare non solo tali sistemi nel loro complesso, ma anche tutte le singole celle convettive che li compongono, consentendo così, studiandone la distribuzione, di definire la tipologia del fenomeno.
L’output di Nefodina (NEFOanalisi DINAmica) è costituito dall’ultima immagine disponibile sull’area italiana, nel canale infrarosso 10.8 mm dell’MSG, sulla quale sono evidenziate le celle convettive individuate.
Una scala di colori caratterizzata da differenti tonalità di blu e di giallo è utilizzata per discriminare nubi a differenti temperature e quote: il blu scuro è utilizzato per nubi più calde (comunque ad una temperatura inferiore ai 236 °K) e basse, mentre il blu chiaro e il giallo per nubi alte. E questo per fornire un’idea immediata circa la morfologia dei sistemi nuvolosi. Due tonalità di rosso e rosa caratterizzano invece la sommità delle celle convettive individuate, più chiaro per indicare l’area complessiva interessata, più scuro per evidenziarne il nucleo, rosse se previste in crescita e rosa se previste in dissolvimento.
Data, ora, nonché indicazioni per una facile interpretazione dei colori sono riportate nelle parti inferiore e superiore dell’immagine.

Onde planetarie
Vedi Rossby, Onde di..

Outflow
Corrente fredda-secca che fuoriesce dalla base del cumulonembo (ove si presenta come Downdraft) e che “sbatte” contro il suolo propagandosi quindi a ventaglio dal punto di impatto; l’outflow con il suo fronte delle raffiche costituisce la cosiddetta “linea dei groppi” o “Gust front”.

Occlusione
Fase di maturità di una depressione in cui il Fronte freddo (più veloce) raggiunge quello caldo sollevando completamente l’aria calda e il ciclone, non più alimentato, lentamente si attenua e si “colma”; al momento dell’occlusione il movimento della bassa pressione cessa quasi del tutto (depressione stazionaria); l’occlusione può verificarsi in scala ridotta anche nel Mesociclone di una Supercella.

Ponte di Weikoff
Il ponte di Voejkov (traslitterato anche Weikoff) è una figura altopressoria che si instaura per unione di due anticicloni, formando un blocco per alcuni tipi di perturbazioni. Prende il nome dallo scienziato russo Aleksandr Ivanovič Voejkov.
La formazione del ponte generalmente avviene per dislocazione dell'Anticiclone delle Azzorre e di quello russo-siberiano, che si estendono in direzioni convergenti sino a tangersi, formando così una lingua anticiclonica che a ovest blocca il flusso Atlantico, ed inoltre “seziona” le perturbazioni polari in due rami.
Questa figura meteorologica pone effetti in qualunque stagione, tuttavia è in inverno che quasi sempre riesce a crearsi, incidendo in modo considerevole sull’aspetto meteorologico europeo. Infatti, il blocco alle perturbazioni atlantiche e la divisione delle perturbazioni polari, fanno si che la fascia orientale europea (Italia inclusa) venga colpita da gelidi venti con spesso precipitazioni nevose a quote basse. In Italia è condizione ideale per nevicate a quote bassissime tra l’Adriatico ed il meridione.

Precipitazioni: intensità e accumulo.
Le precipitazioni atmosferiche sono senza dubbio uno dei fattori climatici di maggior importanza: il territorio, la flora e la fauna sono profondamente condizionati dalla quantità e dall'intensità delle piogge.
Le precipitazioni traggono origine dai fenomeni di condensazione dell’umidità atmosferica sotto forma di particelle d'acqua liquide o solide. La pioggia, la grandine e la neve sono dette "idrometeore di precipitazione".
Per descrivere opportunamente un evento precipitativo si utilizzano solitamente due parametri: l'intensità e la quantità accumulata. Per quanto riguarda quest'ultima, l'unità di misura adottata dai meteorologi è il millimetro, che equivale ad un litro d'acqua per metro quadrato di superficie. Per la neve e per la grandine è possibile esprimere una misura empirica in centimetri accumulati, anche se è preferibile fornire sempre il corrispondente valore in millimetri d'acqua equivalenti (un cm di neve fresca corrisponde all'incirca ad un mm d'acqua). L'intensità della precipitazione si esprime di conseguenza in millimetri orari (mm/h): spesso si distingue tra l'intensità media, ovvero i millimetri totali diviso la durata del fenomeno, e l'intensità massima raggiunta nel corso dell'evento. Lo strumento impiegato per compiere tali misure è il pluviometro: la sua versione più semplice consiste in un cilindro graduato.

