Breve glossario dei
termini frequentemente usati in meteorologia. |
Adiabatico
Tra le parole ‘difficili’ che si incontrano leggendo un manuale di meteorologia
vi è sicuramente l’aggettivo ‘adiabatico’, anche se il termine descrive un
concetto abbastanza semplice. Le trasformazioni adiabatiche, nel linguaggio
della termodinamica, sono quelle durante le quali ‘il sistema’ non scambia
calore con l’esterno, l’energia termica, non viene, cioè, né ceduta, né
assorbita. Se seguiamo lo spostamento di una massa d’aria troveremo che molto
spesso nei moti atmosferici questa condizione viene soddisfatta, almeno con un
sufficiente grado di approssimazione.
L’aria secca, infatti, risulta essere quasi del tutto trasparente alla
radiazione solare; gli strati d’aria lontani dal suolo si riscaldano pochissimo
durante il giorno e si raffreddano in modo trascurabile durante la notte, anche
perché l’aria è un pessimo conduttore del calore. Una massa d’aria che subisce
uno spostamento verticale, ad esempio perché costretta a salire o scendere lungo
un rilievo, viene a trovarsi in regioni con diversa pressione atmosferica; come
avviene per tutti i gas, il processo di espansione o di compressione è
accompagnato da raffreddamento o da riscaldamento. La trasformazione può essere
considerata adiabatica per via della bassa capacità dell’aria di trasmettere il
calore per conduzione agli strati vicini. Si calcola facilmente che durante la
salita l’aria si raffredda di circa 1 grado per ogni 100 metri di dislivello e,
per le ragioni esposte, questa variazione di temperatura rispetto all’altezza è
detta ‘gradiente adiabatico dell’aria secca’. Si tratta di una quantità
importante perché nell’atmosfera il gradiente adiabatico rappresenta in pratica
la massima variazione possibile di temperatura che si può osservare con una
variazione di quota (ed è anche un valore facile da ricordare!).
Le trasformazioni che subisce l’aria umida sono in generale più complesse
specialmente a causa dei processi di condensazione e di evaporazione del vapore
acqueo. Durante la condensazione si libera calore, mentre con l’evaporazione il
calore viene assorbito. La variazione di temperatura che si misura in presenza
di condensazione del vapore è dunque inferiore che nell’aria secca. A seconda
della quantità di umidità che condensa la variazione di temperatura con la quota
è dell’ordine di circa 0.5-0.6 gradi per ogni cento metri, quindi anche della
metà rispetto all’aria secca.
AMO (Atlantic Multidecadal Oscillation)
Andamento dell'indice AMO (fonte NOAA): negli ultimi trenta anni
gli studi effettuati sul clima hanno evidenziato l'esistenza di
numerosi indici periodici, dalla più famosa NAO al Nino o la Nina.
Sono tutti indici correlati a dei mutamenti ricorrenti nel tempo che
causano la riproposizione di medesime o molto simili, condizioni
climatiche in alcune zone del pianeta con ripercussioni un po su
tutti i continenti. Pulsazioni con cadenza diversa da pochi anni
fino a decine di migliaia che caratterizzano da sempre l'andamento
climatico del pianeta.
L'AMO Atlantic Multidecadal Oscillation (Oscillazione Atlantica
multidecennale) è uno degli ultimi, la sua scoperta risale all'anno
2000 (Delworth e Mann). Anch'esso è caratterizzato da fasi positive
e negative di durata compresa tra i 20 ed i 40 anni. Determina
cambiamenti nella temperatura superficiale dell'Oceano Atlantico nel
tratto compreso tra l'equatore e la Groenlandia. Un settore
fondamentale per la regolazione del clima del pianeta perchè in esso
c'è il più importante scambio termico marino tra alte e basse
latitudini, la grande corrente del golfo.
Alternativamente a seconda che si sia nella fase calda o in quella
fredda, l'AMO può incrementare o diminuire i forcing antropogenetici
che stanno determinando un aumento delle temperature del pianeta (il
global warming). Tra il 1951 ed il 1975 in condizioni di AMO
negativa, le temperature globali sono diminuite per poi aumentare
sensibilmente a partire dalla seconda metà degli anni 80. A partire
dalla metà degli anni 90 siamo entrati nella fase più calda
dell'oscillazione e di pari passo le temperature medie globali hanno
subito un sensibile incremento.
I Cicli della AMO sono associati ad un aumento del regime delle
precipitazioni o ad un aumento dei periodi di siccità. Le maggiori
siccità che hanno colpito gli USA negli ultimi 100 anni sono
capitate proprio all'interno di un AMO positivo.
Ma come si sviluppano fasi positive e negative? Quando la zona
tropicale dell'Oceano atlantico e quella dei Carabi viene
interessata da temperature superficiali elevate, l'attività di
convezione dovuta al calore aumenta e le piogge risultano più
abbondanti, inoltre dalla zona tropicale dei Carabi il calore si
trasferisce più facilmente verso il Nord Atlantico grazie ad un più
vigoroso flusso della corrente del golfo. Questa è la fase positiva
della AMO. Tuttavia l'aumento delle precipitazioni in area tropicale
determina col tempo un aumento del quantitativo dell'acqua dolce di
superficie e quindi una diminuzione della salinità dell'oceano che,
raggiunto il punto critico, determina un rallentamento della
corrente del golfo ed una alternativa fase di AMO negativa. Lo
stesso rallentamento della corrente del golfo e quindi il
conseguente rallentamento degli scambi termici tra nord Atlantico e
Atlantico tropicale, determina col tempo un nuovo riscaldamento
delle fasce tropicali e dopo un po' si ritorna ad una fase di AMO
positiva.
Qualcosa di simile ma su più larga scala deve essere successa anche
durante i periodi glaciali. L'AMO è ritenuto un ciclo naturale ma
essendo di recentissima scoperta, non esistono al momento dei
modelli in grado di prevedere con precisione il passaggio da una
fase positiva ad una negativa, l'unica cosa che si può fare è
prevederne la probabilità di un cambiamento futuro.
Anticiclone
Gli anticicloni sono zone di alta pressione sulla superficie terrestre a
forma circolare o ellittica, che causano modeste variazioni dei parametri
meteorologici. Al loro interno i venti sono deboli, spesso a regime di brezza, e
soffiano in senso orario nell'emisfero boreale e antiorario in quello australe.
L'aria, essendo pesante, si comprime, si riscalda e diventa più secca (fenomeno
detto subsidenza), dissolvendo spesso le nubi. In presenza di un anticiclone,
però, durante l'inverno possono formarsi nebbie o foschie a causa delle
inversioni termiche nei pressi del suolo, mentre durante l'estate il forte
riscaldamento del suolo può causare la formazione improvvisa di cumulonembi con
i conseguenti temporali di calore.
ANTICICLONE DELLE AZZORRE
Il sottile guscio di aria che circonda il nostro pianeta, l'atmosfera, gioca il
ruolo fondamentale di "nastro trasportatore" dell'energia che proviene dal Sole.
Il riscaldamento diseguale della superficie terrestre è la causa primaria dei
moti atmosferici, che sono il risultato degli effetti combinati sulle masse
d'aria dei moti convettivi (a grande e a piccola scala), e della rotazione
terrestre.
La circolazione che in senso verticale trasporta aria più calda e meno densa
dall'equatore verso i poli può essere schematizzata mediante quelle che vengono
chiamate celle convettive di Hadley. Si formano così delle zone caratterizzate
da correnti ascensionali, associate al suolo ad aree di basse pressioni (zona
equatoriale e zona attorno al 60° di latitudine) e discensionali, associate alle
alte pressioni (zone polari e tropicali).
Per effetto della rotazione terrestre, il moto delle masse d'aria avviene
attorno a centri di alta pressione (in senso orario nell'emisfero Nord) o di
bassa pressione (in senso antiorario, emisfero Nord).
