La Caremma nella tradizione popolare salentina, in particolare
quella contadina, era un fantoccio dalle sembianze umane di una
vecchia e rappresentava la mamma del Carnevale morto il martedì
grasso. Una volta realizzato con strumenti rudimentali e materiali
di scarto, veniva appesa sui terrazzi, sui balconi delle case o sui
pali ai crocicchi delle strade a partire già dal mercoledì delle
ceneri, giorno in cui aveva inizio la Quaresima, periodo di
penitenza in cui i festeggiamenti del Carnevale dovevano essere solo
un ricordo e si dovevano sostituire con giorni di digiuno,
sacrificio ed astinenza, in particolare dalla carne. La Caremma, in
passato, rappresentava anche un rudimentale calendario con il quale
si teneva il conto delle settimane che mancavano al giorno di
Pasqua. Nella mano sinistra, infatti, teneva il fuso e la lana da
filare, simboli della laboriosità del tempo e della vita che scorre
velocemente. Nella mano destra, invece, aveva un’arancia nella quale
erano conficcate sette piume di gallina, una per ogni settimana
della Quaresima.
Di queste piume, se ne toglieva una per settimana sino al Sabato
Santo, giorno in cui la Caremma veniva fatta ardere su una grande
“focareddhra” in segno di purificazione, mentre il festoso suono
delle campane annunciava la Risurrezione di Gesù. I bambini presi
per mano intorno al calore del fuoco, quasi in una danza rituale,
recitavano a cantilena così: “La Caremma pizzitorta, se mangiau la
ricotta, se la mangiau scusi scusi cu nù la vitane li carusi. Li
carusi la vitira la Caremma la ccitira”(La brutta Caremma, si mangiò
la ricotta, se la mangiò di nascosto per non essere vista dai
ragazzi. I ragazzi la scoprirono e la uccisero). A Tuglie, questa
tradizione continua in maniera davvero inusuale, tanto che la
comunità si è presa scherzosamente l’appellativo di “Tuglie, il
paese delle Caremme”. La tradizione continua, grazie alla
rassegna-concorso che l’Associazione Culturale Ekagra promuove per
il quinto anno consecutivo con il fine di tramandare uno dei tanti
simboli scomparsi della cultura popolare salentina. Il concorso
coinvolge tutta la comunità tugliese ed è annualmente attesa da
bambini, giovani e adulti, dalle associazioni di volontariato e dal
mondo scolastico. Una volta realizzate e posizionate le Caremme
nelle locations stabilite, vengono fotografate dai volontari Ekagra,
che durante le domeniche di Quaresima sono presenti in piazza
Garibaldi per raccogliere i “voti” dei tugliesi che ne decretano,
alla fine, la Caremma meglio riuscita, quella più spaventosa, la più
simpatica e quella più originale. Il Sabato Santo, la
rassegna-concorso si conclude con il lungo corteo formato da tutti i
volontari dell’associazione che, a bordo di un mezzo molto
folcloristico, passano per le vie di Tuglie a ritirare le Caremme
che vengono bruciate in una grande “focareddrha”, in via Tito Schipa,
nei pressi di piazzale Matteotti. Qui avviene la cerimonia di
premiazione dei partecipanti alla presenza delle autorità
cittadine…e delle Caremme rimangono solo delle semplici fotografie!
(articolo di Gianpiero Pisanello
tratto da quiSalento – febbraio 2009) |
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