Pressione atmosferica.
L'atmosfera che circonda la Terra è composta da una miscela di gas (in prevalenza azoto e ossigeno) chiamata comunemente "aria". Sebbene sia trascurabile rispetto a quello di altre sostanze, anche l'aria ha un proprio peso: potrebbe sembrare incredibile, ma un metro cubo d'aria, in condizioni standard di pressione e temperatura, pesa quasi 1.3 Kg! La colonna d'aria che sovrasta la superficie terrestre, concentrata per la maggior parte nella troposfera (i primi 15 Km), esercita quindi, col suo peso, una pressione che viene chiamata appunto "pressione atmosferica". L'unità di misura più utilizzata dai meteorologi per esprimerne il valore è l'ettopascal (hPa), o, equivalentemente, il millibar (mb). Poiché la pressione atmosferica diminuisce con l'aumentare della quota altimetrica, i valori pressori assoluti, registrati dalle varie stazioni meteorologiche, vengono per convenzione rapportati al livello del mare. In sostanza accade che, per poter confrontare tra loro i dati rilevati da stazioni poste a diverse altezze, ci si preoccupa di fornire un valore che sia INDIPENDENTE dalla quota alla quale si è effettuata la misura. Il valor medio della pressione atmosferica al livello del mare è di 1013.25 hPa: le perturbazioni presenti nell'atmosfera spostano masse d'aria di diversa natura (fredde e secche, calde ed umide, etc.), provocando un'oscillazione di questo valore dell'ordine delle decine di hPa. Attraverso l'analisi della variazione della pressione nel tempo (tendenza barometrica) possiamo ricavare indicazioni significative circa l'evoluzione delle condizioni atmosferiche, come ad esempio l'arrivo di una perturbazione, il passaggio di un fronte o l'ingresso d'aria fredda. Anche se NON VALE COME REGOLA ASSOLUTA, si può ragionevolmente sostenere che un progressivo e costante aumento di pressione è indice di un probabile ristabilimento del tempo, mentre un crollo improvviso annuncia solitamente l'arrivo del "brutto tempo". La misura del valore di pressione atmosferica viene effettuata mediante uno strumento chiamato "barometro".

Pressione e quota
L’atmosfera presenta caratteristiche differenti di temperatura, di densità e di composizione man mano che si procede dal suolo fino ai livelli più alti. Si possono pertanto riconoscere e delimitare diversi strati succedentisi verso l’alto, ora prendendo come base di delimitazione le variazioni altimetriche della temperatura ora i mutamenti nella composizione chimica o il verificarsi di determinati fenomeni fisici. Tuttavia, le suddivisioni verticali compiute considerando diversi elementi non sono sempre tra loro concordanti e alcuni di essi, come la pressione e la densità dell’aria, non consentono alcuna suddivisione, in quanto non presentano alcuna discontinuità con l’altezza. La pressione, come è noto, diminuisce con l’aumentare della quota. Ciò si verifica poiché la massa dei gas atmosferici è attratta dalla terra e si concentra in prossimità di essa. Gli strati più densi si trovano dunque a contatto con il terreno e man mano che si procede verso l’alto l’altezza della colonna d’aria sovrastante, e quindi il suo peso, diventa minore, e i gas presenti negli strati superiori dell’atmosfera sempre più rarefatti. La diminuzione con l’altezza non è quindi proporzionale alla quota; la pressione dapprima decresce rapidamente e poi sempre più lentamente. Ad esempio, in prossimità del livello del mare tale decrescita è pari a circa 1 hPa ogni 8.3 m, mentre in montagna, intorno ai 1500 metri, il gradiente verticale (cioè la rapidità della diminuzione con la quota) è già pari a 1 hPa ogni 10 m; oppure, intorno ai 1500 metri di quota la pressione è mediamente pari a 850 hPa, a 3000 m è circa di 700 hPa, a 5000 m di 500 hpa e al limite della troposfera, cioè intorno ai 12000 m è di circa 200 hPa. Il gradiente verticale della pressione dipende strettamente dalle caratteristiche termiche dello strato d’aria considerato: la pressione decresce con la quota tanto più rapidamente quanto più bassa è la temperatura dell’aria. Ne consegue che lo spessore di uno strato d’aria è tanto più ristretto quanto più l’aria è fredda ed è tanto più alto quanto più l’aria è calda. Infatti, in un anticiclone freddo del tipo di quelli che si formano sui continenti durante l’inverno (ad esempio l’Anticiclone Siberiano), la diminuzione della pressione con la quota è talmente rapida che a poche migliaia di metri l'alta pressione viene sostituita da una depressione. Per lo stesso motivo, depressioni calde di origine termica scompaiono presto in quota, a causa della lenta diminuzione della pressione con l’altitudine.

