90° Anniversario del
Milite Ignoto
IL VIAGGIO DELL’EROE
Da Aquileia a Roma
Conosci la storia del Milite Ignoto?
Era un ragazzo come tanti
Con i suoi ideali e le sue speranze
E’ morto per l’Italia e per la nostra libertà
Con questi versi qualche giorno fa è stato mandato in onda sulle
reti RAI uno spot creato dal Ministero della Difesa per ricordare a tutti
gli italiani il 90° anniversario della tumulazione del Milite Ignoto nel
complesso del Vittoriano a Roma; da allora quella tomba viene celebrata
sotto il nome di “Altare della Patria”.
Forse tutti sanno cos’è l’Altare della Patria con il Milite Ignoto, ma in
pochi conoscono la storia della salma che all’interno vi riposa. Cosi, dopo
essermi messo a disposizione del mio paese per organizzare i festeggiamenti
della Madonna del Grappa, ho deciso di leggere le pagine che raccontano gli
eventi della Grande Guerra, forse ispirandomi al grande sindaco di Tuglie,
Dott. Cesare Vergine. Leggere le pagine, non vuol dire per me sedermi ad un
tavolo e far scorrere gli occhi da sinistra a destra, rigo dopo rigo, ma
vuol dire rivivere, rivivere ciò che è stato, rivisitare quei luoghi,
rivedere le emozioni del popolo italiano attraverso i suoi occhi.
La prima occasione utile è stata data dalla rievocazione del viaggio del
Milite Ignoto, viaggio che tra il 28 Ottobre ed il 2 Novembre 1921 trasportò
una sconosciuta salma, scelta tra le tante cadute sui fronti di guerra, dal
nulla alla ribalta, dalla fredda montagna alla calda tomba, dal cuore di una
madre che non ha più ritrovato il proprio figlio al cuore di tutti gli
italiani. Tale rievocazione, ideata dall’Associazione Nazionale del Fante e
dal suo presidente Antonio Beretta, è stata organizzata dal Ministero della
Difesa, in accordo con le Ferrovie dello Stato Italiane, con l’obiettivo di
far rivivere all’Italia ciò che avvenne novant’anni fa.
Prima di raccontare però i fatti d’oggi, intendo scrivere, attraverso le
prossime righe, ciò che avvenne all’epoca.
Nel 1920, Francia e Inghilterra, paesi coinvolti nel conflitto mondiale,
decisero di raccogliere una delle tante salme sconosciute sparse sui fronti
di guerra e di erigerla a monumento nazionale in onore di tutti i caduti che
persero la vita in battaglia, i cui resti non furono mai più identificati.
In Italia la proposta di onorare i caduti sconosciuti fu data il 24 Agosto
1920 dal colonnello Giulio Douhet, attraverso una pubblicazione su “Il
Dovere” (periodico dell’Unione Nazionale Soldati e Ufficiali) nella quale
lanciava l’idea di un Milite Ignoto per commemorare tutti i caduti della
guerra 1915-1918. L’idea venne accolta dal Ministro della Guerra Giulio
Rodinò che il 20 Giugno 1921 deposita alla Camera una disegno di legge per
le Onoranze al Soldato Ignoto, che subito venne assegnato alla commissione
Esercito e Marina Militare; il 28 Luglio tale commissione presenta la
relazione dove si afferma che “Una cerimonia supremamente austera debba aver
luogo a Roma il 4 Novembre nel terzo compleanno della Vittoria. Noi pensiamo
che il luogo della sepoltura debba essere l’altare della Patria”. Cosi, dopo
che Camera e Senato approvarono il provvedimento, l’11 Agosto 1921 la legge
sulle Onoranze al Milite Ignoto viene promulgata.
Viene dato incarico ad una commissione di condurre le ricerche della salma
nei luoghi che fino a tre anni prima furono teatro di atroci e sanguinose
battaglie. Il 3 Ottobre iniziano le suddette ricerche e dopo tre giorni i
primi due corpi vennero trasportati a Bassano del Grappa dove fu allestita
una camera ardente dal Comitato delle Madri di Guerra.
