Giuseppe Solida è nato a Tuglie il 21 gennaio 1952. A Tuglie risiede ed
opera in Via E. Toti, 16 tel. 0833 596552. Ha compiuto i suoi studi
prima presso l'Istituto Statale d'Arte di Parabita sotto la guida di
Luigi Gabrieli; poi, presso l'Accademia di Belle Arti di Lecce sotto
quella di Raffaele Spizzico.
I maestri, afferma Solida, gli hanno insegnato la tecnica. L'anima ha
dovuto scoprirla da sé.
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Ciò che colpisce con immediatezza nelle opere di Giuseppe Solida è il
visibile liberarsi sulla superficie dipinta di un'energia compressa che,
però, anche liberata non sembra esaurire la sua carica. Resta un
nocciolo intorno al quale si aggrega una nuova materia ribelle a
lasciarsi governare del tutto, a comporsi in equilibrio formale. Quel
tanto di irrisolto che permane nei risultati è quel che da slancio alla
ricerca di nuove soluzioni o, forse è più esatto, di nuove
interrogazioni.
Partito da temi dell'avanguardia e da tecniche al crocevia di tradizione
e novità (olii, tempere, acrilici), Solida ha scelto, come mezzo
congeniale alla sua visione del mondo e al tratto con il quale ce la
comunica, il pastello ad olio, talvolta il carboncino. Il pastello gli
consente di realizzare un segno di violenta resa espressiva. Forme e
tratti sono quelli della sua terra: il Salente, che è, per Solida,
storia come storia della propria vita amalgamata in una cultura in cui
alto e basso hanno finito per fondersi senza soluzioni di continuità. La
"tradizione" di questa terra, vissuta con forte partecipazione e
documentata da una serie di icone riconoscibili (l'ulivo, le costruzioni
in pietra, le facce dei contadini segnate dalle stimmate della fatica e
della delusione), è sottratta, almeno in parte, ai richiami di una
facile oleografia. Se mai c'è, nell'operare di Solida, la volontà (che,
certo, da sola non basta) di liberarsi da una "canonica" sintassi della
pittura e da ogni lontana osservanza scolastica quasi a contraddire
esplicitamente l'ovvio, di affermare un personale itinerario
controcorrente. Soprattutto il colore è chiamato ad esprimere
indipendentemente dalla grammatica convenzionale; esso anzi non esprime
se non per contestazione. Il segno-colore è, dunque, il punto di forza
dell'opera di Solida. Il tronco dell'ulivo costituisce una sorta di
immagine-guida; si fa interpretazione di un sentire profondo le cui
matrici figurative oscillano tra la torsione spiraliforme del barocco
nastrano e la memoria del tormentato segno vangoghiano.
Primario, però, resta il richiamo della vita; del confrontarsi con il
suo splendore e la sua crudeltà; del costringere la realtà a mostrarsi,
nella sua nudità, per segno e colore.
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Tuglie...per raccontar paese...
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