QBO
Quasi Biennal Oscillation. Se è negativa significa a grandi linee che il flusso d'aria in sede stratosferica (e/o alta troposfera) proviene da est invece che, come avviene di norma, da ovest. Sempre a grandi linee questo comporta una minore forza delle correnti occidentali (flusso zonale debole) e scambi meridiani più accentuati.
Il "quasi" sta ad indicare che il periodo di oscillazione del regime dei venti zonali stratosferici varia in circa 2 anni generalmente è compreso infatti tra i 24 ed i 30 mesi, ci sono state delle eccezioni:
20 mesi nel 59-61 (periodo più corto)
36 masi nel 84-87 (periodo più lungo)
QBO negativa è associata a venti zonali stratosferici orientali
QBO positiva è associata a venti zonali stratosferici occidentali
La fase di QBO negativa comporta delle modifiche alla circolazione troposferica nel nostro emisfero.


RADAR
Il RADAR (RAdio Detection And Ranging) è un sistema elettronico attivo che consente di rilevare oggetti e di estrarre i parametri che LI caratterizzano; il principio di funzionamento consiste nella trasmissione di un segnale radio, in genere nel campo delle microonde, e nella ricezione del segnale eco generato dall'interazione del segnale trasmesso con l'oggetto da rilevare.
La grandezza rappresentata nelle mappe può essere l’intensità di precipitazione valutata attraverso la riflettività ovvero la frazione di energia inviata dalle idrometeore indietro verso l'antenna del radar. L'unità di misura di uso comune per la riflettività è il decibel indicato con dbz. Per dare un'idea basti pensare che 23 dbz corrispondono a circa 1 mm/h di intensità di precipitazione, sopra questo valore si può calcolare che l'intensità raddoppi per ogni incremento di 5 dbz. Nel caso di fenomeni temporaleschi in genere la riflettività aumenta su valori intorno ai 50 dbz, ma può anche superare i 60 dbz specie nel caso di precipitazioni grandinigene.
Una seconda grandezza visualizzabile dalle mappe radar è la velocità del bersaglio; il principio attraverso cui un radar può misurare questo parametro fu scoperto per la prima volta da Christian J. Doppler. Egli dimostrò la proporzionalità tra la velocità relativa del bersaglio e lo spostamento in frequenza del segnale ricevuto rispetto a quello trasmesso. Se il bersaglio si muove verso il radar la frequenza aumenta, in caso contrario diminuisce. Il principio Doppler è applicato in diversi tipi di radar, tra cui il radar meteorologico per individuare eventuali moti rotatori all’interno delle celle temporalesche (supercelle).

Radiosondaggio
Misura dei parametri atmosferici effettuata mediante una radiosonda: è una particolare strumentazione elettronica costituita da un piccolo pacchetto sospeso sotto un pallone di circa 2 metri di diametro riempito d’idrogeno e elio; durante la salita della radiosonda in cielo, ad una velocità di circa 300 metri al minuto, i sensori a bordo misurano il profilo di pressione, temperatura e l’umidità relativa. Questi sensori sono collegati ad un trasmettitore a batteria che invia le misurazioni ad un ricevitore a terra, sintonizzato su un’opportuna banda di frequenza.
Tracciando la posizione della radiosonda in volo, si possono ottenere anche informazioni riguardo alla velocità del vento e alla sua direzione trasversale. Il volo della radiosonda può durare anche più di due ore, e durante questo tempo la radiosonda può salire anche ad oltre 35 km di quota e traslare di più di 200 km dal punto di rilascio. Durante il volo la radiosonda è esposta a temperature anche di –90°C ad una pressione di alcune migliaia di volte inferiore a quella atmosferica: il pallone si espande progressivamente e raggiunto il suo limite elastico esplode, rilasciando un piccolo paracadute, in maniera da limitare i pericoli della caduta a persone e cose.