Il diverso comportamento termico, nelle varie stagioni, delle regioni
continentali rispetto agli oceani, fa sì che la posizione delle aree di alta e
di bassa pressione vari durante l'anno. Ciononostante alcune di queste aree
subiscono spostamenti relativamente piccoli e vengono chiamate aree cicloniche
(basse pressioni) e anticicloniche (alte pressioni) permanenti o
semi-permanenti.
Una di queste è proprio l'Anticiclone delle Azzorre, che prende il suo nome per
via del fatto che il centro di alta pressione attorno al quale avviene la
circolazione si trova, soprattutto d'inverno, in corrispondenza delle isole
Azzorre, nell'Oceano Atlantico. Questo anticiclone appartiene al gruppo degli
anticicloni subtropicali e il suo comportamento influenza grandemente tutta
l'area mediterranea (non solo, chiaramente). La sua posizione invernale, a
latitudini relativamente basse, permette a un gran numero di perturbazioni, in
genere atlantiche, di accedere al Mediterraneo.
In estate, oltre che a spostarsi più a Nord, espandendosi tende invece a
ricoprire e quindi a "proteggere" il Mediterraneo dalle perturbazioni,
garantendo in genere tempo caldo e soleggiato. La diversa posizione
dell'anticiclone delle Azzorre è conseguenza del fatto che nella stagione fredda
la differenza termica Equatore-Polo è molto più marcata di quanto non sia in
estate.
Avvezione
Trasporto orizzontale di masse d’aria calda o fredda che in genere porta ad un
cambiamento del tempo in quanto alla massa preesistente se ne sostituirà una
caratterizzata da temperatura e umidità differente. Nei temporali avvettivi
l'innesco dei moti ascensionali è provocato dallo scorrimento di aria fredda su
superfici calde: sono i tipici temporali delle zone costiere causati dal mare
ancora caldo e che quindi sono più frequenti nelle ore notturne quando maggiore
è il divario termico tra mare e terraferma.
CAPE
E’ un indice termodinamico riportato nei radiosondaggi che indica la quantità di
energia potenziale disponibile alla Convezione, espressa in joule/kg (J/kg). E’
una funzione del profilo verticale della temperatura e dell'umidità relativa e
tiene conto sostanzialmente del rilascio di Calore latente durante la salita di
una particella d'aria satura.
CAPE < 500 assenza di temporali
CAPE 500 ÷ 1000 possibilità di isolati temporali
CAPE 1000 ÷ 2000 temporali abbastanza probabili
CAPE > 2000 temporali forti abbastanza probabili; possibili tornado
Il CAPE (Convective Available Potential Energy) rappresenta l’ammontare
dell’energia di sollevamento disponibile per una porzione d’atmosfera o
l’ammontare del lavoro che la porzione esegue sull’ambiente circostante.
Maggiore è la differenza di temperatura tra la porzione e l’ambiente, maggiore
sarà il CAPE e l’accelerazione verticale. Quantunque il CAPE sia sensibile alle
proprietà della porzione di partenza, di solito è considerato il migliore indice
di rappresentatività in quanto è calcolato integrando l’intero radiosondaggio e
non utilizzando dei dati a specifiche altezze.
Circolazione di Walker
Il diseguale riscaldamento di zone diverse del nostro pianeta dà luogo allo
spostamento di grosse masse d’aria, in modo tale che il calore ricevuto dal sole
tenda a distribuirsi in maniera omogenea nell’atmosfera. All’interno di queste
grandi strutture che regolano la circolazione atmosferica a livello planetario
si inseriscono poi quei fenomeni che caratterizzano il tempo su scala più
ridotta (cicloni mobili, fronti freddi e caldi, etc. ). Se la più importante ed
estesa delle grandi strutture a livello planetario è la Circolazione di Hadley,
che divide ciascun emisfero in tre grandi fasce (dall’equatore ai 30° di
latitudine, dai 30° ai 60° di latitudine, dai 60° di latitudine al Polo), grande
importanza ha anche la Circolazione di Walker, che divide la fascia equatoriale
in tre grandi celle convettive con direttrice ovest-est.
Tali grandi celle convettive sono situate una sull’Oceano Pacifico, una
sull’Oceano Atlantico, ed una sull’Oceano Indiano. In ciascuna di queste celle
l’aria sale nel ramo occidentale, ove le acque oceaniche sono più calde, per poi
ridiscendere lungo il ramo orientale. Nell’ascesa sul lato occidentale le masse
d’aria raggiungono anche i 12 km di altezza, con conseguente sviluppo di molte
nubi temporalesche ed abbondanti precipitazioni; le intense correnti
ascensionali si trovano sulla verticale di Indonesia ed Australia,
dell’Amazzonia, e dell’Africa Centrale. L’aria che invece discende sul lato
orientale della cella risulta particolarmente secca, anche a causa del fenomeno
di subsidenza: è in queste zone, tra l’altro, che si trovano alcune delle
maggiori aree desertiche del pianeta. La cella sull’Oceano Pacifico risulta più
estesa delle altre due, in quanto è maggiore il gradiente termico tra il suo
ramo occidentale e quello orientale. L’enorme quantità di energia, necessaria ad
alimentare le tre celle di Walker, è fornita dalle grandi quantità di calore
liberate nel processo di condensazione in atto nei rami ascendenti.
Variazioni alla Circolazione di Walker si osservano in concomitanza con episodi
di Niño, fenomeno che comporta tra l’altro una diminuzione della differenza di
temperatura tra le acque superficiali del Pacifico Occidentale e del Pacifico
Orientale.
Clino
L'acronimo CLINO , dall'’espressione inglese CLimate NOrmals,
è un’elaborazione statistica su base trentennale (es. trentennio 1961 – 1990)
per le variabili meteorologiche monitorate dalle stazioni al suolo.
Coupling
Interazione (in genere tra troposfera e stratosfera).
Dew Point (Punto di rugiada)
Il valore d'umidità relativa non ci fornisce di per sé un indicazione in
merito alla quantità di vapore acqueo effettivamente presente nell'aria: per
questo motivo si è deciso di introdurre un altro indice. Il "Dew Point" (ovvero
"punto di rugiada") ci fornisce il valore di temperatura (in °C) a cui l'aria
dovrebbe essere raffreddata (a pressione costante) per raggiungere il 100% di
umidità relativa, ovvero, per saturarla di vapore. Dato che la quantità di
vapore solubile nell'aria diminuisce col calare della temperatura, è chiaro che
abbassando la temperatura ci si aspetta che l'umidità relativa aumenti: più
secca sarà l'aria di partenza, più basso sarà il relativo valore di Dew Point.
EA (East Atlantic pattern)
Molto simile alla NAO per distribuzione barica ma il tutto spostato verso SE per
cui una fase positiva ci mostra una depressione semipermanente sbilanciata verso
le isole Britanniche e il Mare del Nord e un anticiclone atlantico ben
supportato dall’alta subtropicale nordafricana tra Algeria e Libia risalendo
verso l’Egeo e il Mar Nero; al contrario la fase negativa è rappresentata da
alte pressioni sull’Europa centro-occidentale e un canale depressionario dai
Balcani al Mediterraneo occidentale passando per l’Italia meridionale e con
tempo da est sulla penisola. Una figura barica tipica del EA negativo è l’asse
di Woejkoff, il ponte di pressioni alte livellate che congiunge l’anticiclone
dinamico atlantico a quello termico continentale.
ECMWF
Acronimo di European Centre for Medium Range Weather Forecast (Centro Europeo
per la Previsione a Medio termine). Si tratta del più importante centro
meteorologico europeo, con sede a Reading in Inghilterra. La stessa
espressione viene spesso utilizzata per indicare il prestigioso modello
fisico-matematico realizzato e utilizzato all’interno del Centro.
Effetto Coriolis
L'effetto Coriolis ha un ruolo molto importante nella dinamica atmosferica e
sulla meteorologia, poiché influisce sui venti, sulla formazione e rotazione
delle tempeste, così come sulla direzione delle correnti oceaniche.
