Tuglie...per raccontar paese...
 
Tuglie...per raccontar paese...


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Tuglie...per raccontar paese...
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Prefazione
Poche parole per spiegare il senso di questa pubblicazione.

L’ U.S.V., che gestisce e anima il Centro Anziani di Tuglie, da qualche anno partecipa al progetto “Ottobre piovono libri” organizzato dal Ministero per i beni e le attività culturali in collaborazione con altre Istituzioni quali Regioni, Province, Comuni e con l’Istituto per il Libro.
Negli scorsi anni i volontari della U.S.V. hanno organizzato giornate di lettura di brani letterari e di poesie, ma proprio in queste occasioni si sono accorti che gli anziani, oltre a gradire quanto veniva loro letto, assumevano il ruolo di protagonisti della manifestazione, recitando poesie che conoscevano e raccontando esperienze ricavate dal “libro della vita”, che non avevano niente da invidiare rispetto a quelle presenti in letteratura.
Da qui è nata l’ idea di raccogliere il loro “sapere” in un testo. Abbiamo pensato di cominciare proprio dai proverbi e dai detti popolari, esempi di una sapienza profonda e antica.
Nelle calde giornate di Luglio e Agosto, seduti sotto gli alberi di piazza Garibaldi, prima timidamente e poi con sempre maggiore vigore, gli anziani hanno cominciato a far riaffiorare nella memoria quei proverbi e quei detti popolari che una volta erano una forma consueta di comunicazione e la cui origine si perde nella notte dei tempi.
Il gioco si è fatto ancora più divertente quando abbiamo cominciato a cercare analogie tra proverbi e detti tugliesi d.o.c. e quelli della piccola comunità lombarda che frequenta il Centro Anziani ( e che orgogliosamente continua ad esprimesi nel proprio dialetto). A volte le risate, che scoppiavano spontanee nel constatare come lo stesso concetto viene espresso nei due dialetti in modo diverso, hanno superato i confini della piazza, ma come si dice… “Il riso fa buon sangue”
Da quel lavoro corale abbiamo tratto questa piccola pubblicazione che dedichiamo a tutti i frequentatori del Centro (tugliesi e lombardi) e a tutti quegli anziani che negli anni ’60 e seguenti, nelle province di Milano e Varese, hanno passato i migliori anni della loro vita e che, in entrambi i dialetti, ritroveranno il loro vissuto.
E come ultima osservazione, dobbiamo spiegare che il titolo bilingue della pubblicazione rappresenta una bonaria presa in giro delle giovani generazioni che navigano in internet, che “chiattano” ma che sicuramente non riescono a comunicare con l’immediatezza e la praticità dei proverbi: dopo le prime parole di un proverbio, infatti, chi ascoltava aveva già capito quanto si voleva dire.




La saggezza dei proverbi
e dei detti popolari


Per i nostri nonni i proverbi e i detti popolari costituivano un manuale di vita. C’era sempre un proverbio a cui ricorrere per ricavare il giusto suggerimento sul comportamento da tenere o sulla scelta da adottare in determinate circostanze.
I proverbi, nati nella notte dei tempi, dalle conoscenze e dalle esperienze collettive, venivano tramandati oralmente di generazione in generazione. E’ facile notare nei proverbi e nei detti popolari il legame e i continui riferimenti al mondo semplice e naturale di una volta: la terra, gli animali, le stagioni, le manifestazioni meteorologiche, le abitudini quotidiane, i mestieri, ecc. In pratica gli elementi semplici e comprensibili per la gente semplice di un tempo.
I proverbi e i detti raccolti in questa pubblicazione sono stati riportati così come sono stati raccontati dalla viva voce dei nostri anziani e noi non ci siamo permessi di fare alcuna correzione, anche quando ci sembrava opportuna, proprio perché abbiamo voluto valorizzare lo sforzo che ognuno di loro ha fatto per ricordare.
La traduzione di ogni singolo detto non è stata sempre semplice, anche perché, passando all’ italiano, l’ effetto sonoro o ritmico viene intaccato e non rende piena giustizia alle espressioni dialettali, che, oltretutto, quasi sempre erano accompagnate dal gesticolare delle mani, dall’ ammiccare degli occhi e dalle smorfie del volto, che ingigantivano la forza comunicativa di quanto veniva pronunciato.


