Nell'ultimo numero del Notiziario Filatelico Numismatico Salentino
(Circolo F. Belloni di Lecce, 16.11.2008), il nostro concittadino
Luigi Ruggero Cataldi, trapiantato a Verona, dove si è affermato
studioso attento e preciso di filatelia e di storia postale, ha
pubblicato un interessante articolo sugli antichi legami esistenti
tra Tuglie e l'Albania.
In questo contesto, nel 2005, pubblicò su "Note di Storia e Cultura
Salentina ", annuario della Sezione di Storia Patria di Maglie,
Otranto e Tuglie, un articolo particolareggiato e ben documentato
sullo stemma di Tuglie, a conclusione del quale invitò gli studiosi
di Storia Patria ad effettuare ulteriori ricerche sull'origine della
denominazione del nostro antico casale. Luigi Ruggero Cataldi
ricorda, nel suo pregevole articolo dello scorso novembre, che nel
mese di dicembre del 1720, il barone e signore del feudo di Tuglie,
Filippo Guarino, detto "Filippo il bello ", ormai sessantenne e
cagionevole di salute, decise di sposare la nobile e bella sedicenne
Isabella Castriota Scanderberg, diretta discendente di Giorgio
Castriota, sbarcato in Puglia dalla vicina Albania nel 1460. Dopo le
nozze, la giovane sposa venne condotta nell'antico palazzo baronale
che dominava il casale di Tuglie e l'ampia vallata fino al mare. Il
palazzo, con l'allegra presenza della giovane Isabella, come
d'incanto, sembrò rinascere a nuova vita. Bella, delicata e
generosa, la baronessa non tardò ad insinuarsi nel cuore dei poveri
contadini che cominciarono ad apprezzarne le doti. Il matrimonio,
però, col passare del tempo, iniziava a guastarsi a causa delle
incomprensioni e frequenti litigi con Filippo, sempre occupato negli
affari del feudo ed amareggiato per gli improvvisi attacchi di
gotta.
Il Barone, consapevole del suo precario stato di salute, nella
speranza di riconquistare l'affetto della giovane moglie, la copriva
d'oro con donazioni di signorile squisitezza. Atteso invano l'arrivo
di un erede, delusa ed amareggiata, dopo sette anni di vita
insopportabile, Isabella, la mattina dell'I 1 settembre 1727, decise
di chiudersi nel Convento di S. Anna in Lecce, con il consenso del
marito. Il Barone, intimamente provato e malato, donò il feudo di
Tuglie al nipote Giuseppe Fernando Venturi, duca di Minervino, e poi
morì. A questo punto dell'articolo, Luigi Ruggero Cataldi,
inserisce, con particolare bravura, alcune inconfutabili prove
dell'intreccio indissolubile dei destini del popolo tugliese con
quello albanese. Nel 1913, trascorso ormai un anno dall'indipendenza
dell'Albania dalla Turchia, le poste albanesi emisero una serie di
francobolli, composta di sei valori, in cui compare l'effige di
Giorgio Castriota detto "Scandergberg", antenato di donna Isabella.
Questo principe albanese, nato nel 1403 da Giovanni e dalla
principessa serba Voisava, diresse per 24 anni le sorti del "popolo
delle aquile". Nominato Re d'Albania, morì nel 1468 e venne sepolto
nella città di Alessio. Nel 1951, le Poste della Repubblica Albanese
vollero onorare la memoria di Giorgio Castriota Scanderberg con una
nuova serie di tre francobolli finemente incisi. Contestualmente il
governo albanese intitolò all'eroe la piazza principale di Tirana.
Luigi Ruggero Cataldi, prima di chiudere l'articolo, ha pubblicato
per la prima volta la copia di un atto notarile del 1722 che
autorizza Filippo Guarino ad amministrare alcune proprietà terriere
donate, dal medesimo, alla moglie Isabella. Il documento è molto
bello: scritto con una calligrafia chiara, si legge facilmente. Esso
rafforza l'unione e la fraterna collaborazione tra il popolo di
Tuglie e quello Albanese.
Lucio Causo |
Tratto da Paese -Gennaio
2009- |
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