Un’esperienza comune a molti è la diminuzione della temperatura dell’aria
all’aumentare della quota, ciò accade normalmente, in quanto con l’altezza
aumenta la distanza dal suolo, fonte diretta di riscaldamento dell’atmosfera e
inoltre l’aria risulta più rarefatta alle quote elevate. La variazione di
temperatura D T in rapporto alla differenza di quota D z viene detto gradiente
termico. Il gradiente medio registrato in condizioni normali, nei bassi strati
atmosferici, è di circa 0.6-0.65 gradi ogni 100 metri. La variazione reale della
temperatura con la quota, in un determinato strato atmosferico, può ovviamente
differire rispetto a questo valore medio, in base alle caratteristiche fisiche
dell’aria considerata e dell’ambiente circostante. Pensiamo, infatti, di
misurare la temperatura dell’aria in una giornata particolarmente assolata in
prossimità di una strada asfaltata, facilmente ci potremmo accorgere che la
diminuzione della temperatura potrà essere di qualche grado in alcuni metri
d’altezza e quindi superare decisamente il valore del gradiente medio,
viceversa, misurando la temperatura, in un prato, durante una notte di cielo
sereno e senza vento scopriremmo che la temperatura invece di diminuire
addirittura aumenta, siamo in presenza cioè di quello che i meteorologi chiamano
inversione termica, fenomeno di grande rilevanza ad esempio per la formazione di
nebbie.
Ora per meglio capire l’importanza dell’individuazione del gradiente termico
nello studio della bassa atmosfera saliamo a bordo di una particella d’aria:
consideriamo, cioè, una certa massa d’aria e supponiamo che questa sia più calda
dell’aria circostante, sarà dunque più leggera e tenderà a salire verso l’alto,
così facendo man mano troverà valori di pressione in continua diminuzione e, di
conseguenza, potrà espandersi e quindi raffreddarsi. Al contrario, una massa
d'aria più fredda e dunque più pesante, scendendo troverà pressione più alta e,
di conseguenza, si comprimerà aumentando la sua temperatura. Tutto questo senza
che ci sia uno scambio diretto tra le masse d’aria con caratteristiche diverse.
Siamo in presenza cioè di un fenomeno detto adiabatico (vale a dire senza scambi
di calore).
A questo punto, per determinare la variazione di temperatura della nostra massa
d’aria è necessario conoscere il suo contenuto d’umidità. Per semplicità
esaminiamo due casi estremi: se siamo in presenza d’aria particolarmente secca
allora la diminuzione riscontrabile ogni 100 metri sarà intorno ai 0.98 gradi.
Questo valore ha una particolare importanza in meteorologia e prende il nome di
gradiente adiabatico secco. Se al contrario siamo in presenza di una massa
d’aria particolarmente umida e vicina alla condensazione allora la variazione
che dovremmo attenderci sarà inferiore e prossima ai 0.5 gradi ogni 100 metri.
Questi due valori sono molto importanti in quanto costituiscono una specie di
valori guida per determinare le condizioni di stabilità o d’instabilità in cui
si trova l’atmosfera in una certa zona. Nell’atmosfera reale, infatti, il modo
in cui la temperatura varia con la quota dipenderà da molteplici fattori, e il
gradiente potrà così assumere valori che variano sensibilmente sia nel tempo che
nello spazio e che non coincidono esattamente con i due precedentemente
identificati per una singola massa d’aria. Quindi se il gradiente reale risulta
inferiore a 0.5 °C ogni 100 metri, i moti verticali di una qualsiasi massa
d’aria saranno decisamente soppressi in quanto muovendosi verso l’alto, questa
verrebbe a incontrare aria già più calda; saremo così in presenza d’aria
stabile. Se al contrario, il gradiente fosse superiore a 0.98°C/100 m, una massa
d’aria spostandosi verso l’alto risulterebbe sempre più calda dell’aria
circostante e quindi potrebbe portarsi sempre più in su almeno fino a quando il
gradiente reale continui a mantenersi su valori elevati; in questo caso saremo
in presenza di aria fortemente instabile, condizioni ideali per lo sviluppo di
nubi a forte sviluppo verticale che potrebbero originare anche forti temporali.
È allora evidente quanto sia importante determinare il profilo termico in una
determinata zona e questo viene fatto tramite l’utilizzo di particolari sonde,
poste a bordo di palloni che forniscono una serie di dati, tra cui misure di
temperatura, in funzione della quota di misurazione. A partire da queste
informazioni è dunque possibile stabilire il gradiente verticale di temperatura
caratteristico di ogni strato atmosferico, più o meno esteso verticalmente, che
viene a trovarsi grosso modo sulla verticale del luogo di lancio. |