Gli animali

1) Ul purcel quand’al munta ul scrann, o al spusa o al fa dan
Il maiale quando occupa un posto importante, o puzza o fa danno
analogia con
Te quandu lu patucchiu catiu intra la farina tisse ca era statu sempre mulinaru
Da quando il pidocchio cadde nella farina disse che era stato sempre mugnaio

Entrambi i proverbi sono riferiti alle persone povere e purtroppo ignoranti che, una volta diventati ricchi, si danno molte arie.

2) Lu cicalone canta , canta, poi schiatta
Il cicalone canta, canta, poi muore

3) Lu lupu te mala cuscienza comu la face la pensa
Il lupo di cattiva coscienza pensa che gli altri si comportino male come lui

4) Cavaddhu castimatu n’de luce lu pilu
Al cavallo bestemmiato luccica il pelo

5) Ttacca lu ciucciu a ddhu ole lu patrunu
Attacca l’ asino dove vuole il padrone

6) Ci eri ciucciu meu te ttaccava culu alla mangiatoia
Se tu fossi il mio asino, ti attaccherei al contrario alla mangiatoia

7) Lu sciencu tice a lu ciucciu curnutu
Il bue chiama l’ asino cornuto

8) La caddhina face l’ ou e a lu caddhu n’ dde uschia lu culu
La gallina fa l’ uovo e al gallo brucia il sedere

9) Lu chiù fessa uceddhu se futte la meiu fica
L’uccello più stupido si mangia il fico migliore

10) Ci secuta l’ ucceddhu more minchia e poareddhu
Chi insegue la chimera rimane deluso

11) Ci pecura te faci, lu lupu te mangia
Se ti fai pecora, il lupo ti mangia

12) Te sara su ul stabile quando ghe scapà ul purcell
Hai chiuso la porta quando il maiale era già scappato

13) La femmana futtiu lu tiaulu e la caddhina futtiu la femmana
La donna imbrogliò il diavolo, la gallina imbrogliò la donna

14) Meiu n’ou osci ca ‘na caddhina crai
analogia con
Mei un ou in man ca una gaina duman
Meglio un uovo oggi che una gallina domani

15) Cane ca torme nu’ lu ndisciatare
analogia con
Lassa sta ul can ca dorm
Non svegliare il cane che dorme

16) Porcu pulitu nu n’grassa
analogia con
Ul purscel netu, a l’ingrasa no
Il maiale pulito non ingrassa

17) Credeu de ruba ul lardu a la gata
Credevo di rubare il lardo alla gatta


La famiglia


18) Na bona maritata, face femmana a prima fiata
analogia con
Beata che la spusa, se la prima l’è una tusa
Beata quella donna a cui nasce come primo figlio una femminuccia

19) Ci tene fiju masculu cu nnu ddica latru, ci tene fija femmana cu nnu ddica bbuttana
Se in famiglia c’è un figlio maschio non accusare gli altri di essere ladri, se c’è unafiglia femmina non chiamare puttane le altre donne
analogia con
Chi al gà un fiò al gà un bò , chi al gà i tusan al gà i putan
Chi ha figli ha dei buoi, chi ha figlie ha puttane

20) L’ om al gà i denci da can, se al mordi no in co al mordi duman
L’ uomo ha i denti del cane, se non morde oggi morde domani

21) L’ ommenu cu la pala, la femmana cu la cucchiara
L’ uomo ( deve portare i soldi) con la pala, la donna (deve spenderli) con il cucchiaio

22) Ci la vacca nu mangia cu li bboi o ha mangiatu prima o mangia poi
La mucca, che non mangia con il bue, o ha mangiato prima o mangia poi
analogia con
Se l’ om al vegna a cà in bona, bucognu, se l’è rabià, ho già mangià
Se il marito torna a casa contento, mangiucchio, se è arrabbiato, ho già mangiato

23) Lu fiju mutu , la mamma lu capisce
La mamma comprende il figlio anche se non parla

