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IL MOSAICO DELLA PARROCCHIA “MARIA SS. ANNUNZIATA” TUGLIE

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Cinquant’anni fa l’ufficio postale di Tuglie, di cui ero il responsabile, si trovava in Piazza Garibaldi, nei locali dove ora c’è la cartolibreria di Massimo Merenda..Era una fredda giornata invernale, nei primi giorni di gennaio dell’anno 1961, quando venne a trovarmi l’indimenticabile Don Nicola Tramacere, all’epoca arciprete della Parrocchia Maria SS. Annunziata di Tuglie.Chiamatomi in disparte, mi propose di fare il Presidente della Commissione per i festeggiamenti in onore della protettrice, Maria SS. Annunziata. All’epoca la carica di Presidente era considerata di alto prestigio e veniva svolta dalle persone del paese più in vista. La proposta mi sorprese molto e non poco. Non avevo nessuna esperienza e mi consideravo impreparato per un compito tanto importante. Manifestai le mie perplessità e declinai l’invito. Don Nicola, però, non fu contento della risposta. Ribadì la proposta e le argomentazioni addotte furono molte e convincenti. Poiché non era facile resistere al beneamato Parroco, chiesi un po’ di tempo per riflettere e per parlarne con i miei familiari. Dopo alcuni giorni, comunicai l’accettazione dell’incarico. Chiamai a raccolta per primi i miei amici. Poi, quelle persone che conoscevo come appassionati delle feste, della musica, delle luminarie, dei fuochi d’artificio. Le adesioni furono totali ed entusiastiche. Si formò una numerosa Commissione, con prevalenza di giovani senza alcuna esperienza, ma pieni di buona volontà. Ricordare tutti i nomi è arduo. Non posso dimenticare quelle persone che mi furono più vicine: Cosimo Giorgino, Carmine Longo, Cosimo Malorgio, Uccio Quintana, Raffaele Epifani, i fratelli Antonaci Pietro, Silvio e Giuseppe, Cosimo, Franco ed Ennio Minerba, Salvatore Palumbo, Raffaele Toma, Ruggero Cataldi, Pompeo Cataldi, Benvenuto Moscatello, Salvatore Calò, Rosario Malorgio, Pietro Stamerra , Palumbo Luigi, Antonio Gianfreda, i fratelli Luigi e Antonio Greco, Damiano e Pippi Maggio, Giuseppe Toma, Dario Rocca, Notaro Francesco, Vincenzo Lotti, Gaetano Fracasso, Calò Antonio, Tommaso Cataldi, Michele Stamerra, Donato Serini, Nicola Bacile, CosimoCalò, Vito Vergine, Saccomanno Salvatore, Pisanello Fernando, Tonino Greco, GiuseppeLongo, Nicoletti Santo, Tommaso Stefanelli, Zezza Salvatore, Cesare Gianfreda, Raffaele Stefanelli, Panico Santo, Giuseppe Provenzano, Cosimo Fedele, Romano Cosimo, Annino Luigi, Mellone Antonio e tanti altri. Per preparare il programma dei festeggiamenti e per avere un’idea delle somme necessarie,chiesi i documenti contabili, i quaderni delle sottoscrizioni e tutto il carteggio in possesso della precedente Commissione. Cominciarono i guai. Inspiegabilmente, il precedente Presidente, il cavaliere Uccio Saccomanno, mi comunicò che i documenti non li aveva e non sapeva dove fossero finiti. Per caso, trovai il resoconto economico dei festeggiamenti dell’anno 1960. La risposta mi scoraggiò. Mi prese il panico. Riferii a Don Nicola quanto stava accadendo,insieme alla decisione di abbandonare l’incarico. Resta al tuo posto, fu la risposta del Parroco. Farai solo il possibile. La Madonna si compiace delle preghiere, non cerca concerti bandistici e fuochi d’artificio. La consultazione degli altri