Tuglie ha origini molto antiche. Lo confermano i quattro "Menhir"
tugliesi che si trovano in aperta campagna: il menhir di "Monte
Prino", alto circa due metri; il menhir delle "nove croci" in
contrada "Camastra"; il menhir che si trova all'incrocio della via
vicinale del "Caruggio" con la via vicinale "Camastra"; il menhir
del fondo "Scirocco", al confine tra le tenute Santese e Losavio.
Sono di particolare interesse le "Grotte Passaturi" o "Case
vecchie", situate in prossimità delle scuole elementari, che,
secondo alcuni studiosi, costituivano la dimora dell'antico popolo
dei "Tulli". Intorno al 1270, il piccolo nucleo abitato, sorto
spontaneamente a ridosso della collina, era denominato "Casale Tulli"
ed apparteneva ad Almerico di Montedragone, ufficiale dell'esercito
di Carlo d'Angiò. Il sovrano lo aveva donato al nobile cavaliere in
cambio di alcuni beni posti nel territorio di Sulmona, città natale
di Almerico .
Nel 1280, il conte di Montedragone dovette accorrere a Taranto per
sedare una rivolta popolare. Della sua assenza approfittò Gervaso da
Matino che occupò con la forza il casale di Tuglie, ribattezzandolo
"Castri Tulli". Si racconta che Almerico, prima di lasciare il
casale, fece edificare una piccola cappella nel posto dove prima
c'era una nicchia di pietra con l'immagine delle Anime Sante,
proprio dove ora sorge la Chiesa Matrice dedicata alla Madonna
dell'Annunziata. II 28 luglio 1480, una formidabile flotta di galee
turche con 1.600 pezzi di artiglieria e 18.000 soldati, si schierò
di fronte al porto di Otranto. Acmet, il capo dei turchi, promise
vantaggiose condizioni, in cambio della resa, ma gli otrantini
decisero di resistere ad oltranza. Cominciò così un assedio
violentissimo, che durò 15 giorni. L'artiglieria ottomana bombardò
le mura, l'abitato e la rocca. Poi i turchi, travolta ogni
resistenza, dilagarono nella città mettendola a ferro e fuoco.
L'assedio si concluseil agosto: moltissimi cittadini morirono nei
combattimenti. Tre giorni dopo, Acmet, sul Colle della Minerva,
invitò i superstiti a convenirsi all'islamismo, ma gli otrantini
rifiutarono, andando incontro al martirio. I corpi degli ottocento
martiri non furono sepolti ma abbandonati sul posto, dove rimasero
fino alla liberazione della città. Dopo l'occupazione di Otranto, le
orde ottomane compirono terribili scorrerie in tutto il Salento,
saccheggiando e distruggendo villaggi, paesi e chiese. Anche il
casale di Tuglie venne raso al suolo, nonostante la resistenza
organizzata dai Tulli e dagli abitanti di Paravita nella grotta
detta di Fra' Nicola, dal nome del frate che animò la lotta contro i
turchi.
Per lungo tempo il feudo di Tuglie rimase abbandonato e senza vita
tanto che i feudatari, non avendo vassalli alle proprie dipendenze,
non potevano esercitare alcun diritto di proprietà.
Poiché nessuno si occupava della coltivazione della terra, fu
inevitabile la comparsa di abbondante vegetazione spontanea. In
contrada Passaluri, intorno alla masseria dei Tulli, crebbero in
gran numero gli alberi di tuie. Secondo un'antica leggenda, proprio
per la presenza di queste piante, appartenenti alla famiglia delle
conifere, il piccolo centro abitato, risorto intorno al palazzo
baronale, venne chiamato Tuglie .
Lucio Causo
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