Masse d'aria si riscaldano all'equatore, diminuiscono in densità e salgono,
richiamando aria più fredda che scorre sulla superficie terrestre verso
l'equatore. Poiché non c'è abbastanza attrito tra la superficie e l'aria, questa
non acquisisce la velocità necessaria per mantenersi in co-rotazione con la
terra.
I venti che normalmente scorrerebbero verticalmente dai poli verso l'equatore
sono quindi deviati dalla forza di Coriolis e danno origine a quei venti
costanti noti con il nome di alisei. Nell'emisfero nord questi venti soffiano da
nord-est verso sud-ovest e nell'emisfero sud soffiano da sud-est verso
nord-ovest. I flussi d'aria che si sollevano all'equatore non giungono fino ai
poli, poiché la forza di Coriolis costringe le correnti d'aria a muoversi in
circolo intorno alle regioni polari.
Nella parte superiore dell'atmosfera l'attrito ha scarsa influenza sui venti e
le particelle di aria sono soggette esclusivamente alla forza dovuta al
gradiente di pressione ed all'effetto Coriolis.
Come descritto nella sezione relativa alla dinamica dei vortici, queste due
forze tendono a compensarsi, e per questo motivo le correnti d'aria ad alta
quota tendono a scorrere parallelamente alle isobare. I venti generati con
questa dinamica sono chiamati geostrofici.
Nell'emisfero settentrionale un sistema di bassa pressione ruota in senso
antiorario, mentre un sistema di alta pressione ruota in senso orario, come
stabilito dalla legge di Buys-Ballot; l'opposto avviene nell'emisfero
meridionale.
Downdraft
Corrente discensionale fredda-secca che parte dalla sommità del cumulonembo
dirigendosi verso il suolo: a causa del processo di Evaporazione delle gocce
Sopraffuse (dato dal fatto che a quote più basse la temperatura aumenta) la
corrente diventa sempre più fredda e accelera così il suo moto di discesa
raggiungendo le massime velocità proprio in prossimità del suolo.
ENSO
L'ENSO consiste in un sistema climatico fluttuante d'interazioni fra oceano e
atmosfera, che è conseguenza diretta della circolazione oceanica e atmosferica
terrestre. L'ENSO è la più nota causa di variabilità interannuale delle
condizioni meteorologiche e climatiche nel mondo, con una frequenza che varia
dai tre agli otto anni. Le conseguenze principali di questo fenomeno si possono
riscontrare nell'Oceano Pacifico, Atlantico e Indiano. Nell'Oceano Pacifico, nei
periodi di oscillazione termica in cui si verifica un forte aumento della
temperatura delle acque, si produce il fenomeno del Niño, mentre con una forte
diminuzione della stessa si produce la Niña. Gli eventi dovuti all'ENSO sono
sostanzialmente in fase tra l'Oceano Pacifico e quello Indiano, mentre si nota
invece un ritardo di dodici-diciotto mesi fra l'ENSO del Pacifico e quello
dell'Atlantico.
Nuove capacità di predire l'insorgenza di eventi ENSO a livello globale può
avere un impatto socio-economico. Mentre ENSO è una parte naturale del clima
terrestre, può dare però preoccupazioni la sua intensità o frequenza, che può
cambiare a causa del surriscaldamento del pianeta.
Per definizione, in presenza del Niño, la superficie della parte centrale
dell'Oceano Pacifico manifesta un incremento della temperatura di almeno 0,5°C,
che si mantiene per un periodo di tempo non inferiore ai 5 mesi. Se invece la
temperatura è inferiore alla media stagionale di almeno 0,5 °C nello lo stesso
periodo, si ha la Niña. Questi fenomeni sono periodici e si verificano con
intervalli che variano dai due ai sette anni.
Il Niño s'instaura a causa di vaste aree di bassa pressione causate dal
surriscaldamento delle acque superficiali oceaniche e che modificando la
circolazione dei venti e la distribuzione delle piogge, regolando l'alternanza
di periodi di siccità e di piovosità. Inoltre ciò porta a intense precipitazioni
e tornadi sull'America centro-meridionale, violenti uragani sull'intero Pacifico
meridionale e in Australia, e determina anche periodi di siccità in Africa
centro-occidentale.
Un altro aspetto fondamentale su cui concentrare l'attenzione per valutare
l'effetto del Niño sull'ambiente è considerare la variazione dell'apporto di
cibo, che il fenomeno causa nell'oceano. Infatti, la corrente calda che il Niño
trasporta risulta estremamente povera di elementi nutritivi e finisce per
sostituire la corrente di Humboldt, ricca invece di plancton che fornisce cibo a
grandi quantità di pesce. Se tale situazione si protrae per lunghi periodi,
l'equilibrio faunistico marino ne viene stravolto e ciò si ripercuote
pesantemente sull'economia delle popolazioni che vivono principalmente di pesca.
I due Niño più recenti ('82 e '97) sono stati anche i più ampiamente
documentati. Molti pensano che ciò possa legarsi all'aumento della temperatura
media dell'oceano, dell'atmosfera e all'incremento dell'effetto serra, ma al
momento ancora non è possibile fornire una risposta certa.
Evaporazione
Importante processo termodinamico che consiste nel passaggio di stato da liquido
a vapore: è il principale responsabile della notevole violenza delle correnti
discendenti di Downdraft e Outflow nel temporale maturo.
Final Warming (FW)
Segna la transizione stratosferica tra il periodo invernale e il periodo estivo.
Rappresenta l’ultimo attacco al Vortice Polare Stratosferico, dove i westerlies
sul polo vengono sostituiti definitivamente dai easterlies grazie alla
formazione di un anticiclone (caratteristica questa della fase estiva). Il FW
può essere classificato come Major o Minor e precoce e tardivo. E’ abbastanza
raro osservare un riscaldamento finale in febbraio, mentre è più facile
costatarlo in Primavera.
Fronte freddo
Superficie di separazione fra una massa di aria calda e una di aria fredda,
lungo la quale le due arie, che hanno diversa densità, non si mescolano ma si
fronteggiano; l’aria fredda si incunea sotto l’aria calda sollevandola
violentemente e dando luogo a nuvolosità cumuliforme associata a temporali; il
fronte freddo è annunciato da aria caldo-umida al suolo (afa) e da un calo
pressorio a cui seguono pressione in rapida risalita, temperatura più bassa e
cieli limpidi.
Geopotenziale (altezza)
L'altezza geopotenziale si ottiene dal rapporto tra geopotenziale e forza di
gravità media al livello del mare; la sua unità di misura è il gpdam
(geopotenziale per decametro) e risulta essere pressoché identica all'altitudine
sul livello del mare del luogo preso in considerazione.
In meteorologia, è fondamentale conoscere l'altezza geopotenziale che si rileva
a pressione atmosferica costante ed è rappresentata a larga scala da isolinee o
isoipse; sono fondamentali le analisi a pressioni costanti di 850 hPa e di 500
hPa per comprendere la circolazione delle masse d'aria che avviene alle diverse
quote superiori dell'atmosfera. Il valore dell'altezza geopotenziale ad un
determinato valore di pressione corrisponde all'altitudine sul livello del mare
in cui si registra tale valore barico.
Generalmente, in presenza di valori elevati di altezza geopotenziale si hanno
condizioni di alta pressione e anche valori di temperatura isotermica più alta;
bassi valori di altezza geopotenziale si riscontrano in presenza di bassa
pressione e temperature isotermiche più basse. Tutto ciò è spiegabile col
gradiente barico verticale più negativo presente nelle colonne di aria fredda,
rispetto a quello che si riscontra nelle colonne di aria più calda: a parità di
quota, la pressione atmosferica di una colonna di aria più fredda è inferiore a
quella che si registra in una colonna di aria calda.