24) A tie fija ticu, tie nora senti
A te figlia lo dico, ma tu nuora ascolta

25) Quandu li piccinni cacciane li tenti, chiangene tutti li parenti
Quando ai bambini spuntano i denti, tutti i parenti piangono

26) La fija tutta me ‘mpija, tutta me ‘mpija, la nora nu me fete e nu me ‘ndora
La figlia mi dà soddisfazione, la nuora non mi considera

27) Fiji piccicchi guai piccicchi, fiji grandi guai grandi
Figli piccoli guai piccoli, figli grandi guai grandi


Vari

28) Sparagna la farina quandu la matthra è china, ca quandu lu fundu pare a picca serve sparagnare
Risparmia la farina quando la madia è piena, perché quando si vede il fondo serve a poco risparmiare

29) Fanne chiu te la cuneddha, ci oi la sorte beddha
Se vuoi avere una buona sorte, fai cose brutte

30) Donna mustazzuta te luntanu se saluta
La donna baffuta si saluta da lontano

31) Petra nanzi petra azza parete
Pietra su pietra si costruisce il muro

32) ‘Lluciscendu pruvidendu
Quando al mattino si fa luce, provvedi alla giornata

33) E’ meiu nu riccu ‘mpoarire can u poareddhru ‘rrcchire
E’ meglio che un ricco impoverisca piuttosto che un povero diventi
ricco

34) Na manu ‘llava l’ addhra e tutte toi sciaqquane la facce
Una mano lava l’altra e tutte e due lavano il viso

35) Ci beddha hai apparire, toia te cose hai ‘bbire
Se vuoi sembrare bella devi soffrire

36) La reggina ippe bisognu te la vicina
La regina ebbe bisogno della vicina

37) La bellezza nun regge casa, nu face lu lettu, nu scupa casa
La donna bella non governa la casa, non rifà il letto, non scopa per terra

38) Ci nasce meschinu e sfurtunatu, la pija ‘n culu puru quandu sta ‘ssattatu
Chi è sfortunato, subisce sempre


39) La vita è nu menaturu, osci la pji ‘n culu e crai puru
La vita è sempre dura, oggi e domani

40) Ciuveddhri tice ahi, ci nu se tole
Nessuno si lamenta se non prova dolore

41) Paru cerca paru e paru pija
Ognuno cerca il suo simile e con il suo simile si accompagna

42) Ci nu ‘ssamiji, nu te piji
Se non ti somigli, non ti prendi

43) Mintate cu unu meju te tie e sia ca ‘nde faci le spese
Mettiti con chi è migliore di te e onoralo che sarai onorato

44) Azza la zampogna pe quandu ti bisogna
Metti la ramanzina da parte per quando ti serve

45) Quandu lu tiaulu te n’ carizza, l’anima ole
Quando il diavolo ti fa i complimenti, vuole l’ anima

46) Li guai te la pignata li sape la cucchiara ca li ota
I guai della pentola li sa il cucchiaio che la gira

47) Tamme e ddau ca l’ amicizia tura
Se tu mi dai ed io ti dò, l’ amicizia dura

48) Tira cchiu lu pilu te ‘nzartu
Tira più il pelo di una corda grossa

49) Ci se vanta sulu nun ‘ mbale nu pasulu
Chi si vanta da solo non vale un fagiolo

50) Rrobba t’ addhi curiscia larga
Si è generosi con la roba degli altri

51) Carne ca crisce, ci nu uddhica ‘ inverminisce
Il bambino che cresce deve muoversi sempre

52) Ci tene la vista bona scopre li quaranta
Chi ha la vista buona si accorge…

53) Ci tesse tene na camisa e ci nu tesse n’de tene toi
Chi tesse ha una camicia, chi non tesse ne ha due

54) Al var pù la fidascia, ca ul legn da la barcascia
Vale di più la fiducia che il legno della barca

55) Cabbu cate e castigata no
La derisione degli altri ti ricade addosso, la maleducazione no