componenti della Commissione portò alla decisione di continuare ad operare. Debbo confessare che la mancata consegna dei registri alla fin fine fu un gran bene,anzi, fu la chiave del successo dei festeggiamenti. Riportare qualche episodio di quella piacevole esperienza non guasta. Insieme a Raffaele Quintana ( Uccio per gli amici ), con la sua bianchina, andammo a Nardò per parlare con il Vescovo dell’epoca, S. E. Mons. Corrado Ursi.Fummo ricevuti con gentilezza. Partecipai la decisione del Parroco di affidarmi l’incarico di Presidente dei festeggiamenti in onore della Protettrice di Tuglie e le difficoltà che avevo incontrato. Poiché, non disponevo di molte risorse, chiesi l’autorizzazione a includere nel programma dei festeggiamenti qualche cantante con il proprio complesso. La reazione non riesco a dimenticarla, nemmeno a distanza di tanti anni. Le luci, il ritmo della musica potevano scatenare nei giovani e nei presenti desideri,reazioni in contrasto con gli scopi, con le finalità dei festeggiamenti. Pertanto, la risposta fu un NO assoluto e indiscutibile. In compenso, disse: “ Verrò a Tuglie il giorno della festa, celebrerò la Santa Messa e parteciperò alla processione. Riferitelo al Parroco “. Ci salutò, consegnandoci una sua foto con dedica. Nel ringraziarlo per il dono, aggiunsi: “Grazie Eccellenza, però la presenza di un complessino ai festeggiamenti non guasterebbe “.Non riferisco la risposta che mi diede, fu molto piccante. Tornato a Tuglie, il giorno dopo riferii al Parroco quanto era stato deciso a Nardò.Don Nicola, ovviamente, non gradì. Mi rimproverò dicendomi: “ lo sapevo che mi dovevi combinare qualche guaio”. Aveva ragione. All’epoca, durante la processione, c’era lo sparo delle famose “batterie di Tuglie”. Nei luoghi stabiliti, la processione si fermava. La statua della Madonna si posizionava, come se si dovesse vedere lo spettacolo. Che fare? Ciò non sarebbe stato possibile farlo alla presenza del Vescovo. Bisognava trovare una soluzione per non scontentare il pubblico. Per evitare complicazioni, si convenne di operare come segue:La prima batteria veniva accesa in contrada Aragona. La processione, arrivata all’altezza di via Piave, confine delle due Diocesi, Nardò/Gallipoli , esistenti all’epoca, si doveva fermare. Il Vescovo, dopo aver benedetto i partecipanti, sarebbe andato via. Così, sarebbe stato possibile l’accensione della prima batteria, continuando la tradizione di fare assistere la Madonna allo spettacolo pirotecnico. I preparativi dei festeggiamenti furono intensi e laboriosi. Non immaginavo che ci fossero tanti interessi: i rappresentanti dei concerti bandistici, dei complessi di musica leggera,delle luminarie, dei fuochi d’artificio. Con l’aiuto degli amici, principalmente di Raffaele Epifani, imparai a mercanteggiare,a tirare, sempre e comunque, sul prezzo. Bellissima l’esperienza con il titolare della Ditta dei palloni aerostatici, il Cav. Donadei di Parabita. Pur di essere presente con i suoi “palloni”, propose di fare il serviziogratis, se non avessi avuto i soldi per pagarlo. Allucinante l’assegnazione dei posti ai venditori dei vari prodotti. Tutti bravissimi nello scegliere i posti migliori, ma altrettanto bravi nell’evitare di pagare il posteggio. Le tecniche usate sono innumerevoli, per esempio quella di giungere a festeggiamenti iniziati,quando c’è la massima confusione.