Di conseguenza, la circolazione delle masse d'aria in quota avviene in senso
antiorario attorno al valore minimo di altezza geopotenziale, che corrisponde ad
un'area di bassa pressione in quota; al contrario, le correnti si dispongono in
senso orario attorno al valore massimo di altezza geopotenziale. L'osservazione
delle mappe dell'altezza geopotenziale a 850 hPa e a 500 hPa permettono di
stabilire la circolazione atmosferica alle diverse quote, di individuare la
posizione dei sistemi frontali e di calcolarne il loro movimento per poter
elaborare le previsioni meteorologiche; a riguardo, tali mappe risultano essere
prioritarie rispetto a quelle isobariche al livello del mare.
Gust front
Conosciuto anche come “linea dei groppi” o “fronte delle raffiche”, si tratta di
un mini Fronte freddo (generato dalle correnti di Outflow) che precede un cuneo
di aria fredda con uno spessore che va da qualche centinaio di metri fino a 1 km
circa e che solleva bruscamente l’aria calda che sta davanti alla stessa cellula
temporalesca prolungandone generalmente la durata. Nei temporali più organizzati
si possono avere raffiche di grande intensità con massimi anche di 100-130 km/h
o più, alle quali spesso viene erroneamente attribuita la definizione di Tornado
o tromba d’aria.
Indice di Calore (Heat Index)
Per consentirci di stimare la sensazione di calore provocata dall'aria sul
nostro organismo, i centri meteorologici hanno elaborato un apposito indice,
chiamato appunto "indice de calore" (o Heat Index). Utile specialmente nel
periodo estivo, esso ci fornisce una indicazione sul grado di disagio
fisiologico dovuto in particolar modo all'esposizione a condizioni
meteorologiche caratterizzate da alte temperature ed elevati livelli igroscopici
dell’aria.
Esso viene ricavato tramite un'equazione empirica che prende in considerazione
alcuni parametri termo-igrometrici, fornendo un valore di temperatura (in gradi
centigradi) che dovrebbe corrispondere alla "temperatura percepita" dal nostro
corpo. Un valore d'umidità relativa elevata, ad esempio, ostacola la
sudorazione: l'organismo fatica pertanto ad eliminare il calore in eccesso. Ne
consegue che la sensazione avvertita è la stessa di quella provocata da una
temperatura maggiore, proprio perchè il meccanismo fisiologico di raffreddamento
è ostacolato.
Inflow
Corrente caldo-umida che va ad alimentare i processi termodinamici di
Condensazione all’interno della torre temporalesca (cumulonembo); si presenta
quando il temporale si approssima al luogo di osservazione e può essere
facilmente individuata come un vento al suolo che va letteralmente incontro al
temporale.
Isobare
Le isobare sono importanti per stabilire le zone di alte o di basse pressioni
sul globo terrestre, dette rispettivamente anticicloni e cicloni o depressioni,
la direzione dei venti, quasi parallela ad esse, ma con una leggera inclinazione
tendente dalle zone anticicloniche a quelle cicloniche, e la loro intensità,
tanto maggiore quanto più le isobare sono ravvicinate fra loro. La distanza tra
le isobare è detta gradiente barico.
Isoipse
In geografia, con particolare riguardo alla cartografia, la curva di livello,
detta anche isoipsa (dal greco isos=uguale e hypsos=alto), è quella curva che
unisce punti ad egual quota, ovvero uguale distanza verticale dal piano di
riferimento al quale è stato attribuito quota zero (generalmente il livello
medio del mare).
Esse vengono adottate per rappresentare l'altimetria in una superficie piana,
com' è quella di un foglio. L'uso delle isoipse è uno dei metodi usati in
cartografia per rappresentare le tre dimensioni su un foglio bidimensionale,
consentendo di farsi un'idea della morfologia del territorio.
La differenza di quota tra due isoipse adiacenti è detta equidistanza. Le
isoipse che vengono tracciate con tratto più marcato sono dette direttrici (con
equidistanza maggiore), mentre quelle con tratto più sottile (e più numerose)
sono dette ordinarie. Talora vengono riportate anche isoipse tratteggiate,
aventi equidistanza ancora minore, dette ausiliarie.
Nelle carte topografiche dell'IGM a scala 1:25.000 le isoipse hanno colore
marrone ed equidistanza di 100 m, 25 m e 5 m rispettivamente per le isoipse
direttrici, ordinarie ed ausiliarie. In questo tipo di carte sulle isoipse non
sono riportati i valori delle quote (se non nelle tavolette al confine con le
altre nazioni) che devono essere ricavati analizzando i punti quotati vicini.
Le carte topografiche moderne, dotate della simbologia delle isoipse, forniscono
un supporto per la compilazione di molteplici carte tematiche, quali ad esempio
le carte geologiche, ove compaiono altri dati quali gli affioramenti rocciosi,
faglie, pieghe, ecc.
Il colore delle isoipse, l'equidistanza e la presenza o meno del valore della
quota varia in base al tipo di carta (topografica, corografica, ecc.), il tipo
di utilizzo (militare, turistico, ecc.) e all'ente cartografico che produce le
carte.
In meteorologia le isobare sono linee ideali che sulle carte meteorologiche
uniscono i punti con uguale pressione atmosferica al livello del mare.
LI
Il Lifted Index (LI) è un indice termodinamico desumibile dai radiosondaggi che
esprime la stabilità atmosferica ed espresso in °C.
LI > 2 assenza di temporali
LI 0 ÷ 2 possibilità di isolati temporali
LI -2 ÷ 0 temporali abbastanza probabili
LI -4 ÷ -2 possibilità di temporali forti
LI < -6 temporali forti abbastanza probabili; possibili tornado
Mammatus
Particolari nubi a forma di mammella che si protendono in basso a partire dalla
parte inferiore di un’Incudine temporalesca: ogni mammatus rappresenta un
piccolo rovescio che però non raggiunge il suolo a causa dell’Evaporazione
indotta dall’aria più secca e più calda man mano che si scende di quota. A volte
le mammatus possono indicare temporali violenti e preferiscono il settore
sopravvento dell’Incudine.
MCC
Sistema di diversi MCS ravvicinati tra loro ed alquanto vigorosi oppure un
grande MCS; gli MCC (Mesoscale Convective Complex) al Satellite appaiono di
forma tondeggiante od ovale e ricoprono aree geografiche piuttosto vaste
(indicativamente da 50 km fino ad alcune centinaia di km). Possono durare per
molte ore e scaricare enormi quantità di pioggia con rischio di eventi
alluvionali, essendo sistemi ad elevato potenziale. Volendo semplificare si
pongono a metà strada tra gli MCS e le supercelle, ma come potenziale sono molto
più vicini alle seconde che non ai primi.
MCS
Sistema temporalesco lineare o circolare e costituito da diverse celle
ravvicinate tra loro e in diversi stadi evolutivi; può essere visto come un
potente Cluster di multicelle (Mesoscale Convective System); se nel sistema si
ha un numero sufficiente di celle allo stadio di maturità esso può divenire
piuttosto esteso. Generalmente persiste per diverse ore e può percorrere molti
km alquanto attivo (la sua genesi è spesso frontale) supportato dal continuo
ricambio tra celle in dissoluzione e celle giovani in formazione lungo la linea
di discontinuità frontale.
MMW (Major Midwinter Warmings)
Oltre al riscaldamento della regione del polo nord e l'inversione del gradiente
meridionale di temperatura, tali warmings sono associati anche alla rottura o al
dislocamento del vortice polare stratosferico, che viene momentaneamente
rimpiazzato da un anticiclone. Quindi la definizione di MMW richiede non solo il
riscaldamento (30°-40° in meno di 168h), ma anche l'inversione della zonalità a
10hPa da una latitudine di 60N a 90N.
NAO
L'indice, North Atlantic Oscillation, condiziona il clima della nostra penisola
e in particolare l'area W-Mediterranea. Infatti in base al segno dell'indice, le
figure classiche che dominano la scena europea, ovvero la semipermanente
d'Islanda e l'anticiclone delle Azzorre, assumono posizioni e caratteristiche
differenti. I valori dell'indice sono calcolati come la differenza tra la
pressione rilevata nelle Azzorre e la pressione rilevata in Islanda.
