Studenti «esonerati» dalla Divina Commedia, il dantista:
«No alla censura, l'opera va spiegata»
A Treviso studenti musulmani esentati dallo studio di Dante perché
colloca Maometto nell'inferno, il professore di Ca' Foscari Antonio
Montefusco: «La letteratura allena a comprendere culture diverse»
Una richiesta precisa, rivolta alle famiglie di religione non cattolica.
Che ha portato a due studenti «l’esonero» per lo studio di Dante. Una
docente di lettere delle scuole medie Felissent di Treviso, forse per
eccesso di zelo o per evitarsi altri «spiacevoli» confronti con i
genitori sul tema, ha chiesto agli studenti musulmani se volessero
evitare lo studio della Divina Commedia. Quel testo, che nel
ventottesimo canto dell’inferno descrive Maometto come portatore di
scisma. L’episodio, che ha portato in meno di 24 ore gli ispettori del
Ministero a Treviso e ha fatto infuriare il ministro Valditara, secondo
Antonio Montefusco, professore associato di letteratura latina medievale
e umanistica all'università Ca’Foscari di Venezia è stato inquadrato (da
docente e alunni) dal punto di vista sbagliato.
Ci aiuta a capire cosa può aver creato il problema?
«Partirei da qui, dall’impossibilità di definire un testo letterario un
“problema”. Faccio molta difficoltà a farlo, anche solo in modo
speculativo. Nel testo in questione, la Divina Commedia, viene data di
Maometto una lettura fortemente negativa, certo, che tuttavia risente di
un momento storico di fortissimo conflitto tra le due grandi religioni
monoteiste, Islam e Cristianesimo. Naturalmente questo va spiegato agli
studenti, durante la lettura del testo».
Vanno guidati insomma.
«Certo, questo avviene in generale sempre nella lettura del poema, anche
se naturalmente a livelli diversi. Alle scuole medie inferiori Dante è
curricolare ma non nel modo in cui si affronta alle superiori. Leggere
la Divina Commedia e comprenderne il valore filosofico e storico
intrinseco è una cosa complessa. Ma si può fare a livelli diversi. Va
chiarito che nel momento in cui Dante scriveva la conoscenza cristiano
occidentale dell’Islam e del Corano era vaga. Lo stesso vale al
contrario. Nel mondo islamico la conoscenza del cristianesimo era
veicolata in maniera difficoltosa».
Cosa si trova nel testo di Dante?
«Maometto è descritto come portatore di scisma e per questo viene
rappresentato con un’immagine molto efficace, diffusissima nella
pubblicistica cristiana, in cui si vede il suo corpo dilaniato,
strappato in due. Non meraviglia dunque ritrovarla in Dante in questo
contesto. Va chiarito però che Dante non era né un fondamentalista né un
grande tollerante. Il Poeta ha una visione negativa di Maometto ma
contemporaneamente ha un approccio molto interessato e molto aperto alle
tradizioni intellettuali arabe».
In che senso?
«Di fatto è stata la cultura araba la vera traghettatrice della cultura
filosofica greca nel mondo latino. Dante è stato un grande lettore della
filosofia greca, conosce Aristotele, Averroè, Avicenna. Si sono anche
ipotizzate fonti arabe per la costruzione dell’aldilà proprio nella
Divina commedia. Erano insomma culturalmente molto vicini e il
Mediterraneo è stato un grande spazio di scambio filosofico e
intellettuale».
Torniamo alla querelle della scuola in cui una docente ha esonerato
due studenti dallo studio di Dante.
«Trovo bizzarro contrattare il programma di insegnamento coi genitori. E
poi questo tipo di scelte apre a problematiche senza senso. È ovvio che
leggendo i testi della cultura antica, latina e pagana, troviamo testi
che gli stessi cristiani hanno condannato. Ma a che pro scagliarsi
contro questi testi? Non abbiamo letto per secoli il “De rerum natura”.
I monaci lo avevano e lo tenevano “incarcerato” nei monasteri e non lo
facevano girare. E che dire del Roman de la rose? Lì si trova e nemmeno
troppo tra le righe l’invito a forzare la propria donna al rapporto
quando lei resiste. Vogliamo forse dire che assurdità di questo tipo
siano considerate leggibili oggi? Il punto è un altro».
Quale?
«I temi al centro del dibattito se sono nello spazio pedagogico vanno
trattati certamente non con la censura. Credo che si possa approfittare
di queste tematiche per imparare a leggere e comprendere culture diverse
che si muovono secondo direttrici “altre” rispetto alle nostre. In
realtà anche per gli studenti questi esercizi sono allenamenti
importanti alla lettura di una cultura lontana».
Perché allora in alcuni casi vengono avversati?
«Forse c’è un problema di approccio, forse dovremmo evitare di
arroccarci e considerare Dante “nostro”. E lo dico da dantista,
Alighieri è nostro ma è anche diverso e lontano. E come tale va letto e
spiegato. Da tutti e a tutti. Credo che in questo dibattito il punto da
evitare assolutamente sia la polarizzazione e la semplificazione del
pensiero. Quelli sì, sono nocivi».
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Tuglie...per raccontar paese...
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