Giunse così il fatidico giorno dei festeggiamenti. Mai, nella mia vita, avevo guardato tante volte in cielo. Non avevo mai pensato che, se ci fosse stata della pioggia, non solo sarebbero falliti i festeggiamenti, ma si sarebbe creata anche una situazione debitoria. All’epoca, i sottoscrittori non davano subito il proprio obolo, ma aspettavano il giorno dei festeggiamenti per farlo. La eventuale pioggia avrebbe scombinato tutto. Capii, in tale occasione, il significato del detto “passata la festa gabbatu lu Santu”. Per fortuna, il sole ci fu amico; illuminò tutti i tre giorni di festa. Le serate furono serene e consentirono il passeggio e l’ascolto della musica. Alla fine, i festeggiamenti ebbero un grande successo, non solo per la spettacolarità,per la partecipazione del pubblico tugliese e dei paesi vicini, ma anche dal punto di vista economico. Dopo avere pagato tutte le spese, rimase un bel gruzzoletto,585.500 lire. La stanchezza accumulata era tantissima. Il desiderio di abbandonare non era da meno. Durante il periodo dei preparativi avevo trascurato tutto il resto, anche quello affettivo . . . all’epoca ero fidanzato. Il plauso della gente, la soddisfazione da parte di tutti i Componenti della Commissione fecero, comunque, dimenticare tutto. Il tempo a disposizione fu maggiore e ciò consentì di programmare i preparativi per l’anno successivo in maniera più organica e capillare. Ogni Componente assunse l’impegno di “girare con la cassetta” una domenica o giorno festivo. Fra gli stessi ebbe inizio una gara: chi raccoglieva più soldi. L’obolo che si “metteva nella cassetta” all’epoca era di 10 lire. Ebbene, nelle giornate di Natale, Capodanno, Epifania e Pasqua la raccolta superava quindicimila lire. I migliori risultarono Giuseppe Antonaci e Salvatore Palumbo. Fu organizzata la raccolta del grano, dei fichi, delle patate, dell’uva e del mosto. Particolare attenzione fu riservata alla raccolta dell’olio. Il dono di un pacchetto di sigarette alfa, accompagnato da una figurina della Madonna, a tutti “li trappitari” fu la chiave di volta; il risultato superò ogni più rosea previsione. Le offerte erano un flusso continuo, dall’Italia e dall’estero. Il programma dei festeggiamenti dell’anno 1962 fu favoloso. Il fronte della chiesa fu illuminato, così come la maggior parte delle vie del paese. I concerti bandistici eseguirono “un concertone”. Per la circostanza fu necessario ampliare “la cassa armonica”, in modo da consentire la contemporanea presenza di oltre cento “bandisti”che, sotto la direzione di un unico direttore d’orchestra, eseguivano le varie opere. Furono accese ben sei batterie a mezzogiorno e tre fuochi d’artificio la sera, oltre a quelli della sera delle Nunziateddha. In tutto furono impegnati 9 pirotecnici. Il programma religioso fu particolarmente curato. L’interno della chiesa fu interamente addobbato. La statua della Madonna fu collocata in cima all’altare maggiore e circondata da una nuvola di fiori. Artisti vari eseguirono canti religiosi. Mons. Pollio, Arcivescovo di Otranto, celebrò la santa Messa e prese parte alla processione. Alla fine dei festeggiamenti furono convocati tutti i Componenti la Commissione per esaminare il consuntivo economico. Con l’animo sospeso attendevano il risultato finale, sperando che non ci fossero debiti. La cifra finale era addirittura positiva: 1.420.025 di lire di attivo. Che fare? Come utilizzare detto importo? In tutti vi era il desiderio di porre fine all’esperienza. La fatica era stata veramente tanta, stressante. Emerse la volontà di realizzare un’opera che restasse nel tempo. Dove attualmente è allocato il mosaico, c’era un quadro. Si pensò di sostituirlo con un mosaico raffigurante la scena dell’Annunciazione. Iniziò subito la ricerca dell’artista per la realizzazione dell’opera. Il primo pensiero fu rivolto alla Scuola dei Mosaicisti del Vaticano. Nel contempo,appresi che presso la chiesa di San Guido, a Lecce, erano stati realizzati dei mosaici. Insieme ad un nutrito gruppo di amici della Commissione, ci recammo a Lecce, presso l’anzidetta chiesa. I mosaici erano bellissimi. Rimanemmo incantati. La decisione fu immediata e corale; contattiamo l’artista che aveva eseguito i lavori per affidargli l’incarico. Chiesi al Parroco di quella chiesa il nome e l’indirizzo dell’artista. Mi fu dato seduta stante: Bruno Ortes della Scuola dei Mosaicisti di Venezia. Presi subito contatto con quell’artista che, dopo un po’ di tempo, mi fornì un bozzetto ed il preventivo di spesa. La cifra era abbordabile: duemilioni e centomila lire, oltre alle spese di soggiorno e posa in opera. Il bozzetto era bellino, ma non entusiasmava. Un giorno ero andato a trovare a casa sua don Vito Bacile, padre spirituale della Chiesa delle Anime. Dietro la porta d’ingresso era appeso un calendario. Sulla