La notte di S. Giovanni, riti propiziatori e tradizioni nel giorno più lungo
dell'anno
Stasera, come ogni anno svolgo il mio rito propiziatorio, vado in aperta
campagna e denudando i piedi raccolgo la rugiada della notte di S. Giovanni. Si
dice che porti bene e visto i tempi è meglio non farsi pregare. Tra l’altro è
piacevole camminare a piedi nudi su di un prato e sentire le gocce di umido
della rugiada bagnare e fasciare i piedi. Fatto il rito apotropaico, non poteva
mancare nella notte delle streghe, che recarsi a Soleto ( il paese delle macare
). Generalmente in questa notte in cui si risveglia la ” Vecchia ” moglie
dell’Orco Nanni, in quel luogo magico denominato Massi della Vecchia, mi piace
assecondare l’istinto ed osservare la Vecchia megera, il terribile marito lu
Nanniorco, Ercole e tutti gli altri personaggi che vivono in questo oliveto tra
Palmariggi e Minervino, ma in agro di Giuggianello.
Poco distante il menhir e la grotta con l’affresco di S. Giovanni dominano dalla
serra un gran panorama che di sera è punteggiato da mille luci. La festa del 24
giugno in passato, era solennizzata con fuochi, falò ed altri riti un tempo
collegati agli antichi culti solari, giacché la festa cade nel solstizio
d’estate, tempo di mietitura e con chiaro riferimento alla simbologia del fuoco
e alle sue funzioni purificatrici e propiziatrici. Virgilio nelle ” Bucoliche ”
rievoca, in tale giorno gli Ambarvalia, antichi sacrifici resi a Cerere, la dea
delle messi, durante l’antica festa romana per purificare le messi e allontanare
i cattivi influssi; gli Ambarvalia consistevano nel sacrificare un maiale, una
pecora e un toro dopo averli condotti, in processione, tre volte, intorno alla
città. Come nella notte di Natale anche nella notte che precede il 24 giugno,
che si passa vegliando, si crede che avvengano meraviglie e prodigi tanto è vero
che la notte che precede il giorno di San Giovanni è detta ” la notte delle
streghe “. Il 23 giugno, periodo in cui la luna è in fase crescente,
nell’antichità si credeva che le streghe, a cavallo delle loro scope,
sorvolassero la Basilica di San Giovanni per radunarsi in un grande sabba
annuale.Tra le streghe, la leggenda vuole che ci siano anche Erodiade e sua
figlia Salomè condannate a vagare per il mondo su una scopa per espiare la colpa
di aver fatto decapitare San Giovanni. Chi crede alla leggenda adotta
accorgimenti tali da non far entrare nelle case le cattive maliarde mettendo
davanti all’uscio di casa del rosmarino, ginepro, alloro e ulivo benedetto,
oppure dell’aglio come antidoto contro i malefici e come erba portafortuna e
porta ricchezza. Si usa anche un mazzetto di ” erbe magiche ” formato da
iperico, artemisia, ruta, menta e salvia. L’iperico è detto anche ” erba di San
Giovanni “, una piantina perenne e tappezzante dai bei fiori gialli che sfregati
tra le dita emettono un umore che colora la mani di rosso e perciò viene detta
anche ” sangue di San Giovanni “; l’artemisia, invece, avrebbe proprietà contro
il malocchio; la ruta chiamata anche ” erba allegra “avrebbe proprietà curative;
la menta, soprattutto se bagnata dalla rugiada della notte di San Giovanni,
garantirebbe lunga vita come pure la salvia. Una tradizione che va via via
scomparendo è l’usanza del piatto di lumache mangiato per evitare litigi e
tradimenti.
Si riteneva che i quattro cornini delle lumache potessero essere fonte di
discordia e quindi correva l’obbligo di nasconderli nello stomaco per bloccare
tale rovinosa opportunità e poiché il piatto di lumache è piuttosto pesante
accompagnarlo, per migliorarne la digeribilità, con un buon bicchiere di vino
bianco, frizzantino e fresco di questi tempi è l’ideale. Ma ormai si è fatto
giorno, con il sole alto che lancia i suoi raggi, bisogna solo ringraziare il
passare delle stagioni. Infatti con oggi si raggiunge il massimo di ore di luce
solare durante la giornata, da domani, ogni giorno la luce solare lascia qualche
minuto alle tenebre.
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Tuglie...per raccontar paese...
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