Dopo la distruzione operata dai turchi, il territorio di Tuglie
passò in proprietà di diversi feudatari, finché nel 1681 fu
acquistato da Francesco Antonio Cariddi,signore di una nobile
famiglia di Gallipoli.
Presso la Chiesa di Sant'Agata, a Gallipoli, nel registro dei morti
dell'anno 1683, è annotato che il 9 novembre, il barone Cariddi, di
anni 90, rese l'anima a Dio. Gli succedette il figlio Pietro.
Il 18 gennaio 1696, la nobildonna Antonia Prato, marchesa di
Arnesano, acquistò il feudo di Tuglie per 9.000 ducati da Giacomo
Antonio Cariddi, tutore e curatore del nipote Domenico Cariddi
(figlio ed erede in feudalibus del fratello Pietro). La Prato nel
1650 aveva sposato il duca Ferrante Guarino, signore di Poggiardo,
dal quale ebbe nove figli. Diventati signori di Tuglie, Antonia e
Ferrante si trasferirono nel palazzo baronale che si ergeva nel
mezzo del casale. I nobili Guarino operarono la prima riforma
fondiaria nel nostro territorio e ne tennero la Signoria fino al
secolo XVII. Alla morte della baronessa Prato, avvenuta il 18
ottobre 1715, il feudo fu intestato al figlio primogenito Fabrizio
Guarino, che morì il 22 settembre 1717. Gli succedette il fratello
Filippo. Sotto il barone Filippo Guarino, il piccolo centro di
Tuglie si sviluppò ulteriormente. Il numero delle case arrivò a 162
e la popolazione a 600 abitanti, la maggior parte dei quali erano
contadini e artigiani. Nel 1720, il barone, sebbene non più
giovanissimo (aveva 60 anni), sposò una nobile sedicenne, Isabella
Castriota-Scanderbeg, educanda nel convento di Santa Chiara, delle
suore di Gallipoli. La giovane Isabella, perduta ogni speranza di
avere un figlio, nel 1727 si separò dal marito ed andò a vivere nel
convento di Santa Anna nella città di Lecce. Rimasto solo, Filippo,
prima di morire (10 dicembre 1740), donò il feudo a Giuseppe
Ferdinando Venturi, duca di Minervino, suo nipote perché figlio di
una sorella 10. I discendenti della famiglia Venturi, oltre al
feudo, ebbero anche il titolo di marchese. Francesco Stefano
Venturi, che aveva ereditato il feudo alla morte del padre, Giuseppe
Ferdinando (avvenuta il 1° giugno 1794), fu l'ultimo signore di
Tuglie perché la feudalità fu di lì a poco soppressa.
II 1° settembre 1781 il casale di Tuglie aveva il suo primo
Municipio in Via Calvario. Era costituito da un solo locale dove due
impiegati sbrigavano le pratiche dell'ufficio. Il primo sindaco di
Tuglie fu Giovanni Miggiano, coadiuvato da 12 decurioni. Con la
ripartizione catastale del 1816, a Tuglie venne assegnata una
superficie di 207 ettari, insufficiente per lo sviluppo economico
del paese. Soltanto col decreto governativo del 1923 il Comune
ottenne l'ampliamento del territorio comunale che gli consentì
d'incrementare le sue attività agricole ed industriali. Attualmente
la superficie territoriale misura 847 ettari. L'abitato di Tuglie è
suddiviso in sette rioni con l'antico nome dialettale: Santa Lucia ,
Raona, Chiazza, Lavito, Longa, Mazzuchi, Termiti. Lo stemma del
Comune di Tuglie è diviso in due settori: in quello superiore viene
raffigurata una calandra fra due stelle a sei punte; l'altro,
invece, evidenzia delle bande verticali, tre in rilievo e quattro
incavate; il tutto circondato da decorazioni a forma di foglie
sormontate da una terza stella uguale alle altre e da una corona
priva di punte. Le calandre, appartenenti alla famiglia dei
passeracei, un tempo nidificavano sugli alberi dei terreni macchiosi
(tuie) nei pressi dell'abitato di Tuglie. Erano tenute in grande
considerazione dai contadini perché divoravano le cavallette e gli
insetti che infestavano le campagne. Forse è proprio per questo
motivo che la calandra rappresenta il simbolo di Tuglie.
Lucio Causo
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