Nel caso la NAO sia positiva si ha un rafforzamento dell'anticiclone che si
estende zonalmente alle basse latitudini e contemporaneamente un approfondimento
della semipermanente. L'aumento di questa differenza di pressione determina
un'intensificazione dell'attività ciclonica sull'oceano Atlantico e, allo stesso
tempo, lo spostamento verso nord dei percorsi seguiti dalle perturbazioni, che
quindi interessano principalmente le regioni del nord Europa.
Nel caso la NAO sia negativa si ha la situazione opposta: entrambe le figure
bariche risultano indebolite perciò sono più frequenti le azioni bloccanti in
Atlantico con conseguente split meridiano del getto polare in area Mediterranea.
La riduzione del gradiente di pressione produce una riduzione dell'attività
ciclonica sull'Atlantico e ad uno spostamento verso sud del percorso dei cicloni
extratropicali che d'inverno attraversano l'oceano raggiungendo l'Europa. Questa
migrazione verso sud, fa si che in questa fase della NAO gli inverni siano più
umidi e miti sull'Europa meridionale e sul Mediterraneo.
Nefodina
NEFODINA è un modello in grado di individuare sistemi convettivi intensi la cui
sommità abbia una temperatura di brillanza (TB) nell’Infrarosso inferiore ai 236
K e di prevederne l’evoluzione nei successivi 15 minuti. Tale prodotto, composto
da un modello a soglia variabile e da un sistema di reti neurali, utilizza
combinazioni delle immagini nella finestra dell’infrarosso 10.8 mm (IR) e nei
canali di assorbimento del vapor d’acqua 6.2 mm (WV1) e 7.3mm (WV2) del MSG,
deducendone informazioni relative a quota e morfologia della struttura nuvolosa,
ed alla temperatura di brillanza del vapor d’acqua nella media ed alta
troposfera.
NEFODINA è in grado di individuare non solo tali sistemi nel loro complesso, ma
anche tutte le singole celle convettive che li compongono, consentendo così,
studiandone la distribuzione, di definire la tipologia del fenomeno.
L’output di Nefodina (NEFOanalisi DINAmica) è costituito dall’ultima immagine
disponibile sull’area italiana, nel canale infrarosso 10.8 mm dell’MSG, sulla
quale sono evidenziate le celle convettive individuate.
Una scala di colori caratterizzata da differenti tonalità di blu e di giallo è
utilizzata per discriminare nubi a differenti temperature e quote: il blu scuro
è utilizzato per nubi più calde (comunque ad una temperatura inferiore ai 236
°K) e basse, mentre il blu chiaro e il giallo per nubi alte. E questo per
fornire un’idea immediata circa la morfologia dei sistemi nuvolosi. Due tonalità
di rosso e rosa caratterizzano invece la sommità delle celle convettive
individuate, più chiaro per indicare l’area complessiva interessata, più scuro
per evidenziarne il nucleo, rosse se previste in crescita e rosa se previste in
dissolvimento.
Data, ora, nonché indicazioni per una facile interpretazione dei colori sono
riportate nelle parti inferiore e superiore dell’immagine.
Onde planetarie
Vedi Rossby, Onde di..
Outflow
Corrente fredda-secca che fuoriesce dalla base del cumulonembo (ove si presenta
come Downdraft) e che “sbatte” contro il suolo propagandosi quindi a ventaglio
dal punto di impatto; l’outflow con il suo fronte delle raffiche costituisce la
cosiddetta “linea dei groppi” o “Gust front”.
Occlusione
Fase di maturità di una depressione in cui il Fronte freddo (più veloce)
raggiunge quello caldo sollevando completamente l’aria calda e il ciclone, non
più alimentato, lentamente si attenua e si “colma”; al momento dell’occlusione
il movimento della bassa pressione cessa quasi del tutto (depressione
stazionaria); l’occlusione può verificarsi in scala ridotta anche nel
Mesociclone di una Supercella.
Ponte di Weikoff
Il ponte di Voejkov (traslitterato anche Weikoff) è una figura altopressoria che
si instaura per unione di due anticicloni, formando un blocco per alcuni tipi di
perturbazioni. Prende il nome dallo scienziato russo Aleksandr Ivanovič Voejkov.
La formazione del ponte generalmente avviene per dislocazione dell'Anticiclone
delle Azzorre e di quello russo-siberiano, che si estendono in direzioni
convergenti sino a tangersi, formando così una lingua anticiclonica che a ovest
blocca il flusso Atlantico, ed inoltre “seziona” le perturbazioni polari in due
rami.
Questa figura meteorologica pone effetti in qualunque stagione, tuttavia è in
inverno che quasi sempre riesce a crearsi, incidendo in modo considerevole
sull’aspetto meteorologico europeo. Infatti, il blocco alle perturbazioni
atlantiche e la divisione delle perturbazioni polari, fanno si che la fascia
orientale europea (Italia inclusa) venga colpita da gelidi venti con spesso
precipitazioni nevose a quote basse. In Italia è condizione ideale per nevicate
a quote bassissime tra l’Adriatico ed il meridione.
Precipitazioni: intensità e accumulo.
Le precipitazioni atmosferiche sono senza dubbio uno dei fattori climatici di
maggior importanza: il territorio, la flora e la fauna sono profondamente
condizionati dalla quantità e dall'intensità delle piogge.
Le precipitazioni traggono origine dai fenomeni di condensazione dell’umidità
atmosferica sotto forma di particelle d'acqua liquide o solide. La pioggia, la
grandine e la neve sono dette "idrometeore di precipitazione".
Per descrivere opportunamente un evento precipitativo si utilizzano solitamente
due parametri: l'intensità e la quantità accumulata. Per quanto riguarda
quest'ultima, l'unità di misura adottata dai meteorologi è il millimetro, che
equivale ad un litro d'acqua per metro quadrato di superficie. Per la neve e per
la grandine è possibile esprimere una misura empirica in centimetri accumulati,
anche se è preferibile fornire sempre il corrispondente valore in millimetri
d'acqua equivalenti (un cm di neve fresca corrisponde all'incirca ad un mm
d'acqua). L'intensità della precipitazione si esprime di conseguenza in
millimetri orari (mm/h): spesso si distingue tra l'intensità media, ovvero i
millimetri totali diviso la durata del fenomeno, e l'intensità massima raggiunta
nel corso dell'evento. Lo strumento impiegato per compiere tali misure è il
pluviometro: la sua versione più semplice consiste in un cilindro graduato.
Pressione atmosferica.
L'atmosfera che circonda la Terra è composta da una miscela di gas (in
prevalenza azoto e ossigeno) chiamata comunemente "aria". Sebbene sia
trascurabile rispetto a quello di altre sostanze, anche l'aria ha un proprio
peso: potrebbe sembrare incredibile, ma un metro cubo d'aria, in condizioni
standard di pressione e temperatura, pesa quasi 1.3 Kg! La colonna d'aria che
sovrasta la superficie terrestre, concentrata per la maggior parte nella
troposfera (i primi 15 Km), esercita quindi, col suo peso, una pressione che
viene chiamata appunto "pressione atmosferica". L'unità di misura più utilizzata
dai meteorologi per esprimerne il valore è l'ettopascal (hPa), o,
equivalentemente, il millibar (mb). Poiché la pressione atmosferica diminuisce
con l'aumentare della quota altimetrica, i valori pressori assoluti, registrati
dalle varie stazioni meteorologiche, vengono per convenzione rapportati al
livello del mare. In sostanza accade che, per poter confrontare tra loro i dati
rilevati da stazioni poste a diverse altezze, ci si preoccupa di fornire un
valore che sia INDIPENDENTE dalla quota alla quale si è effettuata la misura. Il
valor medio della pressione atmosferica al livello del mare è di 1013.25 hPa: le
perturbazioni presenti nell'atmosfera spostano masse d'aria di diversa natura
(fredde e secche, calde ed umide, etc.), provocando un'oscillazione di questo
valore dell'ordine delle decine di hPa. Attraverso l'analisi della variazione
della pressione nel tempo (tendenza barometrica) possiamo ricavare indicazioni
significative circa l'evoluzione delle condizioni atmosferiche, come ad esempio
l'arrivo di una perturbazione, il passaggio di un fronte o l'ingresso d'aria
fredda. Anche se NON VALE COME REGOLA ASSOLUTA, si può ragionevolmente sostenere
che un progressivo e costante aumento di pressione è indice di un probabile
ristabilimento del tempo, mentre un crollo improvviso annuncia solitamente
l'arrivo del "brutto tempo". La misura del valore di pressione atmosferica viene
effettuata mediante uno strumento chiamato "barometro".