pagina esposta c’era disegnata la scena dell’Annunciazione. Mi attrasse per la sua bellezza. Pensai subito di far eseguire il mosaico, riportando quel disegno. Chiesi a don Vito se poteva darmelo, dicendogli anche la ragione della richiesta. Acconsentì di buon grado. Tolse la pagina interessata e me la consegnò. La inviai all’Ortes, con la richiesta di rifare il bozzetto con quella scena. Appena mi fu fornito, chiesi il benestare alla Curia vescovile di Nardò, così come previsto dalle norme dell’epoca. L’autorizzazione fu concessa dopo poco tempo, con alcuni suggerimenti. Per fortuna, quel documento mi evitò guai giudiziari, di cui riferirò dopo. Ebbe inizio la fase esecutiva. Perciò, si rese necessario un sopralluogo da parte di Ortes, per prendere visione dello stato dei luoghi, per rilevare le misure precise e per la firma del contratto. Il prezzo definitivo concordato fu di lire 1.700.000, oltre alle altre spese innanzi descritte. Il buon Don Nicola si fece carico delle somme mancanti, circa trecentomila lire, oltre alle spese di soggiorno e di quant’altro. Dopo le feste natalizie, giunse la notizia che l’opera era già pronta e poteva essere installata. Secondo le istruzioni fornite, fu preparato il sottofondo del muro su cui doveva essere collocato il mosaico. Arrivò il momento tanto atteso. Iniziò la posa in opera. Dopo alcuni giorni di lavoro, il disegno apparve in tutta la sua bellezza e la sua imponenza. Tanti gli apprezzamenti, i complimenti, le congratulazioni. Non mancarono tuttavia le critiche, qualcuna molto pungente. Un tale, guardando l’angelo, rilevò che non aveva il solito viso dolce, con i capelli biondi e ricci. Perciò, così commentò: “ me pare n’angiulu caddhripulinu “. Ortes, venuto a conoscenza del commento, ci impartì una lezione, difficile da dimenticare. Disse. “quell’angelo porta un messaggio da parte del Padre Eterno. Rappresentala potenza divina. E’ giusto, dunque, che abbia quel volto e quell’espressione”. Don Nicola, per ricordare chi aveva contribuito alla realizzazione del mosaico, fece apporre in calce al mosaico la scritta:” Comitato Festa Maria SS. Annunziata 1962 “, senza alcun riferimento a lui, che come detto, aveva contribuito in modo sostanzioso. Apriti cielo. Quella scritta non doveva esserci perché l’opera era stata realizzata con i soldi dei Tugliesi e non del Comitato. Fu necessario chiarire che per Comitato si intendevano tutti coloro che avevano contribuito. La Commissione che aveva organizzato i festeggiamenti era un’altra cosa. All’epoca, donando una certa cifra, si faceva parte del Comitato Donne e Uomini. Sarebbe stato sbagliato se si fosse scritto “Tugliesi” perché non tutti i Tugliesi avevano contribuito. Inoltre, c’erano pure i contributi di tanti emigranti e di persone che vivevano fuori. Superata questa critica, ne venne fuori un’altra molto più pesante e pericolosa, addirittura con probabili risvolti penali. Il sig. Vincenzo Provenzano, a capo di un gruppo di altre persone, non solo non condivideva l’opera, ma ipotizzò che si fosse commesso un reato. A suo parere, i contributi dati erano destinati alla realizzazione dei festeggiamenti e non ad altro scopo. Pertanto, chi aveva assunto l’iniziativa di far fare il mosaico si era reso colpevole di un reato e doveva rispondere davanti al magistrato. Lui e gli altri erano pronti a fare la denuncia. Per fortuna, chi protestava aveva imboccato una strada sbagliata. Ignorava che l’autorizzazione per questuare, concessa dalla Curia Vescovile, era subordinata alla realizzazione di opere da eseguire nella chiesa e non per i festeggiamenti. Inoltre, la Commissione aveva redatto il bilancio consuntivo dei festeggiamenti e lo aveva inviato alla anzidetta Curia vescovile, oltre ad averlo consegnato al Parroco. Infine, come detto innanzi, i Responsabili diocesani avevano approvato il progetto ed il quadro economico. Terminata la fase esecutiva dei lavori, rimanevano alcuni dettagli. Il più importante era la realizzazione dell’illuminazione dell’opera. Occorreva l’acquisto e la posa in opera di un tubo di neon, lungo tutto il perimetro della stessa. Si offrì una persona che assicurò che avrebbe pagato tutto l’occorrente. Un piccolo dettaglio:tutto fu pagato da don Nicola, perché “il devoto” non onorò mai l’impegno assunto. Giunse, finalmente, il giorno dell’inaugurazione, che coincideva con i festeggiamenti della Protettrice. Erano presenti il Sindaco, dott. Cesare Vergine, la Giunta ed il Consiglio comunale al completo, altre Autorità civili e militari, tutte le Associazioni religiose ed una folla di fedeli. Don Nicola faceva gli onori di casa, S. E. Mons. Antonio Rosario Mennonna, vescovo di Nardò, subentrato a Mons. Corrado Ursi, nominato arcivescovo di Acerenza, benedisse il mosaico e lo consegnò alla Popolazione tugliese.



