Soltanto lo 0,2 % della superficie terrestre e coperta da aree
urbane ma il 47% della popolazione mondiale ed il 73% di quella
europea vive in aree densamente popolate caratterizzate da quadri
ambientali generalmente degradati (A. Matzarakis). Lo studio dei
contesti urbani trova quindi ampia giustificazione nel quadro
attuale e nella tendenza, ormai irreversibile, alla crescente
concentrazione delle attività umane in ambiti ad alta densità
abitativa. La città costituisce quindi un modello di riferimento
fondamentale per valutare l'impatto che i disastri naturali possono
esercitare su strutture, infrastrutture e sulla popolazione in
generale.
Nelle città (è ormai un dato acquisito) si è affermata una
particolare topoclimatologia, dovuta in particolare agli effetti
dell'ormai nota "isola di calore", da caratterizzare ormai come
"isola bioclimatica urbana". Questo perché all'interno delle grandi
conurbazioni è sempre più facile osservare una decisa alterazione di
tutti gli eventi climatici. Le alterazioni termiche si notano
soprattutto durante l'inverno e in misura meno rilevante durante
l'estate.
Sulle grandi città con specifico riferimento a quelle con un numero
di abitanti superiore alle 500.000 unità, si forma una "cupola di
calore", alta di norma sui 150-200 metri, che specie nelle ore
notturne dei mesi invernali produce una vera e propria "inversione
termica in quota", con la sua base a volte addirittura sollevata dal
suolo.
Questa "isola di calore" è dovuta in modo specifico alla diversa
percentuale di albedo, alla esaltata capacità termica del suolo per
effetto di materiali vari (asfalto, cemento ecc.), per la presenza
delle costruzioni, per la grande riduzione delle superfici
evaporanti naturali nonché anche per i diversi scambi di calore a
seconda dell'orientamento delle strade ed in rapporto alla direzione
e velocità del vento.
Il topoclima urbano risente poi, in modo più importante nei mesi
invernali, della produzione di calore dovuta agli impianti di
riscaldamento, al traffico cittadino, ai gas combusti ed incombusti,
che, in ultima analisi, determinano un "piccolo ma significativo
effetto serra urbano", assolutamente da non sottovalutare per le sue
conseguenze sulla salute umana (benessere, malessere, patologie). Si
aggiungano poi le attività metaboliche di centinaia di
migliaia/milioni di abitanti a seconda delle dimensioni del contesto
urbano. Le cause fondamentali dell'isola bioclimatica di calore sono
state descritte in una forma molto chiara, dal Bessemoulin, nel suo
lavoro: "Urbanisation et météorologie ".
- Modificazione delle caratteristiche termiche della superficie con
maggior assorbimento di calore da parte dei materiali.
- Attenuazione dell'irraggiamento solare ricevuto, per effetto della
torbidità dell'atmosfera (inquinamento) e contemporanea diminuzione
dell'irraggiamento infrarosso riflesso.
- Diminuzione dell'albedo.
- Apporti termici antropici: delle attività industriali, del
riscaldamento domestico, della circolazione dei veicoli, dei
processi metabolici, degli abitanti stessi.
- Riduzione notevole delle superfici evaporanti naturali.
- Rugosità delle superfici, specie quelle dei fabbricati e delle
strade asfaltate.
Si tratta di condizioni topoclimatiche particolari che stanno dando
impulso alla bioclimatologia medica che tende ad interessarsi sempre
più alle specifiche condizioni meteo-climato-ambientali dei contesti
urbani. In particolare, per l'ambito italiano, può essere citato
l'esempio della Valpadana, ove nei mesi invernali, esclusa qualche
giornata caratterizzata da ventilazione apprezzabile dai quadranti
orientali o settentrionali, si osserva calma di vento quasi
assoluta, con conseguente mancanza di dispersione degli inquinanti
atmosferici, che sono così "intrappolati" di norma nei primi 100-150
metri di altezza dal suolo, con tutte le conseguenze negative, anche
sull'organismo degli esseri viventi, vegetali ed animali.
Questi i fattori di diversità tra il clima di città e quello di
campagna, da una tabella pubblicata su "Scienza e Dossier" Dicembre
1986, nell'articolo "Climi urbani" a firma di Andrea Aparo, sono i
seguenti:
IRRAGGIAMENTO
- Insolazione totale
- Ultravioletto (inverno) 30% in meno
- Ultravioletto (estate) 5% in meno
- Durata dell'insolazione 5-15% in meno
TEMPERATURA
- Media annuale 0,5-1,5 C° in più
- Minimo invernale 1,0-2,0 C° in più
UMIDITÀ RELATIVA
- Per tutto l'anno 2-3% in meno, ma variabile da città a città
NUVOLOSITÀ
- Copertura del cielo 5-10% in più
- Nebbia invernale in forte calo nelle città predisposte
- Nebbia estiva molto rara ma più frequente
PRECIPITAZIONI
- Quantità totale 5-10% in più
- Neve 5% in meno
POLVERI
- Aumento di 10 volte
INQUINANTI GASSOSI
Aumento da 5 a 25 volte
VELOCITÀ DEL VENTO
- Media annuale 20-30% in meno
- Colpi di vento 10-20% in meno
- Calma di vento 5-20% più frequente
È evidente che il topoclima cittadino delle grandi città, negli
ultimi venti anni, si è abbastanza modificato rispetto alla campagna
circostante.
Tutto questo è naturalmente legato alle dimensioni del complesso
urbano-industriale, considerando, sotto tale termine, l'insieme
delle abitazioni, delle industrie e di tutto l'ambiente circostante.
Abbiamo già analizzato, nel capitolo sull'inquinamento, tutto quello
che sta succedendo in una grande metropoli come Città del Messico,
che pur essendo situata ad una quota che a noi può sembrare di alta
montagna (2400 m), può essere considerata la città più inquinata del
mondo. Gli ultimi dati che si riferiscono all'isola di calore delle
grandi città parlano di un aumento che aumenta in modo esponenziale.
A Milano per esempio, in questi ultimi anni, in condizioni di cielo
sereno, calma di vento, tempo stabile anticiclonico, durante
l'inverno, si sono misurate differenze di temperatura minima tra il
centro città e la campagna circostante che sono arrivate, in certi
casi limite, fino a 6,8°:
A Firenze, nelle stesse condizioni, casi limite di 5,2°.
È logico quindi che le caratteristiche dell'isola di calore possono
essere molto importanti per lo studio del microclima cittadino che
vede spesso alterati i parametri normali del luogo, a tal punto da
creare un "clima" diverso delle zone di campagna, lontane anche solo
qualche chilometro.
Tutto questo non sussiste invece in caso di ventilazione accentuata
e di condizioni atmosferiche perturbate, proprio per il continuo
rimescolamento delle masse d'aria tra campagna e città.
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