Rossby, Onde di..
Le onde planetarie o di Rossby sono le più grandi presenti nell’atmosfera e nel mare e, a causa della loro lentezza, sono importanti per le previsioni stagionali. Infatti la loro scala dei tempi e dell’ordine di 20-40 giorni, e spesso, nell’emisfero boreale, sono quasi-stazionarie a causa dell’alternanza dei continenti con le loro montagne e dei mari che ne condizionano la fase.
Queste onde sono importanti in quanto sono la guida d’onda delle perturbazioni meteo-climatiche, collegando (teleconnettendo) regioni a volte molto distanti.
Mediante un modello barotropico e baroclino dell’atmosfera, si stanno studiando le onde di Rossby nella regione Euro-Atlantica, con l’obbiettivo di studiare la propagazione ed i tempi di arrivo nella regione Mediterranea delle perturbazioni Atlantiche.
Inoltre, si stanno studiando le anomalie climatiche nelle regioni tropicali e le loro possibili teleconnessioni con la regione Mediterranea, fra cui il monsone Africano, in relazione alla estensione in estate dell’anticiclone libico sul Mediterraneo.

Saccatura
Prolungamento di un’area di bassa pressione con circolazione di sistemi frontali (Fronte freddo, caldo, occluso); è accompagnata da venti forti e da notevole attività meteorica (precipitazioni). Il tempo peggiore lo si ha davanti all'asse di saccatura (nella carta sinottica la zona di maggior "concavità" della saccatura) ovvero ad est di esso, dove in genere si hanno flussi sudoccidentali ciclonici e dove vengono a stretto contatto la massa d'aria fredda che sta dietro all'asse (con correnti in genere nordoccidentali o settentrionali) con la massa d'aria calda che caratterizza il promontorio anticiclonico (area di alta pressione) che in genere precede la saccatura.

Satellite
Esistono due tipi di satellite: i geostazionari ruotano attorno alla Terra con la stessa velocità angolare terrestre, quindi occuperanno sempre la stessa posizione tenendo l’area sotto controllo 24 ore su 24; sono posti sulla verticale dell’equatore a circa 36.000 km di altezza. Rilevano le immagini su 3 canali: visibile (solo di giorno), infrarosso (di giorno e di notte) e nel vapor acqueo.
Invece i satelliti polari ruotano intorno alla Terra seguendo orbite che passano in prossimità dei poli terrestri ad una quota di circa 800 km con una risoluzione di circa 5 volte maggiore rispetto ad un satellite geostazionario; le immagini non sono mai più vecchie di 6 ore e sono rilevate sia di giorno che di notte (sia nel visibile sia nell’infrarosso).
Entrambi i tipi di satellite permettono di scorgere nel canale del visibile interessanti dettagli riguardanti i sistemi temporaleschi: ad esempio, se il sole non è troppo alto sull’orizzonte è possibile scorgere l’ombra proiettata dall’Overshooting top sulla superficie dell’Incudine; ovviamente il tutto sarà più apprezzabile se visto da un satellite polare piuttosto che da uno geostazionario.

Shelf cloud
Nube bassa, lunga, a volte arcuata per via della spinta originata dal Downdraft, orizzontale e individuabile mediante il classico "cuneo" e associata con un Gust front temporalesco; la shelf cloud (nube a mensola) all'inizio è attaccata alla base del cumulonembo e si presenta sul bordo avanzante di un temporale precedendo di pochissimo l'area dei rovesci di pioggia o Grandine. Non è provvista di movimenti rotatori (a differenza della Wall cloud) in quanto questa nube avanza sotto la semplice spinta dell'Outflow: infatti la shelf cloud tenderà ad allontanarsi dall'area delle precipitazioni (a differenza della Wall cloud) tanto da poter essere confusa con una Roll cloud. Si trova frequentemente nelle Squall line e in quei casi ove l'Updraft e il Downdraft sono quasi adiacenti fra di loro e quindi è favorita la Condensazione di parte dell'Inflow.

Stratwarming
Più raramente, il fenomeno dello stratwarming può determinare un intenso riscaldamento a livello della stratosfera proprio in corrispondenza del polo, andando a "fratturare" il vortice polare, sostituendolo con un'area di alta pressione nella medesima posizione. Nella stagione invernale, tale fenomeno determina rapide discese di aria gelida verso l'intero continente europeo o verso il Canada e gli Stati Uniti (in base al flusso zonale che si instaura) che possono provocare intense ed abbondanti nevicate, anche persistenti per più giorni, nelle aree attorno alla zona di bassa pressione che si forma generalmente all'estremità meridionale raggiunta dal fronte freddo polare: tale configurazione è stata all'origine delle intense ondate di gelo che hanno investito l'intera Europa (Italia compresa) nel 1929, 1956 e 1985.

Vento: intensità e direzione.
Con il termine "vento" s'intende genericamente lo spostamento di una massa d'aria. Tale moto può essere causato da diversi fattori: in generale, le masse d'aria tendono a migrare verso zone con pressione atmosferica inferiore. La velocità di spostamento sarà tanto più elevata quanto più rapida sarà la variazione di pressione in gioco, che in linguaggio tecnico viene chiamata "gradiente barico". La conformazione del territorio, nonché la sua posizione geografica, influiscono tantissimo sulla natura e sull'intensità dei venti che possono originarsi in un determinato luogo. A differenza degli altri parametri meteorologici, per descrivere completamente uno spostamento d'aria è necessario specificarne due valori: l'intensità (ossia la velocità) e la direzione. Spesso inoltre, per meglio definire la natura del fenomeno, si preferisce riportare sia la velocità media (calcolata in genere negli ultimi 5 o 10 minuti) che la velocità massima delle raffiche. Sebbene sia ancora uso comune (specialmente in campo aeronautico) esprimere la velocità del vento esclusivamente in nodi (un nodo = 1.852 Km/h), talvolta viene affiancato il corrispondente valore in m/s o anche in Km/h, unità di misura più facilmente leggibili e ponderabili. Talvolta capita di fare confusione sulla direzione del vento: è bene chiarire che, per convenzione, la direzione riportata da qualsiasi bollettino meteo è SEMPRE QUELLA DI PROVENIENZA; venti settentrionali, ad esempio, sono correnti che spirano DA NORD VERSO SUD. Per definire la direzione con una maggiore precisione si impiegano i 360 gradi dell'angolo giro, come indicato nella nota "rosa dei venti": 0° corrisponde al Nord, e, procedendo in senso orario, Est=90°, Sud=180° e Ovest=270°. Lo strumento atto alla rilevazione della velocità del vento è l'anemometro.

Updraft
Corrente ascensionale caldo-umida anche violenta interna al cumulonembo come conseguenza della corrente di Inflow alla base della stessa nube e del noto processo di Condensazione; l’updraft, da non confondere con la Termica, è la corrente che “costruisce” il temporale ed è la principale responsabile della formazione dei chicchi di Grandine.