56) Li ‘Ntoni rari su li bboni e quiddhi ca su bboni su’ ffocu te Sant’
Antoni
Tra quelli che si chiamano Antonio, ce ne sono pochi buoni e quei pochi sono fuoco di Sant’ Antonio



Previsioni del tempo


57) Tempo e cu a fan chel cal vor lu
Il tempo e il culo fanno quello che vogliono

58) Cielo cani cani ci nu chiove osci chiove domani
Quando il cielo è nuvoloso o piove oggi o piove domani

59) Dopu tre troni rria l’acqua, dopo tre pirati rria la cacca
Dopo tre tuoni piove, dopo tre scorrenge si fa la cacca

60) Meju la mamma cu perde la fija ca lu sole te Marzu cu se la pija
E’ meglio che una mamma perda la figlia piuttosto che la colpisca il sole di Marzo

61) Vale cchiu n’acqua te Marzu e t’Aprile ci hai chinu lu varile
Vale di più l’ acqua di Marzo e d’ Aprile, se hai riempito il barile

62) Aqua a balun, aqua a munntun
Se la pioggia forma i palloni, pioverà molto

63) Allo squaiare te la nive, parene li stronzi
Quando si scioglie la neve, compaiono gli stronzi

64) Se ul tempural al ven da Bià, ciapa la sapa e va a ca’, se al ven da
Canegrà, ciapa la sapa e va a sapà
Se il temporale viene da Abbiategrasso, prendi la zappa e vai a casa, se
viene da Canegrate prendi la zappa e vai a lavorare

65) Cielo a pecuredde acqua a quartarddhe
Cielo a pecorelle, acqua in abbondanza

66) Natale al su, Carnevale al fogu
Se a Natale c’è il sole, a Carnevale starai vicino al fuoco

67) Te la Nunziata la vigna è sciardinata
Per l’ Annunziata la vigna è fiorita

68) Te la Candelora la vernata è suta fora, ma ci la sai bona cuntare c’è nu bonu Quarantale
Alla Candelora l’ inverno è finito, ma se sai contare bene, ci sono ancora
quaranta giorni di freddo

69) Agosto manda littri cu tte riccoj li zinzuli; ci li zinzulu nu riccujsti fiacchi consigli bisti
Agosto manda lettere per raccogliere gli zinzoli, se non li hai raccolti, hai seguito cattivi consigli




La natura

70) Quando rria l’ua e la fica lu malone va se ‘mpica
Quando sugli alberi ci sono i fichi, il melone non è più buono

71) Quando canta lu cicalone, fuci fuci a lu cippone
Quando canta il cicalone corri alla vigna

72) Quando canta la cicala, fuci fuci alla culumbara
Quando canta la cicala raccogli i fichi

73) Te Santu Vitu la fica pija maritu
Il giorno di San Vito bisogna impollinare il fico

74) Vesti lu cippone ca pare barone
Se vesti un ceppo d’uva sembra un barone
analogia con
Vesti un sciucchetto ca al diventa un umetto
Vesti un legnetto che diventa un ometto



I mestieri


75) Quandu ul murnè va al mulin s’infarina
Quando il mugnaio va al mulino, si infarina

76) Quando ul su al sa sbasa, ul vilan al sa massa
Quando il sole tramonta, il contadino lavora con lena ( è chiaro il riferimento a chi non ha voglia di lavorare)

77) Ogni ufelè al fa ul so mesté
Ogni operaio fa il suo mestiere



I Santi

78) Santa Caterina per Natale na trentina
A Santa Caterina mancano trenta giorni a Natale

79) A Santa Caterina mena la vaca a la cascina
A Santa Caterina porta la mucca in cascina

80) 3) Santa Caterina fice le porte noe topu ca la rrubara
Santa Caterina fece le porte nuove dopo che la derubarono

81) 4) Te Santu Vitu la fica pija maritu
A Santo Vito si impollina il fico

82) A Santu Vitu e Mudestu l’è pesc l’ aqua ca la tempesta
A Santo Vito e Modesto fa più male alla campagna l’acqua che la grandi-
ne
83) Santa Liberata fanne tuce l’ ussuta comu tuce foe l’ antrata
Santa Liberata fa che dolce sia l’ uscita (il parto) come dolce fu l’entrata