Pressione e quota
L’atmosfera presenta caratteristiche differenti di temperatura, di densità e di
composizione man mano che si procede dal suolo fino ai livelli più alti. Si
possono pertanto riconoscere e delimitare diversi strati succedentisi verso
l’alto, ora prendendo come base di delimitazione le variazioni altimetriche
della temperatura ora i mutamenti nella composizione chimica o il verificarsi di
determinati fenomeni fisici. Tuttavia, le suddivisioni verticali compiute
considerando diversi elementi non sono sempre tra loro concordanti e alcuni di
essi, come la pressione e la densità dell’aria, non consentono alcuna
suddivisione, in quanto non presentano alcuna discontinuità con l’altezza. La
pressione, come è noto, diminuisce con l’aumentare della quota. Ciò si verifica
poiché la massa dei gas atmosferici è attratta dalla terra e si concentra in
prossimità di essa. Gli strati più densi si trovano dunque a contatto con il
terreno e man mano che si procede verso l’alto l’altezza della colonna d’aria
sovrastante, e quindi il suo peso, diventa minore, e i gas presenti negli strati
superiori dell’atmosfera sempre più rarefatti. La diminuzione con l’altezza non
è quindi proporzionale alla quota; la pressione dapprima decresce rapidamente e
poi sempre più lentamente. Ad esempio, in prossimità del livello del mare tale
decrescita è pari a circa 1 hPa ogni 8.3 m, mentre in montagna, intorno ai 1500
metri, il gradiente verticale (cioè la rapidità della diminuzione con la quota)
è già pari a 1 hPa ogni 10 m; oppure, intorno ai 1500 metri di quota la
pressione è mediamente pari a 850 hPa, a 3000 m è circa di 700 hPa, a 5000 m di
500 hpa e al limite della troposfera, cioè intorno ai 12000 m è di circa 200 hPa.
Il gradiente verticale della pressione dipende strettamente dalle
caratteristiche termiche dello strato d’aria considerato: la pressione decresce
con la quota tanto più rapidamente quanto più bassa è la temperatura dell’aria.
Ne consegue che lo spessore di uno strato d’aria è tanto più ristretto quanto
più l’aria è fredda ed è tanto più alto quanto più l’aria è calda. Infatti, in
un anticiclone freddo del tipo di quelli che si formano sui continenti durante
l’inverno (ad esempio l’Anticiclone Siberiano), la diminuzione della pressione
con la quota è talmente rapida che a poche migliaia di metri l'alta pressione
viene sostituita da una depressione. Per lo stesso motivo, depressioni calde di
origine termica scompaiono presto in quota, a causa della lenta diminuzione
della pressione con l’altitudine.
QBO
Quasi Biennal Oscillation. Se è negativa significa a grandi linee che il flusso
d'aria in sede stratosferica (e/o alta troposfera) proviene da est invece che,
come avviene di norma, da ovest. Sempre a grandi linee questo comporta una
minore forza delle correnti occidentali (flusso zonale debole) e scambi
meridiani più accentuati.
Il "quasi" sta ad indicare che il periodo di oscillazione del regime dei venti
zonali stratosferici varia in circa 2 anni generalmente è compreso infatti tra i
24 ed i 30 mesi, ci sono state delle eccezioni:
20 mesi nel 59-61 (periodo più corto)
36 masi nel 84-87 (periodo più lungo)
QBO negativa è associata a venti zonali stratosferici orientali
QBO positiva è associata a venti zonali stratosferici occidentali
La fase di QBO negativa comporta delle modifiche alla circolazione troposferica
nel nostro emisfero.
RADAR
Il RADAR (RAdio Detection And Ranging) è un sistema elettronico attivo che
consente di rilevare oggetti e di estrarre i parametri che LI caratterizzano; il
principio di funzionamento consiste nella trasmissione di un segnale radio, in
genere nel campo delle microonde, e nella ricezione del segnale eco generato
dall'interazione del segnale trasmesso con l'oggetto da rilevare.
La grandezza rappresentata nelle mappe può essere l’intensità di precipitazione
valutata attraverso la riflettività ovvero la frazione di energia inviata dalle
idrometeore indietro verso l'antenna del radar. L'unità di misura di uso comune
per la riflettività è il decibel indicato con dbz. Per dare un'idea basti
pensare che 23 dbz corrispondono a circa 1 mm/h di intensità di precipitazione,
sopra questo valore si può calcolare che l'intensità raddoppi per ogni
incremento di 5 dbz. Nel caso di fenomeni temporaleschi in genere la
riflettività aumenta su valori intorno ai 50 dbz, ma può anche superare i 60 dbz
specie nel caso di precipitazioni grandinigene.
Una seconda grandezza visualizzabile dalle mappe radar è la velocità del
bersaglio; il principio attraverso cui un radar può misurare questo parametro fu
scoperto per la prima volta da Christian J. Doppler. Egli dimostrò la
proporzionalità tra la velocità relativa del bersaglio e lo spostamento in
frequenza del segnale ricevuto rispetto a quello trasmesso. Se il bersaglio si
muove verso il radar la frequenza aumenta, in caso contrario diminuisce. Il
principio Doppler è applicato in diversi tipi di radar, tra cui il radar
meteorologico per individuare eventuali moti rotatori all’interno delle celle
temporalesche (supercelle).
Radiosondaggio
Misura dei parametri atmosferici effettuata mediante una radiosonda: è una
particolare strumentazione elettronica costituita da un piccolo pacchetto
sospeso sotto un pallone di circa 2 metri di diametro riempito d’idrogeno e
elio; durante la salita della radiosonda in cielo, ad una velocità di circa 300
metri al minuto, i sensori a bordo misurano il profilo di pressione, temperatura
e l’umidità relativa. Questi sensori sono collegati ad un trasmettitore a
batteria che invia le misurazioni ad un ricevitore a terra, sintonizzato su
un’opportuna banda di frequenza.
Tracciando la posizione della radiosonda in volo, si possono ottenere anche
informazioni riguardo alla velocità del vento e alla sua direzione trasversale.
Il volo della radiosonda può durare anche più di due ore, e durante questo tempo
la radiosonda può salire anche ad oltre 35 km di quota e traslare di più di 200
km dal punto di rilascio. Durante il volo la radiosonda è esposta a temperature
anche di –90°C ad una pressione di alcune migliaia di volte inferiore a quella
atmosferica: il pallone si espande progressivamente e raggiunto il suo limite
elastico esplode, rilasciando un piccolo paracadute, in maniera da limitare i
pericoli della caduta a persone e cose.
Rossby, Onde di..
Le onde planetarie o di Rossby sono le più grandi presenti nell’atmosfera e nel
mare e, a causa della loro lentezza, sono importanti per le previsioni
stagionali. Infatti la loro scala dei tempi e dell’ordine di 20-40 giorni, e
spesso, nell’emisfero boreale, sono quasi-stazionarie a causa dell’alternanza
dei continenti con le loro montagne e dei mari che ne condizionano la fase.
Queste onde sono importanti in quanto sono la guida d’onda delle perturbazioni
meteo-climatiche, collegando (teleconnettendo) regioni a volte molto distanti.
Mediante un modello barotropico e baroclino dell’atmosfera, si stanno studiando
le onde di Rossby nella regione Euro-Atlantica, con l’obbiettivo di studiare la
propagazione ed i tempi di arrivo nella regione Mediterranea delle perturbazioni
Atlantiche.
