Una favola antica dal sapore moderno ” Il bosco delle Fate “
Le favole sono da sempre il modo attraverso il quale gli adulti trasmettono ai
bambini valori universali, come il bene e il male; sono meraviglia e fantasia,
ma anche luogo in cui i bambini affrontano le proprie paure e costruiscono le
proprie risposte alle grandi domande della vita. Questa favola la dedico a tutte
le donne... sognate ad occhi aperti. Una favola che si rispetti non può che
iniziare con la fatidica frase “ C’era una volta “ noi certo non infrangeremo
tale regola. C’era una volta un casale chiamato S.Pietro e lì nacque una
splendida bambina dal sorriso luminoso e dagli occhi vispi e profondi. Suo padre
si occupava di trascrivere manuali antichi, un mestiere che aveva appreso dal
padre che a sua volta lo aveva appreso dal padre. La madre era riccia e
dispotica ed insegnava alla figlia l’arte delle buone maniere. Ma la piccola era
una ribelle e sfidava spesso l’ira della madre che avrebbe voluto una donzella
dal carattere tranquillo e pronta ad usare tutti i trucchi del bob-ton per farsi
strada nella vita. Il tempo inesorabile passava, la vita scorreva lentamente nel
casale di S. Pietro e le giornate venivano riempite dalle marachelle della
ragazza e dalle grida della madre che seguiva ossessivamente lo sviluppo della
propria figliola, molto preoccupata da quello che la gente potesse pensare della
figlia, piuttosto che godersi il piacere di una figlia così vivace e curiosa. Il
padre contava poco in famiglia, ma la ragazza lo adorava. Un bel giorno il padre
decise di portare tutta la famiglia in un bosco di sacre querce nel vicino paese
grecanico. Nel bosco la ragazza si sentiva libera e nelle lunghe passeggiate
alla scoperta dei mille anfratti del bosco sacro aveva incontrato una misteriosa
tribù di esseri invisibili al resto dell’umanità. Ma lei era dotata di una
particolare sensibilità e riusciva a vedere questi strani esseri che vivono nel
bosco delle Fate. Erano gnomi e fate, dispettosi con gli uomini cattivi e dolci
ed amorevoli con la ragazza. Il capo della tribù del bosco insegnava alla
ragazza l’amore per la natura, il rispetto per gli esseri viventi siano essi
vegetali che animali e chiudeva spesso ogni racconto o lezione con una frase che
suggellava il tutto….“In corde vis vitae” ( nel cuore risiede la forza della
vita ).
Il che voleva intendere che ogni gesto, ogni parola, ogni emozione andava
vissuta e regolata attraverso il cuore, ma non il muscolo pulsante che ci batte
forte e regolare nel petto. Ma il cuore profondo, mistico, alcuni pretendono di
chiamarlo anima, alcuni altri coscienza…. insomma tutto quello che si fa tenendo
presente il cuore sarebbe il giusto compendio per la vita appunto “ nel cuore
risiede la forza della vita “ ed ogni cosa fatta tenendo presente questo, era ed
è degna di essere vissuta. Questo motto che fregiò anche lo stemma cittadino del
luogo, divenne per la ragazza la sua stessa vita……. questo è solo l’inizio della
storia, pronti a conoscere il proseguimento della storia ed i misteri del bosco
delle Fate ?
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Tuglie...per raccontar paese...
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