E’
la prima festa popolare dell’anno ed include anche la Festa in onore
di San Giuseppe, compatrono della città. Vi si svolge una importante
fiera del bestiame e degli attrezzi agricoli e il
tradizionale mercato dei prodotti casalinghi il giorno della “Nunziateddha”.
Da alcuni antichi documenti si apprende che una piccola cappella
rupestre del 1452, sostituita poi dall’attuale Chiesa Matrice, era
già dedicata a Maria SS. Annunziata.
L’origine della festa popolare si ritiene databile intorno al
1750, quando furono pressoché completati i lavori di costruzione
dell’attuale chiesa e la stessa fu dotata di arredi e statue. E’
appunto di quell’epoca la statua della Vergine che oggi veneriamo
come nostra Protettrice.
Fu probabilmente l’Arciprete D. Vito De Sanctis a promuovere
l’istituzione di una festa in onore dell’Annunziata, visto che
finalmente si disponeva di una statua che poteva essere portata in
processione.
San Giuseppe, invece, fu scelto quale Protettore principale
della novella “Magnifica Università di Tuglie” (la denominazione
settecentesca del Comune) che ogni anno metteva a disposizione per i
festeggiamenti la somma di ducati cinque e venti grana.
I festeggiamenti in onore dei Protettori vengono sospesi intorno
agli anni 1858/60, quando, feste e fiere sono vietate dalle autorità
per evitare assembramenti di persone e l’eventuale verificarsi di
disordini antiborbonici. Così, anche l’importante fiera del
bestiame, istituita a metà del ‘700 da Carlo III° di Borbone,
abbinata ai festeggiamenti della Protettrice, venne sospesa per
parecchi anni. Solo nel 1870, il Sindaco Vitantonio Ria istituisce
nuovamente la fiera da tenersi nei giorni 24, 25 e 26 di marzo
a partire dal 1871 e individua come sito il “Largo Termiti” che poi
diviene “Largo Fiera”.
La
fiera di Tuglie, su pubblicazioni dell’epoca, viene classificata “di
notevole importanza” ed è specializzata per gli attrezzi agricoli e
casalinghi, ma particolarmente per i volatili da cortile. Gli
animali maggiormente scambiati sono i
pulcini.
Da qui deriverebbe l’attribuzione del nomignolo “puricini” agli
abitanti di Tuglie. La Madonna dell’Annunziata in questo periodo
diventa “titolare” anche dei festeggiamenti civili e il culto di San
Giuseppe Protettore passa, per così dire, in secondo ordine.
Agli inizi del ‘900, la festa vive i momenti di maggiore splendore e
la ricorrenza è molto sentita. Anche i Tugliesi emigrati in America
contribuiscono economicamente alla sua realizzazione. Con le loro
offerte, infatti, ogni anno si realizzava un grandioso spettacolo
pirotecnico: “La Cumparsa”. Si trattava di una bengalata che
riproduceva l’immagine di un bastimento, simbolo della loro partenza
dall’Italia.
Particolarmente devote alla Vergine visitata dall’Arcangelo Gabriele
erano le donne sterili che si rivolgevano a Lei per avere il
dono della maternità. Per grazia ricevuta, la popolazione femminile
impreziosisce negli anni la sacra statua della Madonna con ex-voto
anche molto pregiati, alcuni dei quali risalgono al 1700; le
famiglie tugliesi manifestano la propria devozione dando ai propri
figli il nome di “Annunziata” o “Annunziato”, oggi “ingentilito” da
Nunzia o Nunzio.
Specialità tipica della festa era “lu core te cupeta”, un
dolce a forma di cuore, realizzato con zucchero caramellato e
mandorle, che i giovani regalavano alle fidanzate.
Alcune di queste usanze oggi non esistono più o sono state
soppiantate da prodotti nuovi, ma resta sempre, nel cuore dei
Tugliesi, una grande devozione per la Vergine Annunziata.
Ricerche storiche di Enzo Pagliara |
Festa patronale 2007 - Foto di
Francesco Caputo |
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