Inoltre, si stanno studiando le anomalie climatiche nelle regioni tropicali e le
loro possibili teleconnessioni con la regione Mediterranea, fra cui il monsone
Africano, in relazione alla estensione in estate dell’anticiclone libico sul
Mediterraneo.
Saccatura
Prolungamento di un’area di bassa pressione con circolazione di sistemi frontali
(Fronte freddo, caldo, occluso); è accompagnata da venti forti e da notevole
attività meteorica (precipitazioni). Il tempo peggiore lo si ha davanti all'asse
di saccatura (nella carta sinottica la zona di maggior "concavità" della
saccatura) ovvero ad est di esso, dove in genere si hanno flussi sudoccidentali
ciclonici e dove vengono a stretto contatto la massa d'aria fredda che sta
dietro all'asse (con correnti in genere nordoccidentali o settentrionali) con la
massa d'aria calda che caratterizza il promontorio anticiclonico (area di alta
pressione) che in genere precede la saccatura.
Satellite
Esistono due tipi di satellite: i geostazionari ruotano attorno alla Terra con
la stessa velocità angolare terrestre, quindi occuperanno sempre la stessa
posizione tenendo l’area sotto controllo 24 ore su 24; sono posti sulla
verticale dell’equatore a circa 36.000 km di altezza. Rilevano le immagini su 3
canali: visibile (solo di giorno), infrarosso (di giorno e di notte) e nel vapor
acqueo.
Invece i satelliti polari ruotano intorno alla Terra seguendo orbite che passano
in prossimità dei poli terrestri ad una quota di circa 800 km con una
risoluzione di circa 5 volte maggiore rispetto ad un satellite geostazionario;
le immagini non sono mai più vecchie di 6 ore e sono rilevate sia di giorno che
di notte (sia nel visibile sia nell’infrarosso).
Entrambi i tipi di satellite permettono di scorgere nel canale del visibile
interessanti dettagli riguardanti i sistemi temporaleschi: ad esempio, se il
sole non è troppo alto sull’orizzonte è possibile scorgere l’ombra proiettata
dall’Overshooting top sulla superficie dell’Incudine; ovviamente il tutto sarà
più apprezzabile se visto da un satellite polare piuttosto che da uno
geostazionario.
Shelf cloud
Nube bassa, lunga, a volte arcuata per via della spinta originata dal Downdraft,
orizzontale e individuabile mediante il classico "cuneo" e associata con un Gust
front temporalesco; la shelf cloud (nube a mensola) all'inizio è attaccata alla
base del cumulonembo e si presenta sul bordo avanzante di un temporale
precedendo di pochissimo l'area dei rovesci di pioggia o Grandine. Non è
provvista di movimenti rotatori (a differenza della Wall cloud) in quanto questa
nube avanza sotto la semplice spinta dell'Outflow: infatti la shelf cloud
tenderà ad allontanarsi dall'area delle precipitazioni (a differenza della Wall
cloud) tanto da poter essere confusa con una Roll cloud. Si trova frequentemente
nelle Squall line e in quei casi ove l'Updraft e il Downdraft sono quasi
adiacenti fra di loro e quindi è favorita la Condensazione di parte dell'Inflow.
Stratwarming
Più raramente, il fenomeno dello stratwarming può determinare un intenso
riscaldamento a livello della stratosfera proprio in corrispondenza del polo,
andando a "fratturare" il vortice polare, sostituendolo con un'area di alta
pressione nella medesima posizione. Nella stagione invernale, tale fenomeno
determina rapide discese di aria gelida verso l'intero continente europeo o
verso il Canada e gli Stati Uniti (in base al flusso zonale che si instaura) che
possono provocare intense ed abbondanti nevicate, anche persistenti per più
giorni, nelle aree attorno alla zona di bassa pressione che si forma
generalmente all'estremità meridionale raggiunta dal fronte freddo polare: tale
configurazione è stata all'origine delle intense ondate di gelo che hanno
investito l'intera Europa (Italia compresa) nel 1929, 1956 e 1985.
Vento: intensità e direzione.
Con il termine "vento" s'intende genericamente lo spostamento di una massa
d'aria. Tale moto può essere causato da diversi fattori: in generale, le masse
d'aria tendono a migrare verso zone con pressione atmosferica inferiore. La
velocità di spostamento sarà tanto più elevata quanto più rapida sarà la
variazione di pressione in gioco, che in linguaggio tecnico viene chiamata
"gradiente barico". La conformazione del territorio, nonché la sua posizione
geografica, influiscono tantissimo sulla natura e sull'intensità dei venti che
possono originarsi in un determinato luogo. A differenza degli altri parametri
meteorologici, per descrivere completamente uno spostamento d'aria è necessario
specificarne due valori: l'intensità (ossia la velocità) e la direzione. Spesso
inoltre, per meglio definire la natura del fenomeno, si preferisce riportare sia
la velocità media (calcolata in genere negli ultimi 5 o 10 minuti) che la
velocità massima delle raffiche. Sebbene sia ancora uso comune (specialmente in
campo aeronautico) esprimere la velocità del vento esclusivamente in nodi (un
nodo = 1.852 Km/h), talvolta viene affiancato il corrispondente valore in m/s o
anche in Km/h, unità di misura più facilmente leggibili e ponderabili. Talvolta
capita di fare confusione sulla direzione del vento: è bene chiarire che, per
convenzione, la direzione riportata da qualsiasi bollettino meteo è SEMPRE
QUELLA DI PROVENIENZA; venti settentrionali, ad esempio, sono correnti che
spirano DA NORD VERSO SUD. Per definire la direzione con una maggiore precisione
si impiegano i 360 gradi dell'angolo giro, come indicato nella nota "rosa dei
venti": 0° corrisponde al Nord, e, procedendo in senso orario, Est=90°, Sud=180°
e Ovest=270°. Lo strumento atto alla rilevazione della velocità del vento è
l'anemometro.
Updraft
Corrente ascensionale caldo-umida anche violenta interna al cumulonembo come
conseguenza della corrente di Inflow alla base della stessa nube e del noto
processo di Condensazione; l’updraft, da non confondere con la Termica, è la
corrente che “costruisce” il temporale ed è la principale responsabile della
formazione dei chicchi di Grandine.
UTC
Tempo coordinato universale
Il tempo coordinato universale, conosciuto anche come tempo civile e abbreviato
con l'acronimo UTC, è il fuso orario di riferimento da cui tutti gli altri fusi
orari del mondo sono calcolati. Esso è derivato (e coincide a meno di
approssimazioni infinitesimali) dal tempo medio di Greenwich (in inglese
Greenwich Mean Time, GMT), e perciò talvolta è ancora chiamato GMT.
Il nuovo nome è stato coniato per non dover menzionare una specifica località in
uno standard internazionale. L'UTC si basa su misurazioni condotte da orologi
atomici invece che su fenomeni celesti come il GMT.
A causa delle oscillazioni nella velocità di rotazione della Terra (dovute a
vari fenomeni, soprattutto alla gravità degli altri pianeti), il GMT ritarda
costantemente rispetto al "tempo atomico" UTC. Il ritardo è mantenuto entro 0,9
secondi, aggiungendo o togliendo un secondo ad UTC alla fine del mese quando
necessario, convenzionalmente il 30 giugno o il 31 dicembre. Il secondo extra,
detto intercalare è determinato dall'International Earth Rotation and Reference
Systems Service (IERS), basandosi sulle loro misurazioni della rotazione
terrestre.
"UTC" non è una vera abbreviazione: è una variante di tempo universale,
abbreviato in UT, e modificato con C (per "coordinato") come suffisso, per
rafforzare l'idea che è quello adottato da tutti e per poter avere una codifica
a 3 caratteri in modo da seguire lo standard per le indicazioni dei fusi orari (e.g.:
CET per Central European Time in Europa, EST per Eastern Standard Time negli
USA, etc).