UTC Tempo coordinato universale
Il tempo coordinato universale, conosciuto anche come tempo civile e abbreviato con l'acronimo UTC, è il fuso orario di riferimento da cui tutti gli altri fusi orari del mondo sono calcolati. Esso è derivato (e coincide a meno di approssimazioni infinitesimali) dal tempo medio di Greenwich (in inglese Greenwich Mean Time, GMT), e perciò talvolta è ancora chiamato GMT.
Il nuovo nome è stato coniato per non dover menzionare una specifica località in uno standard internazionale. L'UTC si basa su misurazioni condotte da orologi atomici invece che su fenomeni celesti come il GMT.
A causa delle oscillazioni nella velocità di rotazione della Terra (dovute a vari fenomeni, soprattutto alla gravità degli altri pianeti), il GMT ritarda costantemente rispetto al "tempo atomico" UTC. Il ritardo è mantenuto entro 0,9 secondi, aggiungendo o togliendo un secondo ad UTC alla fine del mese quando necessario, convenzionalmente il 30 giugno o il 31 dicembre. Il secondo extra, detto intercalare è determinato dall'International Earth Rotation and Reference Systems Service (IERS), basandosi sulle loro misurazioni della rotazione terrestre.
"UTC" non è una vera abbreviazione: è una variante di tempo universale, abbreviato in UT, e modificato con C (per "coordinato") come suffisso, per rafforzare l'idea che è quello adottato da tutti e per poter avere una codifica a 3 caratteri in modo da seguire lo standard per le indicazioni dei fusi orari (e.g.: CET per Central European Time in Europa, EST per Eastern Standard Time negli USA, etc). Il tempo standard internazionale UTC può essere determinato con la precisione massima solo dopo l'avvenimento a cui si riferisce, perché la misurazione finale si basa sull'osservazione delle differenze tra vari orologi atomici sparsi per il mondo. L'Ufficio internazionale per i pesi e le misure (BIPM) si occupa della gestione del sistema. Gruppi isolati di orologi atomici sono comunque sufficienti per un'accuratezza di qualche decina di nanosecondi.
L'UTC è un problema per i sistemi informatici come Unix, che in genere memorizzano la data come il numero di secondi passati dal 1° gennaio 1970. È impossibile determinare la rappresentazione di una data futura, a causa dei secondi che potrebbero essere stati inseriti o sottratti nel frattempo.
L'UTC è il tempo usato per molti processi e standard di Internet e nel World Wide Web. In particolare, il Network Time Protocol è un modo per distribuire dinamicamente il tempo attraverso Internet ed usa generalmente il tempo UTC.
Il fuso orario UTC è indicato anche dalla lettera 'Z', per scopi militari, meteorologici e di navigazione aeronavale sia militare che civile. Poiché l'alfabeto fonetico della NATO e dei radioamatori usa la parola "Zulu" per indicare la 'Z', UTC è a volte chiamato "tempo" o "orario Zulu".
In Italia si usa l'ora CET che è pari a UTC +1 ora.
Si noti infine che i fusi orari coincidono con l'ora invernale (detta anche ora solare) locale e non cambiano con l'ora legale.

Umidità relativa
L'umidità relativa (o UR) è il rapporto tra la quantità di vapore acqueo contenuto in una massa d'aria e la quantità massima di vapore acqueo che la stessa massa d'aria riesce a contenere nelle stesse condizioni di temperatura e pressione (saturazione). L'umidità relativa si misura in percentuale. Se l'umidità relativa è al 100% non significa che c'è solo acqua, ma che quella massa d'aria contiene la massima quantità di umidità contenibile in quelle condizioni.
La quantità di vapore che può essere contenuta da una massa d'aria diminuisce al diminuire della temperatura, e diventa nulla a -40°. (Questo valore coincide nelle scale Celsius e Fahrenheit)
Lo strumento usato per misurare l'umidità relativa si chiama igrometro.

Walker
(vedi Circolazione di Walker)

Westerlies
(Prevailing Westerlies)
In meteorologia, le correnti occidentali (in inglese westerlies) sono venti che soffiano tra le latitudini di 35° e 60° sia nell'emisfero boreale che in quello australe. Il nome è dovuto alla loro direzione prevalente: nell'emisfero boreale soffiano da sud-ovest, in quello australe da nord-ovest, anche se, a differenza degli alisei si tratta di venti che hanno una direzione e un'intensità variabili.
Durante la stagione invernale le correnti occidentali interessano l'Europa meridionale e le zone tropicali dominate dalle alte pressioni, dove possono portare precipitazioni; durante l'estate sono in genere confinati nelle zone più settentrionali.
Le correnti occidentali sono particolarmente forti nell'emisfero australe, dove non ci sono grandi estensioni continentali che possano frenarne la velocità.

Wind Chill (Indice di raffreddamento)
Il "Wind Chill" è un parametro che quantifica sostanzialmente la sensazione di "freddo" percepita dal nostro corpo a causa dell'esposizione al vento. Una massa d'aria (con temperatura inferiore rispetto a quella corporea) che investe la pelle nuda, determina infatti una perdita di calore per evaporazione che è tanto maggiore quanto più è elevata la velocità del flusso d'aria stesso. Ciò comporta che il nostro corpo percepisca una temperatura apparentemente inferiore a quella effettivamente presente.
Trattandosi pertanto di un valore termico, anche se apparente, il Wind Chill viene espresso in gradi centigradi: talvolta, per precisarne il significato, tale indice viene anche chiamato "indice di raffreddamento".