84) Te la Nunziata la vigna è ‘ngiardinata
Dell’ Annunziata la vigna è germogliata

85) San Giuseppe non ci passa senza ciceri cu la pasta
La festa di San Giuseppe non passa se non si mangiano i ceci con la pasta

86) Te San Simone le nespule suntu bbone
A San Simone le nespole sono buonee

87) Per Santa Agnesa ga curi la luserta per la scesa
Per Santa Agnese la lucertola corre per la siepe

88) Santu can u ‘ddumi candela miraculi nu fface
Se non accendi la candela al Santo, non ottieni grazie

89) Santu can un ssana divoti, n unne tene
Il Santo che non fa miracoli non ha devoti

90) San Giuseppi tira fora scarp e calzett
Per San Giuseppe tira fuori le scarpe e le calze

91) Sant’ Antoni cu la bbarba janca, se nu chiove, la nive nun manca
A Sant’ Antonio o piove o nevica
analogia
Sant’ Antoni cu la barba bianca fami truà quel ca ma manca
Sant’ Antonio con la barba bianca fammi trovare quello che mi manca
A San Bias gag era la guta sota al nas
A San Biagio gela la goccia sotto al naso


Detti popolari

92) Ci mangia sulu, se ‘nfuca
Chi mangia da solo, si strozza

93) Chiesa servi e chiesa mangi
Se servi qualcuno, ne ricaverai un utile

94) Bel me ul su, brut me ul cu
Bello come il sole, brutto come il sedere

95) Mangia cu de galett
Pettegolo

96) Va giò per la piena!
(Segui la piena del fiume) Vai al diavolo!

97) Va là batel, ca sem su tuti
Il battello può partire perché tutti sono a bordo

98) Tela là la luna
Ecco la luna ! Che scoperta!

99) Ven giò da la broca!
Scendi dall’ albero! Stai più attento!

100) Tan co, tan suchi
Tante teste, tante opinioni

101) A cci fija e a cci fijastra
C’è chi è trattata da figlia e chi da figliastra

102) Lu pisce puzza te la capu
Il pesce comincia a puzzare dalla testa

103) L’ oiu te ulia, lu male porta via
L’ olio di oliva porta via la malattia

104) Ventre china cerca riposu
La pancia piena desidera riposo


105) Lu porcu bbinchiatu, ‘ngira la pila capisotta
Il maiale sazio gira il piatto

106) Carne cruta, pesce cottu
Mangia la carne cruda , il pesce cottoo

107) Lu purpu se coce cu l’ acqua soa
Il polipo si cuoce nella sua acqua

108) Ci bive mieru campa cent’ anni
Chi beve il vino campa cent’ anni

109) Mare, viti e fuci, taverna viti e trasi
Stai lontano dal mare, entra nell’ osteriaa

110) Ci sputa in cielo, in facce ne cade
A chi sputa verso l’ alto, lo sputo arriva in faccia

111) Ci ha e dà, in Paradiso va
BBisogna essere generosi



Indovinelli

112) Onde fa,,
mare non è,
situla ‘e porcu,
porcu non è,
misericordia, che cosa è? (Il grano)

113) Tegnu ‘nu porciduzzu,
‘ttaccatu a lu manganuzzu,
no mancia e no bive,
è ‘cchiu crassu iddhu de mie (Il melone)

114) Tegnu ‘n ‘arburu te zampogna,
quannu fiura e quannu ‘mpogna,
quannu caccia ‘i belli fiuri,
cacciu ‘n taula a li signori. (Il cavolfiore)

115) Quantu me dose, quantu me dose,
la prima fiata ca me lu pose,
dimmanati le maritate
comu se ‘ntisera ‘e prime fiate. (L’ anello)

116) Quantu ‘cchiu crossa a porta lu maritu,
‘cchiu mutu se prescia ‘a mujere. (La fascina)

117) Lu sire tortu stortu,
la mamma tutta strazzata,
la fija beddha, beddha,
cinca passa se scappeddha. (L’ uva)

118) Tegnu ‘na cosa sulla banca,
la cute verde e la capu ‘ianca. (La cipolla)

