Con mano devota:
l’Annunciazione sui pizzi cartacei dell’800 e sulle cromolitografie del primo ‘900.
Nel Settecento, le Monache, nelle lunghe ore di preghiera e meditazione, nelle
loro cellette o negli androni adibiti a laboratorio, avevano acquarellato
innumerevoli figure mariane su pezzetti di pergamena e ne avevano traforato
a mo’ di intaglio i margini e i lembi; di questi naif, ma preziosi manufatti
facevano dono alle nobildonne loro parenti o benefattrici e ne ricevevano
generose offerte per il loro sostentamento e per le altre opere caritatevoli
alle quali attendevano.
Questi pezzetti di carta traforata sono generalmente identificati come canivets perché intagliati con un affilatissimo bìsturi, detto in
francese canif, temperino.
Passarono ancora molti decenni, durante i quali le monache continuarono il
loro silenzioso lavoro di pittura e incisione, e solo a metà Ottocento
l’industria tipografica francese mandò in crisi il serafico e certosino
lavoro delle claustrali immettendo sul mercato del sacro i primi
canivets meccanici, così detti perché meccanicamente prodotti da
torchi dotati di potenti punzoni che traforavano mirabilmente la carta
conferendole aspetto e consistenza di vere e proprie trine e merletti.
Il basso costo di produzione seriale permise a questi innocenti, piccoli
capolavori di raggiungere tutti i paesi europei di fede cattolica e di
essere i “testimoni” di tutte le ricorrenze festose e sacramentali di
battesimi, cresime, ordinazioni religiose e anche, nell’esemplificazione dei
luttini, dell’ultimo congedo dalle “persone care”.
Le tendenze collezionistiche contemporanee hanno permesso di bloccare la
distruzione di questi fragili oggetti di devozione dopo l’inconsulto
accanimento nei loro confronti nell’epoca del boom economico.
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Tuglie...per raccontar paese...
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