Fu scelta una salma per ognuna delle seguenti zone: Rovereto, Dolomiti,
Altipiani, Grappa, Montello, Basso Piave, Cadore, Gorizia, Basso Isonzo, San
Michele, tratto da Castagnevizza al mare. Le undici salme, una sola delle
quali sarebbe stata tumulata a Roma al Vittoriano, ebbero ricovero in un
primo momento a Gorizia, da dove furono poi trasportate nella Basilica di
Aquileia il 28 Ottobre 1921. Qui si procedette alla scelta della salma
destinata a rappresentare il sacrificio di seicentomila italiani. La scelta
fu fatta dalla madre triestina Maria Bergamas, il cui figlio Antonio, che
disertò l’esercito austriaco per combattere con quello italiano, cadde in
combattimento senza che il suo corpo potesse essere identificato. La bara
prescelta fu collocata sull’affusto di cannone e, accompagnata da reduci
decorati e più volte feriti, fu deposta su un carro ferroviario allestito
per l’occasione. Il treno destinato a trasportare il feretro da Aquileia a
Roma era composto da due locomotive a vapore, un carro per la bara, quindici
carri merci per raccogliere tutte le corone d’alloro che lungo il tragitto
venivano donate, altre carrozze di prima e seconda classe per il trasporto
dei militari incaricati a vigilare. Lungo il viaggio il popolo italiano si
riversò lungo i binari e il convoglio ferroviario, durante i quattro giorni
di viaggio, sia di notte che di giorno, percorreva quei chilometri
costantemente lungo due ali di folla silenziosa. Tale folla raccoglieva una
moltitudine di madri che avevano perso i loro figli in guerra e che in
quella salma speravano ci fosse il proprio congiunto. La cerimonia ebbe il
suo epilogo nella capitale il 4 Novembre 1921, quando il feretro del Milite
Ignoto venne tumulato nel Sacello posto all’Altare della Patria.
Questa in sintesi è la storia di quei giorni; una storia che vide raccolta
una delle undici salme proprio sul Monte Grappa, dove una granata austriaca
mutilò la statua della Madonna; chissà, magari Cesare Vergine conosceva
quello sconosciuto lì recuperato…
Armato di tanta buona volontà e spirito di sacrificio, nella serata del 27
Ottobre scorso sono partito alla volta di Cervignano del Friuli (UD), luogo
destinato a fare da teatro alla partenza del treno rievocativo, poiché la
stazione di Aquileia venne chiusa, assieme alla ferrovia
Cervignano-Aquileia-Pontile di Grado nel 1937. Prima però di vivere in prima
persona quell’esperienza che ricorderò per tutta la vita, ho fatto un salto
a Trieste, in quel luogo chiamato Risiera di San Sabba che per molti
italiani, durante la Seconda Guerra Mondiale, fu l’ultima tappa della
propria vita; tale struttura, sotto il dominio nazista infatti, ha
rappresentato l’unico campo di concentramento italiano.
La rievocazione del Milite Ignoto, rinominata “Il Viaggio dell’Eroe” è stata
presentata alla stampa il 28/10/2011 nella stazione di Roma Termini; la
mattina seguente il treno speciale era pronto a partire sul primo binario
della stazione di Cervignano-Aquileia-Grado. Con un po’ d’orgoglio dico che
a quella cerimonia ero presente anch’io, accanto alle varie autorità tra le
quali spiccava la figura del Ministro della Difesa Ignazio La Russa, accanto
alla Fanfara della Brigata di Cavalleria “Pozzuolo del Friuli”, accanto allo
Stato Maggiore della Difesa, accanto a tutte quelle persone lì radunate per
rendere omaggio a tutti quei soldati caduti per la patria. Intorno alle
12.30 fa ingresso in stazione, all’interno di una teca di vetro, il drappo
tricolore che nel 1921 avvolse il feretro durante il suo ultimo viaggio e
questo tessuto tricolore è stato quindi collocato su un carro pianale che
per l’occasione ospitava un affusto di cannone da 75mm, simile a quello sul
quale venne posata la bara, oltre a uno dei bracieri che accompagnò la salma
e quattro corone d’alloro. Il primo a rendere onore alla bandiera è stato
proprio il Ministro La Russa per poi assistere al canto dell’inno di Mameli,
intonato dai tre ragazzi “tenorini” che compongono il gruppo lirico “Il
Volo”. Poco dopo il treno speciale, formato oltre al carro pianale, da
cinque vetture (sulle quali era allestita un’interessante mostra storica), è
partito verso Roma sotto le note dell’Inno del Piave, suonato dalla fanfara
citata in precedenza. La prima tappa è stata Udine e poi via via a seguire
Treviso, Venezia, Padova, Rovigo, Ferrara, Bologna, Pistoia, Prato, Firenze,
Arezzo, Chiusi Chianciano Terme, Orvieto e quindi Roma. In tutte le città
destinate ad accogliere il passaggio del treno rievocativo sono state
organizzate grandi manifestazioni per rendere omaggio all’Eroe; tra i molti
ricordi che mi affollano la mente, cito ad esempio Udine dove sul primo
binario c’erano centinaia di persone e come se non bastasse poco dopo è
giunto uno splendido corteo capitanato dalla fanfara della Brigata Alpina
Julia e composto dalla giunta comunale e da numerose associazioni militari.
