Le persone "semplici" sono quelle che nonostante la vita non sia
stata tanto benigna con loro, sono serene e tranquille, e,
soprattutto, non riescono a far del male ad alcuno anche quando quel
"QUALCUNO", con un pizzico di cattiveria, cerca in tutti i modi di
farle arrabbiare.
In quel caso "Lui" rispondeva, sempre pacatamente, "Quetu, quetu,
teni chiù corne tie te nu camiu rimorchiu te moniceddhri".
Era una bella risposta, faceva sorridere, ma ci poteva anche far
riflettere.
Questo era "Nunziato" detto Battista "Lu vagnone", così veniva
chiamato e difeso da chi aveva capito che Lui faceva parte di quella
"storia del nostro paese" nella quale si collocano queste persone
che dipingono di colori lussureggianti la Simpatia e l'Umiltà e
soprattutto il nostro viso di un sorriso.
Nunziato, in paese si poteva incontrare, in ogni via o vicolo, e
soprattutto, Lui aveva sempre un posto in "Prima fila": Era il primo
a capo di ogni corteo, di quelle belle processioni, che si
svolgevano una volta nel nostro paese e nei cortei funebri. La banda
era la sua passione, Lui con la bocca riusciva ad intonare le note
delle marce funebri IONE e VELLA, e mentre faceva ciò muoveva le
braccia e il capo, come un abile direttore d'orchestra.
Ad ogni corteo, Lui stava avanti e guidava con il suo immancabile
fischietto le persone, fermava le macchine se intralciavano il
passaggio.
Tante volte, quando incominciavano a cadere le prime foglie, Lui già
indossava il suo lungo cappotto nero e si metteva agli incroci con
le braccia aperte e con il fischietto in bocca per fare il vigile e
tante erano le macchine di sconosciuti che, credendolo tale, si
fermavano, per poi ripartire, scandendo qualche imprecazione un po'
colorita, ma sempre con il sorriso sulla bocca.
Tutti lo conoscevano e lui conosceva tutti e non solo.
La sua particolarità era quella che appena ti vedeva e conosceva il
tuo nome, oppure se non lo sapeva, te lo chiedeva, subito ti sapeva
dire quando si festeggiava il tuo onomastico.
Conosceva tutti i santi del Calendario e , di conseguenza, il giorno
della ricorrenza.
Tante volte, per ridere e non per altro gli si chiedeva un Santo un
po'.... Audace, allora Lui, rifletteva un attimo, e dopo, con una
bella risata, ti rispondeva "Maluratu, teni chiù corne tie, te nu
camiu te moniceddhri... nu se ticiane quiste parolacce..... mamma
mea" e andava via, coprendosi il viso con le sue grandi mani.
Un'altra "chicca te lu Nunziatu" era quella che dopo che ti diceva
il giorno del tuo onomastico ti chiedeva:
"Me tai 10 lire"...
"Nunzià
nu nde tegnu"
"Teni cinque lire".....
Nu nde tegnu
nunzià allora con
il capo abbassato andava via, come si fosse Lui SCORNATO di aver
chiesto.
Se aveva confidenza, con la persona che aveva davanti, gli chiedeva
..."Me poi comprare nu panino con la mortadella", non c'era mai
qualcuno che glielo negava.
Ricordo, tanti anni fa, quando era ancora giovane, tutto il giorno
girava per il paese, ma all'imbrunire tutte le sere arrivava al
forno, "te lu Giovanninu Sipana", perché sapeva di trovare sempre nu
filone te pane da mangiare.
Bussava alla porta educatamente, e diceva "Buonasera, mave tittu lu
Giovanninu cu bengo e ieu sono vanuto, signora te chiami Rita no...
Santa Rita ete ìl 22 maggio, la santa te le rose".
Poi prendeva il suo filone ben condito (andava matto per la
mortadella) si sedeva al caldo vicino al forno e dopo, un po' ti
chiedeva: "teni nu picca picca te vinu?" Finito di mangiare,
ripeteva le stesse cose dette prima: "Ssignuria te chiami Rita....
Santa Rita ete .... E andava via.
Da persone semplice qual'era, in questo modo ricambiava la
gentilezza ricevuta.
Un altro luogo da Lui frequentato era il cimitero, conosceva tutte
le tombe dei defunti.
Appena ti vedeva entrare, ti chiedeva il nome e il cognome del
defunto e Lui ti indicava il luogo, la fila e il posto del loculo a
volte quando ti accompagnava, ti elencava, anche, la parentela del
defunto.
Che altro dire di te Nunziato, se non la certezza, che chi ti ha
conosciuto, ha solo un ricordo incancellabile, perché a tutti noi
hai donato un sorriso e, si sa, i sorrisi più belli sono quelli che
vengono dalla semplicità e dall'umiltà.
Ciao, Nunziato, in cielo avrai il tuo bel da fare a guidare le
schiere degli angeli con il tuo fischietto perché, anche Lì, dove il
tempo è eterno, hai un posto in prima fila.
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