Molti rimarranno stupiti da questa mia affermazione, ma forse bisogna
riscrivere la storia del grande letterato conosciuto col nome di William
Shakespeare. Il personaggio aveva un altro nome ed un altra storia da
raccontare. Allora proviamo a fare delle congetture. Alcuni studi recenti
raccontano che William Shakespeare, lo scrittore inglese per antonomasia,
non era inglese ma italiano, pare proprio che le più recenti ricerche
dimostrino che tutti gli studiosi di letteratura e del teatro elisabettiano
hanno preso un abbaglio: William Shakespeare era messinese, quindi italiano.
Tra gli studiosi c’è chi, analizzando la sua firma, ha sostenuto che non
fosse neppure capace di leggere e scrivere. Uno studioso italiano afferma
che Shakespeare non fosse altro che un prestanome di John Florio, poeta di
origine italiane, attivo in Inghilterra nel ‘600, il fatto che su di lui
esistano solo pochissimi documenti non fa che aumentare la curiosità. Poteva
il figlio del guantaio di Stratford-upon-Avon essere l’autore di opere
immortali come Romeo e Giulietta, il Mercante di Venezia, lo stesso Otello?
O dobbiamo constatare che dietro il nome di William Shakespeare si potesse
nascondere un altro nome, un altra storia, quella che lo scrittore Henry
James definì nel 1903 “ la più grande e più riuscita frode che sia mai stata
realizzata nei confronti di un mondo paziente ”.
Da una storia ricostruita, la famiglia di Giovanni Florio alias William
Shakespeare era composta dal padre Michelangelo Florio autore tra l’altro di
un racconto in dialetto messinese ” Tantu trafficu ppe nenti ” che ricorda
non solo per assonanza al titolo, la più conosciuta ” Tanto rumore per nulla
“, la madre Guglielma Crollalanza traduzione letterale al maschile in lingua
inglese di William ( Guglielmo ) Crolla ( Shake ) Lanza o lancia ( Speare ),
nome preso in prestito traducendo il nome e cognome della madre. La famiglia
Florio perseguitata a Messina per essere calvinista, in un periodo dominato
dall’inquisizione cattolica, scappa dal suo territorio e si rifugia nel
Salento, forse a Galatina, dove prende il nome di una famiglia che secondo i
documenti proveniva da Nardò o Gallipoli, vale a dire la famiglia Vignola.
Perchè
affermiamo questo?, per varie ragioni. La fuga dall’inquisizione doveva
essere credibile il più possibile. La scelta di Galatina non è casuale, la
famiglia Florio aveva proprio in Giovanni un grande linguista, che consigliò
alla famiglia, la venuta nel Salento a Galatina, in un area linguistica
greca.
Il dialetto leccese e messinese sono similari proprio per la radice greca di
molte parole dialettali. Inventano un nuovo cognome, anche con la complicità
dei Vignola però mantengono lo stemma di famiglia della madre, lo stemma
araldico dei Crollalanza. Proprio questo stemma si trova in piazza Vecchia è
diviso a metà con i Tondi nel famoso palazzo delle Tarantate a Galatina.
Sempre la nostra famiglia Florio ormai girovaga per sfuggire
all’inquisizione, si trasferisce a Venezia proprio nel palazzo di un certo
Otello che qualche anno prima aveva ucciso la moglie Desdemona per gelosia.
Da qui tutta la famiglia si trasferisce a Milano dove il giovane Giovanni
Florio si innamora di una contessina di nome Giulia ma le famiglie non
approvano questo amore, facile pensare a due grandi opere di Shakespeare.
Un passaggio nella patria di Lutero dove Giovanni incontra e nasce un
amicizia con Giordano Bruno che finirà arso dal fuoco dell’inquisizione a
Roma in campo de Fiori dove campeggia oggi la sua statua. Infine in
Inghilterra dove l’abile linguista Giovanni divenuto John Florio apprezzato
nella corte Elisabettiana sotto falso nome per coprire le sue origini
italiane con l’aiuto del padre Michelangelo e dello stesso William
Shakespeare scalcagnato attore di teatro creano i magnifici scritti ed
opere.
Il linguista Giovanni Florio in arte William Shakespeare abilissimo nel
creare nuovi neologismi amplifica 60.000 parole italiane in oltre 150.000
parole inglesi. A questo possiamo aggiungere l’ambientazione nelle nostre
città e nei luoghi al di fuori dell’Inghilterra frequentati dal padre; le
storie romanzate di alcuni personaggi che personalmente erano stati
incontrati ci induce a pensare che sarebbe bello fare luce su questo
personaggio, magari il segreto è sepolto fra i 340 volumi e gli scritti dei
Florio. John infatti, lasciò tutto in eredità al conte William III di
Pembroke, ma gli eredi si rifiutano di aprire le porte della loro biblioteca
agli studiosi, magari proprio lì si potrebbe svelare parte o tutta la storia
che abbiamo scritto.
Questo il mio piccolo contributo alla ricostruzione della verità. Ancora
oggi il dibattito è aperto: Come poteva il vero William Shakespeare aver
sviluppato una così grande abilità letteraria, data la sua estrazione
sociale, come avesse potuto acquisire conoscenze precise di politica, legge,
scienza e geografia, presenti nelle sue opere, non avendo viaggiato più in
là di Londra.
Forse la conclusione logica è che non si trattava di una sola persona, ma
soltanto di uno pseudonimo adottato ad arte per sfuggire ad un periodo che
soffocava la libertà di ingegno. Speriamo che Galatina come sempre accolga
bene questa notizia e non critichi aspramente chi umilmente cerca di
riscoprire nuove radici nobili per la città.
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Tuglie...per raccontar paese...
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