Dei fastosi festeggiamenti, costati £ 2.571.351, è l’unica cosa che resta. Sono passati50 anni e sopravvivrà altri 50 anni ed oltre. Resta un solo rammarico: era desiderio di Don Nicola e mio, realizzare alcuni lavori,per completare l’opera. Volevamo:Coprire con altri mosaici i due riquadri laterali. I soggetti potevano essere la Natività e l’Assunzione;Sostituire le tre porte d’ingresso alla chiesa, con altre di bronzo; Fare una nuova Via Crucis. Quest’ultima fu realizzata qualche anno dopo, in mosaico, dallo stesso Bruno Ortes. Avemmo una grande delusione per la mancata realizzazione delle porte di bronzo. Il prof. Marcello Gennari fu incaricato per la progettazione e realizzazione delle tre porte. Insieme a Don Nicola ed al prof. Enzo Pagliara raccogliemmo da alcune famiglie le offerte, oltre 60 milioni. Il progetto fu approvato dalla Commissione Diocesana, con la clausola di dover acquisire il parere della Sopraintendenza delle Belle Arti. Qualcuno ci assicurò che era stato espresso parere favorevole. Purtroppo, così non fu. Quella Commissione ritenne che l’opera era sproporzionata rispetto alla modesta facciata della chiesa. Don Nicola, deluso ed amareggiato, cominciò a restituire i soldi ai sottoscrittori. Avuta notizia di ciò, io ed Enzo Pagliara convincemmo il Parroco a sospendere la restituzione. Contattammo tutti coloro che non avevano ancora ricevuto in restituzione i soldi, prospettando loro l’idea di realizzare qualche altra opera. Il consenso fu unanime, tutti accettarono di buon grado la proposta. Rimasero in cassa circa 30 milioni di lire. Nel frattempo, a Don Tramacere subentrò Mons. Emanuele Pasanisi, l’attuale nostro Parroco.



Si pensò di fare qualcosa che ricordasse i 45 anni di permanenza a Tuglie di Don Nicola. Con Enzo Pagliara mi recai a Nardò per incontrare Mons. Fusco, all’epoca Vescovo di Nardò. Esponemmo il nostro desiderio. Il Prelato, inizialmente era contrario all’idea. Dopo, in considerazione che si trattava di una persona da lui molto stimata e meritevole,diede il consenso. Affidammo al prof. Marcello Gennari, che aveva rimesso tutto il lavoro per progettare le porte in bronzo, l’incarico di realizzare una targa con un medaglione in bronzo. Dopo aver pagato l’artista, consegnammo la restante somma a Don Emanuele. La utilizzò per la pitturazione dell’interno della chiesa e per altri lavori.



L’aspirazione di fare gli altri due mosaici, purtroppo, sino ad oggi non è stata appagata. L’attuale Commissione per i festeggiamenti in onore di Maria SS. Annunziata è composta da tante brave persone, molto fattive e capaci. A loro l’appello di lasciare un segno della loro attività. Con questa speranza nel cuore, auguro loro che fra 50 anni possano essere presenti per festeggiare gli altri due mosaici, così come è capitato a me di avere avuto la fortuna di godere di questa felice ricorrenza.

 

  Otello Petruzzi

 

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