Alla vigilia dell'Immacolata in ogni paese del Salento si mangia un panino
tondo, croccante all’esterno e morbido pieno di mollica all’interno. Questo
piccolo panetto viene farcito di tonno, capperi, formaggio, alici ed altro
secondo i gusti.
Questa prelibatezza si chiama ” Puccia “, in questo giorno diviene il pranzo
principale per molti. Usanza propriamente salentina quella del digiuno alla
vigilia dell’Immacolata, una tradizione che ancora resiste.
La
puccia è una forma di pane con molta mollica che in passato come anche oggi
viene condita con capperi e acciughe sotto sale, successivamente il
benessere ha portato ad aggiungere tonno, pomodori, e tanto ed ottimo olio
extravergine d’oliva. Questo tipo di pane viene prodotto solo in questo
giorno in vari formati che partono dai 100 grammi, sino ad un massimo di 300
grammi di peso.
La tradizione del digiuno fino al tramonto è tuttora molto viva nel Salento.
La sera saranno le classiche Pittule ad aprire la cena della vigilia
dell’Immacolata.
La devozione alla Vergine Immacolata è una festa sentita da ogni cristiano,
già prima della proclamazione del dogma da parte di Pio IX l’8 dicembre
1854, in particolare nel Salento a Manduria intorno al 1650 che allora si
chiamava Casalnuovo, si prese l’abitudine del digiuno fino al tramonto con
pane ed acqua nella vigilia dell’Immacolata il 7 dicembre.
Un tempo ci si preparava alla festa del giorno dopo con il digiuno e
l’astinenza dalle carni in segno di penitenza. Nella vigilia era consentito
solo mangiare a mezzogiorno la puccia, il pane dei poveri, impastata con le
olive nere e farcita, secondo i vari gusti, con sarde salate, ricotta forte,
capperi, tonno, pesciolini, formaggio, olio, fino ad arrivare alla puccia
tradizionale come pane devozionale, che va spolverato sempre con farina
bianca, simbolo della purezza della Madonna.
Dopo il tramonto arriva la cena con le immancabili ” pittule ” di ogni
vigilia, sono pallottole di pasta lievitata molto morbida, fritte nell’olio
bollente, vengano preparate il 7 dicembre, ovvero il giorno della vigilia
dell’Immacolata Concezione, per poi essere riproposte nel periodo natalizio.
La cena della vigilia è rigorosamente a base di verdure e pesce, vale a dire
rape e cicorie preparate nei modi più diversi, stoccafisso o baccalà con i
vermicelli una pastina minuta oppure con le patate ed anche con il grano
“stumpatu” con il sugo.
Naturalmente non possono mancare le pittule, da gustare intinte nel vincotto,
oppure con il ripieno di pizzaiola, rape o altre verdure, il baccalà ed
ancora con il cavolfiore ed altro.
Il finale scontato è la la “subbra-taula” cioè cicorie e finocchi a crudo,
mandorle, noci, nocciole ed arachidi tostate con l’aggiunta di arance e
mandarini che sono di buon augurio.
Tutto questo patrimonio di prelibatezze di una cucina povera ma mai scontata
danno un senso religioso alle festività natalizie che si aprono proprio in
questo periodo.
Cucina espressione della nostra Cultura tradizionale popolare, che va difesa
e tramandata come bene prezioso.
* /corpo */>
Tuglie...per raccontar paese...
* sotto */>
Tutti i marchi, foto, immagini e
scritti presenti sul sito
appartengono ai legittimi proprietari.
E' severamente vietato copiarne i contenuti.
Sito ottimizzato per: