Tuglie: Piazza Garibaldi e i suoi
100 anni di vita: AUGURI!
In
quel lato che volge a Settentrione all’imbocco della piazza c’era (e c’è)
più che un marciapiede, quasi una verandina che serviva ai frequentatori,
allora, a ripararsi dal vento di tramontana.
Quello spazio costituiva, attraverso la sua scalinata, il punto di partenza
a chi doveva accedere alla camera di lavoro o alle ACLI; più su c’era il
Palazzo Ducale, ora c’è l’ingresso del Museo della Civiltà Contadina a
testimonianza delle origini dei cittadini tugliesi.
Quella “verandina” costituiva anche l’accesso ad un’officina ove venivano
riposte le glorie e i prototipi di un’Italia che prevalentemente andava
avanti, spingendo le leve del pedale: “Bianchi, Legnano, Forcignano” ne
erano le regine!
Di loro c’era un uomo, “Mesciu ‘Ntunucciu” che se ne prendeva cura allorché
qualche danno, legato all’usura, incombeva: si andava alla “Clinica delle
Biciclette” per il controllo della pressione delle ruote, perché qualche
catarifrangente s’era rotto o perché i copertoni usurati necessitavano di un
manicotto, oppure perché i freni non funzionavano, o per la camera d’aria
bucata che aveva bisogno di una “pezza”; in verità la Clinica delle
Biciclette fungeva da vero Pronto Soccorso. Talora il danno era più serio e
bisognava ricorrere alla sistemazione del manubrio o apporre sul resto,
dietro la sella, un portapacchi necessario, anche, al trasporto dei prodotti
agricoli. La bicicletta in alcune circostanze faceva vivere momenti di
trastullo: su un sellino posto e fermato al manubrio un bambino felice
godeva in simbiosi il suo rapporto con lo zefiro. Il fondo stradale
sconnesso costituiva l’elemento peggiore per la statica delle ruote che
andavano incontro a deformazione: era necessario ricoverarle, sganciarle
dalla forcella e procedere alla loro equilibratura con un piccolo strumento:
“lu tira rasci”. Poi…vennero anche i motori, ma di questo non ci importa
perché fanno rumore e ciò non si addiceva a chi preferiva la quiete e la
serenità.
Lì c’era un uomo che parlava pacato e allorché nasceva qualche discussione
sollevava le spalle, allargava le braccia, aprendo le mani.
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Tuglie...per raccontar paese...
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