Cartapestai di casa nostra: Don Francesco Toma, Arciprete di Tuglie
(1785-1801)
Nato a Tuglie
verso il 1737 (aveva 12 anni nella redazione del Catasto Onciario del 1749), da
Antonio e Camilla De Santis, fu avviato al sacerdozio dallo zio materno,
l’Arciprete Vito Antonio. Ordinato intorno al 1765, fu uno dei primi Padri
Spirituali della Confraternita di San Giuseppe; fu lui, infatti, a scrivere di
proprio pugno, e a sottoscriverla, la petizione del 1777 indirizzata a Re
Ferdinando IV, per chiedere la concessione del Regio Assenso. Fu anche il
promotore della costruzione della nuova Chiesa della Congrega, che volle fosse
eretta nei pressi della sua dimora – abitava in “via del Pozzo”, l’attuale
Piazzetta S.Giuseppe all’imbocco di Via Vittorio Veneto – e di cui fu Rettore
fino alla sua nomina ad Economo Curato nel 1785, poi Arciprete dal 1793 al 1801,
anno della sua morte.
Oltre al ministero sacerdotale, che esercitò con zelo e dedizione, mostrò grande
attitudine verso l’arte sacra, dalla pittura di tele ad olio – le poche
superstiti tuttora conservate nella Matrice – alle statue in cartapesta. E’ da
supporre che di queste ne abbia prodotte più d’una, ma se ne ha la testimonianza
solo del Cristo Morto (vedi foto) della Confraternita di S.Giuseppe, poiché “Più
pagato al Reverendo Don Francesco Toma per la metà del pagamento di Cristo Morto
come da conclusione. Duc. 9:47”(Significa del 1795/96); “più pagato al Rev.ndo
Arciprete per l’ultima paga di Cristo Morto come da ricivuta a noi esibita. Duc.
9:47” (Significa del 1796/97).
Si può pensare che in precedenza avesse già dotato la sua chiesa di una statua
dell’Addolorata, poiché: “Per olio alle luci del Giovedì Santo avanti la statua
della Madonna. Duc. 00=04 ½” (Significa del 1778/79) e di un altro Cristo Morto,
“per altra cera servita la S.na Santa per l’abara (sic!) dell’Addolorata e
Cristo Morto. Duc. 00=7”(Significa del 1782/83).
Nella stessa chiesa era già presente una statua di Cristo Redentore: “per fare
la bara (nda tale parola non va intesa come urna, ma come fèrcolo, portantina
per le processioni) alla statua del Signore. Duc. 00=70” (Significa del
1789/90).
E’ anche da supporre che lo stesso Arciprete abbia in precedenza modellato una
statua di San Giuseppe morente, giacente su un pagliericcio, poiché nella festa
del Transito, nel mese di luglio, già da un paio di decenni si teneva la
processione del Santo. Tutte le predette statue erano separate e venivano usate
nelle due ricorrenze: l’Addolorata e il Cristo Morto nella processione della
Settimana Santa; la stessa Addolorata, il Redentore benedicente e S. Giuseppe
morente nella festa di luglio.
Morto Don Francesco, le competenze artistiche che egli aveva offerto alla sua
comunità, furono spesso demandate al Dottor Piccinni di Parabita. Infatti, nel
1808, essendosi deciso di assemblare, in un unico gruppo, l’Addolorata, San
Giuseppe morente e il Cristo benedicente, ci si rivolse “Al Sig. D. Leonardo
Piccinni per fatica e materiali per formare le statue della Buona Morte del
nostro Patriarca S.Giuseppe. Duc. 26:00” (Significa del 1808). Il suddetto
gruppo statuario è rimasto in uso fino al 1896, quando fu sostituito dal
pregevole gruppo del Maestro Giuseppe Manzo. Di quel gruppo rimane superstite il
solo Cristo Benedicente, di cui si allega foto per gentile concessione del suo
attuale possessore, le altre due figure sono andate disperse, ma questa,
purtroppo, è un’altra storia.
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Tuglie...per raccontar paese...
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