119) Pilu de sutta e pilu de susu,
a menzu ‘n c’è nu scattiddhusu. (L’ occhio)



L’ origine e la morale di proverbi

Petra nanzi petra azza parete
Commento: Nei campi quando i contadini lavoravano la terra con la zappa e l’aratro, spesso venivano in superficie delle pietre di varie dimensioni, specialmente se il terreno era un po’ roccioso. Nella maggior parte dei casi, queste pietre venivano utilizzate per realizzare dei recinti o dei muri lungo il confine dei campi o lungo le strade di campagna..
Pietra dopo pietra, man mano che uscivano dal terreno, i contadini le
sistemavano ad incastro e senza impasto una sull’ altra fino a costruire un
muro.
Similmente avviene nella formazione della propria cultura. Se ogni giorno ognuno impara qualcosa di nuovo, ad un certo punto, tutto ciò che si è appreso, ogni esperienza di vita formerà il bagaglio culturale della propria esistenza e questo permetterà ad ognuno di fronteggiare le varie situazioni con più efficienza e tranquillità.
Morale: Facendo tesoro di ogni più piccola cosa che si apprende, si costruirà e si eleverà la nostra conoscenza.

Quandu rria la fica lu malone se ‘mpica
Commento: Ogni stagione porta i suoi frutti e ogni frutto caratterizza una stagione. Per esempio all’ inizio dell’ estate, appare sulla tavola l’ anguria, un frutto molto succoso e dissetante..
Questo frutto è tipico di questa stagione, infatti d’ estate si beve in abbondanza e non c’è niente di meglio di una fetta di anguria fresca per dissetarsi. Ma prima che finisca l’ estate, sulla tavola fanno la loro comparsa i fichi, frutti molto dolci e pastosi, che danno il cambio all’ anguria.
Lo stesso avviene per la campagna: il terreno è quello, ma sono diversi i lavori che si alternano a secondo delle stagioni.
Così è per i genitori che svolgono la loro parte nella vita, imparano delle cose che poi trasmettono ai loro figli e questi a loro volta le insegnano ai propri: in questo modo ognuno cede il passo ad un altro.
Morale: Osservando il corso naturale delle cose, si può capire come tutto abbia il suo tempo e il suo spazio, per esprimere il proprio compito.


Sparagna la farina quandu la matthra è china,
ca quandu lu fundu pare a picca serva sparagnare
Commento: La farina è sempre stata considerata alimento di prima necessità nelle famiglie delle generazioni passate: infatti si faceva largo uso e consumo di pane, pasta, dolci e focacce. Si cercava di risparmiare la farina quando si era nell’ abbondanza, così, quando sopraggiungevano quei periodi di annate poco produttive, si attingeva dalle provviste e in questo modo non mancava mai il pane a tavola..
Così si può dire anche di chi si ritrova con molti soldi. Quando si ha molto denaro e non lo si sa amministrare in modo opportuno, facilmente lo si sperpera nel gioco, nel lusso, nel superfluo senza pensare ai momenti difficili.
Oppure, quando si è giovani, ci si sente pieni di energia e il più delle volte si esagera in attività poco utili.
Morale: E’ cosa saggia utilizzare solo il necessario delle proprie risorse e conservare il resto per altre evenienze.

TTacca lu ciucciu a dhu ole lu patrunu
Commento: E’ noto che l’ asino ha una grande forza fisica, ma manca di intelligenza, è testardo e, quando si intestardisce nessuno lo smuove e il padrone è costretto a legarlo al meglio ovunque si trovii
A volte si suggeriva al padrone di legare il proprio asino in un altro posto più sicuro, ma questo si rifiutava, perché era più testardo del suo asino.
Alcuni individui, quando si mettono qualcosa in testa, anche se sbagliata, rifiutano consigli sensati, anzi perseverano nella convinzione di essere nel giusto e procedono per proprio conto.
Morale: Anche se non si è d’ accordo con i buoni consigli che vengono dati, non è bene rifiutarli su due piedi, ma analizzarli obiettivamente.