Al transito da Conegliano Veneto, stazione dove non era prevista la fermata,
ho notato una moltitudine di ex combattenti e reduci di guerra i quali sono
stati in grado, sommersi d’amore verso la nazione, di fermare il treno per
un saluto veloce; tale manifestazione di attaccamento alla patria è stata
fatta anche nella stazione di Monselice il giorno successivo. A Treviso,
cosi come a Venezia, degli anziani combattenti ritrovati, hanno deciso di
tirar fuori dall’armadio le vecchie divise con cui combatterono e con tali
abiti addosso, chi col bastone, chi con la bicicletta, si sono presentati
davanti alla bandiera…se non è amore per la patria questo…
A raccontare ciò mi viene la pelle d’oca anche perché non so più se potrò
vedere certe scene in vita mia. Non solo anziani combattenti però; a
Firenze, i giovani di Casa Pound, per non dare nell’occhio e mantenere una
certa riservatezza, si sono posizionati lungo la linea ferroviaria alla
periferia della città ed al passaggio del convoglio hanno sventolato
bandiere tricolori e acceso fumogeni verdi, bianchi e rossi. Come queste
potrei raccontare diverse situazioni che ho visto lungo quei binari in quei
quattro giorni, ma ciò che viene maggiormente in risalto è l’attaccamento
alla nazione dato dagli italiani che di fatto non si è mai spento.
Arriva cosi il 2 Novembre e alle 6.30 del mattino ero già nella stazione di
Roma Termini. Un po’ mi dispiaceva il fatto che quel treno stesse per finire
il suo viaggio e con lui anche io; forse per questo motivo mi son dato da
fare riparando una delle carrozze che stava perdendo la pellicola rossa che
componeva la livrea tricolore; forse per questo che ho acceso le luci
interne del treno per favorire la bonifica dell’unità cinofila…ormai quelle
carrozze le sentivo mie, quella manifestazione la sentivo mia, quel
sentimento lo sentivo mio. Poco dopo, gli ultimi “salti mortali” mi hanno
permesso di ricevere il pass per assistere alla cerimonia come giornalista e
quando, sotto le note dell’Inno del Piave, il Presidente delle Repubblica
Giorgio Napolitano, ha accolto il convoglio rievocativo, il mio sentimento
verso la patria ha registrato quasi l’apice; quasi perché l’apice vero e
proprio l’ho raggiunto nella mia Tuglie durante il corteo del 4 Novembre.
Nelle strade tugliesi, mentre la banda suonava il “solito” Inno del Piave,
ho sentito i bambini della scuola elementare che spontaneamente cantavano i
versi che componevano tale inno. È stato in quel momento che ho avvertito la
pelle d’oca! Ora che tutto è finito, non credo di aver bisogno di altre
parole, sento solo di poter dire che sono orgoglioso di essere italiano!
* /corpo */>
Tuglie...per raccontar paese...
* sotto */>
Tutti i marchi, foto, immagini e
scritti presenti sul sito
appartengono ai legittimi proprietari.
E' severamente vietato copiarne i contenuti.
Sito ottimizzato per: