Quando una giovane vita finisce, sentiamo che qualcosa
vien meno anche nella vita di tutti; registriamo un’assenza
della quale non possiamo non accorgerci.
L’universo è gremito di astri morti, ma noi non ce ne
accorgiamo e, anche quando lo sappiamo, la notizia non ci
emoziona. Non ci tocca.
Ma ci emoziona e ci tocca la notizia della morte di un
giovane, sia che lo conosciamo sia che non lo conosciamo.
Ci sorprende dolorosamente un’assenza, uno strappo, la
crudeltà esercitata su una giovane vita da un destino ladro
che ignora la pietà, che non si lascia piegare dallo strazio
di chi resterà nel buio, nel vuoto: i genitori, e tutte le
persone che l’amavano. Che l’amano, perché l’affetto e la
memoria dureranno ad attenuare almeno un poco il dolore
immenso della perdita.
È caduta un’altra giovane vita, quella di Antonio Minerba.
Un addio è più crudele se deve esser detto nel pieno della
giovinezza, nel momento in cui tante speranze sembra stiano
per realizzarsi, tanti sogni per coronarsi di gioia. Ci
commuove e ci sgomenta ogni evento traumatico; ma davanti ad
una giovinezza appassita di colpo, perduta per sempre,
perduta alla vita e alla gioia personale come a quella della
comune esistenza, restiamo senza parole.
Chiniamo la fronte… perché altro non possiamo fare. E siamo
vicini al dolore dei familiari; accendiamo una nostra
fiammella d’amore che accompagni, nel buio fatto improvviso
e nell’atroce silenzio di una voce chiamata invano, il
cammino della cara ombra verso una promessa di pace.
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23 febbraio2009 |
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