La caddhina face l’ ou e a lu caddhu n’dde uschia lu culu
Commento: Quando una gallina fa l’ uovo, subito dopo si mette a cantare, perché ha fatto uno sforzo per espellere quell’ uovo all’ esterno e per il dolore si sfoga cantando. Ma in un pollaio c’è anche il gallo e, quando sente cantare la gallina, si mette a cantare anch’ esso, come se fosse lui ad avere il bruciore..
Morale: A volte uno compie un lavoro e un altro se ne appropria, facendolo passare come suo.

Ci pecora te faci, lu lupu te mangia
Commento: Il carattere della pecora è mite e quindi si lascia facilmente domare, mentre quello del lupo è duro e aggressivo e ha quasi sempre il sopravvento su altri animali. Allo stesso modo tra le persone ci sono quelli che hanno un carattere mite e quelle che hanno un carattere aggressivo. Molte volte succede che in una discussione o quando c’è da dividersi qualcosa, chi possiede un temperamento scaltro riesce ad avere la meglio su persone più deboli, anche se queste hanno la ragione dalla loro parte..
Morale: Chi si mostra mite e buono può essere sopraffatto dal carattere forte, perciò bisogna avere fiducia nelle proprie capacità ed agire con sicurezza.

Lu sciencu tice a lu ciucciu curnutu
Commento: Fin da tempi lontani, l’ uomo si è servito del bue e dell’ asino, animali docili e mansueti, per lavorare i campi o per trascinare i carri. Però anche tra questi due animali vi poteva essere una specie di antagonismo: quello che andava bene per l’ uno non andava bene per l’altro, talvolta i difetti dell’ uno diventavano i difetti dell’ altro..
La stessa cosa può avvenire tra due persone quando uno addossa i propri difetti all’ altro.
Morale: Prima di giudicare una persona per quello che è o per quello che ha fatto, bisogna accertarsi che ciò che si sta per dire corrisponda a verità, altrimenti se questo giudizio non corrisponde al vero si ritorcerà contro chi l’ ha espresso.

Lu fiju mutu, la mamma lu capisce
Commento: qualche volta capita di incontrare qualcuno muto, che vuol dirci qualcosa, ma per quanto si sforzi per esprimersi dalla sua bocca esce solo qualche balbettio incomprensibile. Ma se la persona muta si esprime con sua madre, questa capisce perfettamente il figlio, proprio perché gli è stata sempre vicino e ne conosce le espressioni e i bisogni..
In generale nella vita si possono incontrare delle situazioni poco chiare che vogliono dirci qualcosa di interessante, ma se non ci sforziamo per capire il senso, il messaggio ci sfuggirà.
Morale: A volte per capire una certa cosa, non è necessario avere una grande intelligenza, ma basta solo un po’ di attenzione e di sensibilità.
(cfr. il testo B. Saracino, Detti popolari nel territorio di Avetrana, GAL)



Le Fonti


Bibliografia

Nicola DE DONNO, Dizionario dei proverbi Salentini, Mario Congedo editore

Biagio Raffaele SARACINO, Detti popolari, pubblicato dal G.A.L. Avetrana


hanno collaboratoo
(in ordine alfabetico)
Anziane e Volontarie del Centro Anziani Tuglie (Le)
Franca CATALDI
• Andreina COLOMBO
• Adele DELL’ACQUA
• Enza DE MATTEIS
• Assuntina ERROI
• Rita GNONI
• Silvia Liquori
• Rina LUBELLO
• Anna Lena Mercuri
• Valeria Nuzzo
• Marcella Saracino
• Pippi Toma


                                                                           a cura di Roberta CERUTTI


 


