Il racconto fantastico nasce da una mia provocazione, cioè l’idea che
mettendo insieme delle foto enigmatiche, si potesse con la sola forza
dell’immaginazione inventare una storia, da poggiare però su basi di verità
concreta. Poi mischiare il tutto per creare un racconto ,dove mito, leggenda
e storia si intreccino. Siamo agli inizi del XIV secolo ed il cavaliere
Sourè dopo aver guadagnato onori e gloria in oriente, segue il sovrano
angioino francese alla conquista del meridione d’Italia, con lui
l’inseparabile amico di mille battaglie, il cavaliere francese della nobile
casata dei De Baux ( Del Balzo ). Il nostro cavaliere abbraccia teneramente
la dama poggiando il suo braccio sinistro sulla spalla di lei e con dolcezza
accarezza la guancia sinistra della donna con la sua mano destra. Nel
frattempo la donna reclina un attimo il capo all’indietro per poter veder
meglio in faccia il suo uomo.
La scena appena descritta si trova nella cripta di S. Michele Arcangelo nel
territorio di Copertino, una volta casale di Mollona. La cripta è allocata
presso la masseria ” Monaci ” a sud-est di Copertino in direzione della
strada che da Copertino porta a Galatina dove oggi si trova uno stabilimento
di imbottigliamento del buon vino salentino. La struttura risale al 1314,
epoca in cui regnava Roberto D’Angiò e il casale di Copertino faceva ancora
parte dell’area ellenofona salentina. Come si evince dall’iscrizione
dedicatoria posta al suo interno e rilevata per la prima volta nel 1982
dallo studioso Andrè Jacob, questa laura fu costruita per devozione del
cavaliere Sourè, di sua moglie e dei suoi figli e fatta affrescare dalla
mano di Nicola e di suo figlio Demetrio da Soleto. La costruzione
dell’ipogeo, avvenuta due secoli dopo la persecuzione iconoclasta, dovette
assolvere non solo funzioni cultuali, ma anche quelli di sicurezza in epoca
in cui il territorio veniva funestato da scorrerie piratesche e da bande di
mercenari sicchè, nel momento del pericolo, monaci e fedeli potevano
trovarvi rifugio. L’invaso, interamente scavato nella roccia, la volta,
sorretta da due pilastri, è alta m. 2,60. Vi sono due altari scavati nella
roccia. Il primo, quello della navata centrale, è affrescato con una scena
della crocifissione ( il Crocefisso, la Vergine e San Giovanni Evangelista
in pratica una deisis ).
Tra l’altare centrale e quello a sinistra è affrescata la scena
dell’Annunciazione. L’altare della navata sinistra contiene l’affresco più
antico raffigurante San Giovanni Evangelista. Sulla parete destra si scorge
la figura dell’Arcangelo Gabriele, mentre sulla parete settentrionale è
leggibile un volto muliebre. Il soffitto della cripta conserva ancora
un’ampia superficie affrescata dalla quale emerge un cielo stellato con
stelle a otto punte e al centro una delicatissima scena sentimentale ( la
nostra foto del cavaliere Sourè con la dama di Galatina ). E’ noto che i
calogeri basiliani affrescarono riccamente le loro dimore, ricoprendo di
immagini le absidi, i pilastri, le pareti laterali, gli archi e talvolta i
soffitti adottando un’iconografia bizantina che prescriveva un’immagine
statica e bidimensionale. Con il progressivo distacco dall’Oriente questa
iconografia si evolse dando maggiore consistenza e vigore alle immagini che
lentamente acquistarono una disposizione scenografica di tipo
tridimensionale. Questa evoluzione raffigurativa, adottata dalla scuola
pittorica italo-greca sorta in San Nicola di Casole presso Otranto,
influenzò molti artisti meridionali vissuti prima di Giotto e costituì un
momento di transizione tra l’arte orientale e quella occidentale. E’ questo,
quindi, il caso degli affreschi della cripta di San Michele Arcangelo;
affreschi ” bizantineggianti ” e non più bizantini dove il movimento e la
drammaticità scenica di alcune figure sono assai lontane dall’impersonalità
che emerge dai dipinti realizzati nei secoli precedenti, la cui connotazione
prevalente fu quella di una piatta frontalità e di una statica ieraticità.
Ed ecco a voi un altra foto che racconta un miracolo, si tratta di una
finestra che abbellisce il complesso della masseria fortificata di Torre
Pinta in agro di Galatina nei pressi dell’aeroporto militare F. Cesari.
La
masseria era il luogo della camera dove si pagavano le decime dei frutti di
un altro casale scomparso Absiliano o Astigliano. La foto riproduce un
eloquente scritta NO VENISTI IN TENPO che però si è trasformata in una nuova
esclamazione che cambia assolutamente il senso dell’epigrafe, infatti senza
la lettera N diventa da negazione a giubilo per essere arrivati in tempo
forse a capire la vera storia del cavaliere, la sua dama enigmatica, la
chiesa templare, un figlio non legittimo che piange oggi lacrime di sangue.
Il nostro cavaliere partendo da Copertino attraversava il casale di Mollona
per poi dirigersi a Tramacere oggi in territorio di Lequile per poi passare
da Absiliano ed entrare a Galatina dalla Porta Nova o Porta S. Pietro dove
ritroviamo tre testine che fuoriescono dal muro di una casa in via P.
Siciliani ( vedi particolare foto bambino piangente lacrime di sangue ). Le
tre testine possono essere i tre figli legittimi del cavaliere Sourè avuti
dalla moglie di Galatina conosciuta grazie all’amico De Baux.
Insieme i due cavalieri francesi spesso andavano a trovare i loro amici e colleghi
Templari nella chiesa e ricovero di S. Maria del Tempio nei pressi delle
mura della città di Galatina vicino alla porta est della città dedicata ad
un altro santo-cavaliere S. Giorgio ( vedi foto ). L’antico edificio sacro
di S. Maria del Tempio di Galatina credo debba essere identificato con
questo edificio ripreso nella foto, sito in piazza Vecchia a Galatina, anche
se modificato o alterato nei secoli scorsi, perché esso risponde a
caratteristiche rigide per un edificio sacro e compatibili con consuetudini
templari, cioè : l’edificio è prominente sulla piazza è orientato est-ovest
con facciata e porta d’ingresso a ovest, come tutte le chiese medievali è
posto lungo una antica via di ingresso alla città, tipicamente templare, è
nei pressi della porta di un ingresso alla città ( forse in origine era
addossata o appena fuori della cinta antica, intendo la precedente a quella
orsiniana che la incluse molto al suo interno ), anche questo tipicamente
templare. Era sul lato di ingresso alla città di una grande e antica via di
comunicazione ( con Soleto ), tipicamente templare. All’edificio sacro è
contigua e comunicante la parte abitativa della mansione, anche questo
tipicamente templare. Forse mi sono permesso di fantasticare, ma il mio
intento oltre che creare curiosità è quello di approfondire e meglio
conoscere il nostro territorio, ricco di evenienze storiche, tradizioni e
storie fantastiche. Ma la storia del Cavaliere Sourè non finisce qui. Questo
è solo il primo capitolo di una storia avvincente che vi farà fantasticare e
tornare con la mente al medio evo, non perdetevi gli altri capitoli della
storia, continuate a seguirmi.
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Tuglie...per raccontar paese...
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