Il tempo standard internazionale UTC può essere determinato con la precisione
massima solo dopo l'avvenimento a cui si riferisce, perché la misurazione finale
si basa sull'osservazione delle differenze tra vari orologi atomici sparsi per
il mondo. L'Ufficio internazionale per i pesi e le misure (BIPM) si occupa della
gestione del sistema. Gruppi isolati di orologi atomici sono comunque
sufficienti per un'accuratezza di qualche decina di nanosecondi.
L'UTC è un problema per i sistemi informatici come Unix, che in genere
memorizzano la data come il numero di secondi passati dal 1° gennaio 1970. È
impossibile determinare la rappresentazione di una data futura, a causa dei
secondi che potrebbero essere stati inseriti o sottratti nel frattempo.
L'UTC è il tempo usato per molti processi e standard di Internet e nel World
Wide Web. In particolare, il Network Time Protocol è un modo per distribuire
dinamicamente il tempo attraverso Internet ed usa generalmente il tempo UTC.
Il fuso orario UTC è indicato anche dalla lettera 'Z', per scopi militari,
meteorologici e di navigazione aeronavale sia militare che civile. Poiché
l'alfabeto fonetico della NATO e dei radioamatori usa la parola "Zulu" per
indicare la 'Z', UTC è a volte chiamato "tempo" o "orario Zulu".
In Italia si usa l'ora CET che è pari a UTC +1 ora.
Si noti infine che i fusi orari coincidono con l'ora invernale (detta anche ora
solare) locale e non cambiano con l'ora legale.
Umidità relativa
L'umidità relativa (o UR) è il rapporto tra la quantità di vapore acqueo
contenuto in una massa d'aria e la quantità massima di vapore acqueo che la
stessa massa d'aria riesce a contenere nelle stesse condizioni di temperatura e
pressione (saturazione). L'umidità relativa si misura in percentuale. Se
l'umidità relativa è al 100% non significa che c'è solo acqua, ma che quella
massa d'aria contiene la massima quantità di umidità contenibile in quelle
condizioni.
La quantità di vapore che può essere contenuta da una massa d'aria diminuisce al
diminuire della temperatura, e diventa nulla a -40°. (Questo valore coincide
nelle scale Celsius e Fahrenheit)
Lo strumento usato per misurare l'umidità relativa si chiama igrometro.
Walker(vedi Circolazione di Walker)
Westerlies (Prevailing Westerlies)
In meteorologia, le correnti occidentali (in inglese westerlies) sono venti che
soffiano tra le latitudini di 35° e 60° sia nell'emisfero boreale che in quello
australe. Il nome è dovuto alla loro direzione prevalente: nell'emisfero boreale
soffiano da sud-ovest, in quello australe da nord-ovest, anche se, a differenza
degli alisei si tratta di venti che hanno una direzione e un'intensità
variabili.
Durante la stagione invernale le correnti occidentali interessano l'Europa
meridionale e le zone tropicali dominate dalle alte pressioni, dove possono
portare precipitazioni; durante l'estate sono in genere confinati nelle zone più
settentrionali.
Le correnti occidentali sono particolarmente forti nell'emisfero australe, dove
non ci sono grandi estensioni continentali che possano frenarne la velocità.
Wind Chill (Indice di raffreddamento)
Il "Wind Chill" è un parametro che quantifica sostanzialmente la sensazione di
"freddo" percepita dal nostro corpo a causa dell'esposizione al vento. Una massa
d'aria (con temperatura inferiore rispetto a quella corporea) che investe la
pelle nuda, determina infatti una perdita di calore per evaporazione che è tanto
maggiore quanto più è elevata la velocità del flusso d'aria stesso. Ciò comporta
che il nostro corpo percepisca una temperatura apparentemente inferiore a quella
effettivamente presente.
Trattandosi pertanto di un valore termico, anche se apparente, il Wind Chill
viene espresso in gradi centigradi: talvolta, per precisarne il significato,
tale indice viene anche chiamato "indice di raffreddamento".
Wind shear
Variazione della velocità e della direzione del vento su una breve distanza
(verticale od orizzontale); il wind shear (o semplicemente “shear)”di gran lunga
più importante ai fini dello studio sui temporali è quello verticale, essendo le
nubi temporalesche a sviluppo verticale. Il wind shear favorevole allo sviluppo
di intensa attività temporalesca è uno solo: se il vento salendo di quota
proviene da direzioni che ruotano gradualmente in senso orario es. SE al suolo,
SSW a 1500 m e W a 5500 m avremo una Rotazione all'interno della cella
temporalesca in senso antiorario; oppure si può dire che il vento in quota deve
provenire dalla sinistra rispetto alla direzione del vento che si trova nello
strato inferiore: questo è chiamato wind shear positivo poichè conferisce moto
antiorario alla cella temporalesca in grado di "stimolare" la salita dell'aria.
Whiting ( Indice di )
L'indice di Whiting valuta l'instabilità di una massa d'aria esaminandone i
parametri termici e igrometrici nella bassa troposfera, cioè nello strato
compreso tra 850 e 500 hPa.
Per Whiting, l'innesco e lo sviluppo dei temporali di massa dipendono da tre
fattori fondamentali di natura termica e due fattori correttivi di natura
dinamica:
Contributo termico
- Gradiente termico verticale (si ricava dalla differenza tra le temperature a
850 hPa e 500 hPa)
- Umidità dell'aria negli strati inferiori (si ottiene dalla temperatura di
rugiada a 850 hPa)
- Estensione verticale degli strati umidi (si calcola in modo indiretto e
sommario dalla differenza tra temperatura e temperatura di rugiada a 700 hPa.)
Contributo dinamico
- Convergenza e divergenza del flusso nel volume interessato (si valuta la
curvatura del flusso e la direzione delle correnti a 500 hPa.)
- Vorticità relativa
Zero termico
Lo zero termico è il dato meteorologico che indica l'altitudine alla quale la
temperatura nella libera atmosfera è (o sarà, nel caso di una previsione) di
zero gradi Celsius alle ore dodici. Al di sopra di tale altitudine la
temperatura è generalmente inferiore allo zero (tranne nei casi di inversione
termica).
Il dato dello zero termico è indicato in metri di altezza sul livello del mare,
ed è significativo solo se riferito ad aree geografiche ristrette, poiché la
conformazione del territorio (pianeggiante o montuoso, con la presenza di laghi
o ghiacciai, etc) e le condizioni meteo specifiche della zona, influiscono su di
esso in maniera determinante.
Il dato dello zero termico è spesso indicato nei bollettini meteorologici, ed
assume particolare importanza in quelli specifici delle regioni montuose,
consentendo ad escursionisti ed alpinisti di prendere coscienza delle condizioni
della montagna. Ad esempio, l'escursionista che si appresta a salire una
montagna di 3.000 m di altitudine ed è al corrente che lo zero termico a
mezzogiorno sarà alla quota di 2.600 m, deciderà di portare nello zaino
indumenti idonei ad affrontare una temperatura inferiore allo zero. O ancora: un
alpinista che si appresta a scalare una difficile parete di "misto" (ghiaccio e
roccia) con attacco alla quota di 2.900 m ed uscita in cresta alla quota di
3.500 m, potrebbe decidere di rimandare la scalata nel caso lo zero termico
fosse previsto a 4.000 m, perché aumenterebbero i pericoli oggettivi (come le
scariche di sassi, le slavine e il distacco delle cornici) a seguito di un
probabile scioglimento del ghiaccio e della neve nelle ore più calde.
Il dato dello zero termico è di fondamentale importanza nei bollettini
nivometeorologici per poter determinare il pericolo di valanghe ed il "limite
delle nevicate" nel caso di precipitazioni (tale limite è collocato a 300 / 600
metri al di sotto della quota dello zero termico).
Conoscere il dato dello zero termico può risultare utile a chi è impegnato in
attività sportive quali il parapendio o il paracadutismo, nonché ai piloti di
mongolfiere, alianti, deltaplani, etc.
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