Tre comari e tanti proverbi
 

Tre comari , la Nziata, la Mela e la Tora, verso sera, si incontrano sull’ uscio di casa per spettegolare sui fatti
del paese ( e degli altri). Lavorano all’ uncinetto e intanto….
‘Nziata : Cummare sai ci sta se sposa?
Mela: No! Nu aggiu saputu nenzi!
Tora: Comu nu lu sapivi! Ieu lu sapia già te nu mese!
Mela: Sta cuntati, sta cuntati , ma nu ‘niti tittu ancora ci sta se sposa
‘Nziata : La Cia te sottu lu Lavitu.
Tora: La sacciu, la sacciu. Na beddha vagnuna: brava, te garbu, faticante e sparagnusa.
‘Nziata: Bonu ca ete sparagnusa ca lu proverbiu te li vecchi tice: “Lu maritu cu la pala e la mujere cu lu
cucchiaru”.
Mela : Iddhu ci ete?
‘Nziata : Ete lu Ntoni te su la Longa, fiju te la Nziata paccia.
Tora: Ah! Fiju te la ‘Nziata paccia ete? Quiddha te tutti tice male, masculi e femmane.
‘Nziata: Eh! Cummare lu proverbiu tice: “ Ci tiene masculi cu nu tice latri, ci tiene femmane cu nu tice
puttane”.
Mela: Nu lu canusci? Ete quiddhu ca face lu ferraru
Tora: Ah! Lu Ntoni farraru ete?
‘Nziata : Ahi! Te li Ntoni rari su li boni e quiddhi ca su boni su lu focu te Sant’ Antoni.
Mela: Ah! Cummare, ete propriu veru: lu chiu fessa uceddhu se mangia la meju fica.
Tora: Pe quistu, aggiu vistu la Tetta ca scia te pressa….
‘Nziata : Ah! Cummare ete propriu veru: “ La nora nu me fete e nu me ndora, la fija tutta me mpija,
tutta me impija.
Mela: Ce tota ndave fatta la Tetta alla Cia?
‘Nziata: Zzita beddha nu nde serve zaccareddha.
Tora: Panni te vinti! La Tetta poareddha sa sculacchiata.
Mela: Mi sapiti tire quandu moscia la tota ca ulia la visciu.
‘Nziata: Sine poi te lu ticu! E nu malangare ca tie si capace ca troi lu pilu intra l’ ou.
Tora: E a iddhu ci sta nde face mammasa?
Mela : Naaa! Mammasa ! Quiddha nu tene la via ca camina. Iddhu ppende lu cappieddhu!
‘Nziata : Mmm… ddha filondra ca nu ave mai tanutu culu te casa.
Tora: Mo sta se inche la ucca dicendu ca sta porta a tutti l’invitati na caddhina e un paccu te pasta zzita.
‘Nziata: Ce facce tosta ! Era statu meju cu ia sparagnatu prima . Ca lu proverbiu tice “Sparagna la farina
quandu la mattha è china, ca quandu lu fundu pare nu serve sparagnare.”
Mela: Quiddha è tuttu fumu: ca li quai te la pignata li sape la cucchiara ca lin ota.
Tora: E ci sta nde face l’ abitu alla vagnuna?
Mela: Ci te aspetti ca lu paca la ‘Nziata paccia? Mammasa e sirasa sannu strinti finu all’ossu, pareddhi, cu
cuntentanu la vagnuna.
Tora: Speriamu cu la mmeste, ca sai comu se tice: la zita è latte, la mujere è burru, l’ amante è casu
piccantinu.
‘Nziata: Quandu se sposanu?
Mela: Te Santa Liberata!
Tora: E ci centra? Ci ave scucchiatu lu giurnu? Iddha?
Mela: Ca nu lu sai lu proverbiu? Santa Liberata fa che dolce sia l’ uscita come dolce fu l’entrata!
Tora: Percè, prena ete?
Mela : Nu sacciu nenzi, però mane tittu ca l’ane visti sotta la carrupa ca sta se mustunisciane.
‘Nziata: Cummare mea, la meju porta la tigna.
Tora: E poi se sape : “ Mujere onorata occhi murcia o scancata.
Una vicina di casa interviene gridando: E nu la spicciati te malangare? Ui chiati te tire male puru te li
Santi intra la nicchia!
‘Nziata, Mela e Tora raccolgono il loro lavoro, sollevano le sedie e andandosene : Beh! S’è fatto tardi,
sciamone e bona sera a tutti.

N.B. Il presente lavoro è frutto della fantasia di alcune volontarie dell’U.S.V. , ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale.
 

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