Wind shear
Variazione della velocità e della direzione del vento su una breve distanza (verticale od orizzontale); il wind shear (o semplicemente “shear)”di gran lunga più importante ai fini dello studio sui temporali è quello verticale, essendo le nubi temporalesche a sviluppo verticale. Il wind shear favorevole allo sviluppo di intensa attività temporalesca è uno solo: se il vento salendo di quota proviene da direzioni che ruotano gradualmente in senso orario es. SE al suolo, SSW a 1500 m e W a 5500 m avremo una Rotazione all'interno della cella temporalesca in senso antiorario; oppure si può dire che il vento in quota deve provenire dalla sinistra rispetto alla direzione del vento che si trova nello strato inferiore: questo è chiamato wind shear positivo poichè conferisce moto antiorario alla cella temporalesca in grado di "stimolare" la salita dell'aria.

Whiting ( Indice di )
L'indice di Whiting valuta l'instabilità di una massa d'aria esaminandone i parametri termici e igrometrici nella bassa troposfera, cioè nello strato compreso tra 850 e 500 hPa.
Per Whiting, l'innesco e lo sviluppo dei temporali di massa dipendono da tre fattori fondamentali di natura termica e due fattori correttivi di natura dinamica:
Contributo termico
- Gradiente termico verticale (si ricava dalla differenza tra le temperature a 850 hPa e 500 hPa)
- Umidità dell'aria negli strati inferiori (si ottiene dalla temperatura di rugiada a 850 hPa)
- Estensione verticale degli strati umidi (si calcola in modo indiretto e sommario dalla differenza tra temperatura e temperatura di rugiada a 700 hPa.)

Contributo dinamico
- Convergenza e divergenza del flusso nel volume interessato (si valuta la curvatura del flusso e la direzione delle correnti a 500 hPa.)
- Vorticità relativa

Zero termico
Lo zero termico è il dato meteorologico che indica l'altitudine alla quale la temperatura nella libera atmosfera è (o sarà, nel caso di una previsione) di zero gradi Celsius alle ore dodici. Al di sopra di tale altitudine la temperatura è generalmente inferiore allo zero (tranne nei casi di inversione termica).
Il dato dello zero termico è indicato in metri di altezza sul livello del mare, ed è significativo solo se riferito ad aree geografiche ristrette, poiché la conformazione del territorio (pianeggiante o montuoso, con la presenza di laghi o ghiacciai, etc) e le condizioni meteo specifiche della zona, influiscono su di esso in maniera determinante.
Il dato dello zero termico è spesso indicato nei bollettini meteorologici, ed assume particolare importanza in quelli specifici delle regioni montuose, consentendo ad escursionisti ed alpinisti di prendere coscienza delle condizioni della montagna. Ad esempio, l'escursionista che si appresta a salire una montagna di 3.000 m di altitudine ed è al corrente che lo zero termico a mezzogiorno sarà alla quota di 2.600 m, deciderà di portare nello zaino indumenti idonei ad affrontare una temperatura inferiore allo zero. O ancora: un alpinista che si appresta a scalare una difficile parete di "misto" (ghiaccio e roccia) con attacco alla quota di 2.900 m ed uscita in cresta alla quota di 3.500 m, potrebbe decidere di rimandare la scalata nel caso lo zero termico fosse previsto a 4.000 m, perché aumenterebbero i pericoli oggettivi (come le scariche di sassi, le slavine e il distacco delle cornici) a seguito di un probabile scioglimento del ghiaccio e della neve nelle ore più calde.
Il dato dello zero termico è di fondamentale importanza nei bollettini nivometeorologici per poter determinare il pericolo di valanghe ed il "limite delle nevicate" nel caso di precipitazioni (tale limite è collocato a 300 / 600 metri al di sotto della quota dello zero termico).
Conoscere il dato dello zero termico può risultare utile a chi è impegnato in attività sportive quali il parapendio o il paracadutismo, nonché ai piloti di mongolfiere, alianti, deltaplani, etc.




 

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