Ero sfollata a Pasturo,
in Valsassina con la mia famiglia.Papà era a Lecco, per il
suo lavoro: commercio di vini della nostra terra d'origine, il Salento.
A Lecco piovevano un po'
di bombe. Tutte a Pescarenico, nel tentativo di colpire il ponte sull'Adda: mai
centrato.
In compenso una donna,
sempre di Pescarenico, una notte cadde dalla sua camera da letto fino alla
cantina, abbracciata ad una bomba inglese, che (grazie a Dio) non esplose.
Erano le notizie che ci
giungevano sui monti vicini alla Rocca di Baiedo, dove, dicevano, "aveva
alloggiato" VASCO, il bandito della Valsassina..
Arrivó un giorno, il 25
Aprile 1945, la notizia: “a Lecco c'é l'insurrezione, si spara. La guerra è
finita!!!”
“il papà !! Il papà é
solo. A Lecco sparano! ANDIAMO anche noi.
Se dobbiamo morire,
moriremo tutti insieme”
Annamaria, mia sorella,
da tutti detta “la IA” così gridava e piangeva a 14 anni.
Tonino, mio fratello,
anni 12, Fernando, mio cugino in custodia da noi, anni 9, io, Silvana anni 9,
eravamo ammutoliti.
La mamma (Pina) nel
dramma: che fare ? Andare ? Ma come?
Proviamo, con il camion
dei formaggi Mauri, da balistico.
Tonino torna trafelato
in bici: “mamma, hanno telefonato da Lecco di non mandare il camion. I
tedeschi li requisiscono per scappare”.
Pianti. Povero papà !
“Oh, ma c'é il
carretto dell’UMBRELIN….”
“va ben, va ben, a
Lecco ve porti giò me” (mamma pagava bene)“Andemm”.
Mamma seduta in
cassetta, accanto a l'UMBRELIN, il fruttivendolo di Pasturo, al quale era
rimasto appiccicato il soprannome "UMBRELIN", perché il padre aggiustava
ombrelli. Dietro, sul cassone, con tutti i bagagli, noi bambini.
Sulla strada incrociamo
un camioncino pieno di ragazzi fascisti: camicie nere.
Erano tanti, non ci
stavano tutti ed alcuni erano attaccati alle portiere.
Cantavano, gridando:
"… per vincere ci
vogliono i leoni, di Mussolini armati di valor...”
e via verso Introbio.
Più avanti il nostro
carretto si ferma. Lo fermano i partigiani.
Questi non cantano. Non
sono ragazzi, ma uomini giovani, vestiti da montanari: pantaloni alla zuava,
camicia a quadroni, fazzolettone rosso legato al collo, capelli incolti e un
gran barbone, fucile a tracolla.
“ALT ! Dove andate
voi ?!”
“a Lecco!”
“a Lecco, sparano: C'
é la rivoluzione! L' avete capito? C' é la guerra !
Tornate indietro!”
Un perentorio invito!
“Ma, Signora Pina,
cosa fate? E’ pericoloso: si spara per le strade del centro. Tornate a casa”.
Era il fidanzato di
Elide, la figlia del padrone di casa. Di tanto in tanto, calava dai monti, per
amore.
E dalli. Pianti
disperati: il papà !il papà!! Povero papà!
Ci lasciano passare e
noi andiamo.
Avanti. Si, avanti.
Ma anche l'UMBRELIN
aveva sentito tutto. Lui non aveva un papà in pericolo, ma un cavallo, un
carretto, una vita: la sua.
L' UMBRELIN si rabbuia.
Si pente dell'impegno, ma non dei soldi che ne ricaverà.
Cosí scarica sul povero
cavallo, ignaro di rivoluzioni (roba da umani) e solitamente di
tranquillo procedere, tutta la sua ansia: la FIFA.
Signor OMBRELLINO
vada adagio! la prego...
La mamma impensierita,
ma sempre educata, convinta quello fosse il suo nome, lo richiama alla
responsabilità…
aaah , aaah aaah,!
Le nostre risate per il
signor “OMBRELLINO”. Ora anche incavolato.
(tanto per ricordare noi
bambini conoscevamo tutte le canzoni "nere", ma anche quelle dei Partigiani: "soffia
il vento infuria la bufera. Scarpe rotte eppur bisogna andar...”)
Scendiamo: Ballabio,
Laorca, San Giovanni, Castello, Lecco.
Ma tutte strade interne,
sino ad arrivare in via Torri Tarelli, 2: casa.
Papà é fuori nella
strada, con altre persone. Il bell’uomo di 42 anni sgrana gli occhi, spalanca
le braccia per accogliere la festante moglie e poi noi, ancora traballanti da
carretto.
E l'UMBRELIN? Il signor Ombrellino non
c' é più.
Cavallo, carretto e
soldi è tornato a Pasturo.
Non l'abbiamo più visto.
Che giornata: il 25
aprile 1945.
Ricordi negli occhi di
una bambina lecchese.
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