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Dopo quattro anni dall’annessione della Puglia al Regno d’Italia, i
Carabinieri Reali già operavano con successo in Terra d’Otranto. Erano
giunti dopo il 21 ottobre 1860 quando con 94.570 “si” e 929 “no” il popolo,
mediante il plebiscito indetto da Giuseppe Garibaldi, aveva accettato di far
parte dell’Italia, una e indivisibile. I Carabinieri erano pronti sin dal 24
gennaio 1861, giorno in cui Camillo Benso Conte di Cavour, aveva approvato
la legge di riorganizzazione del Corpo suddiviso in 13 Legioni in tutto il
territorio italiano. Era il periodo in cui Cavour era molto preoccupato per
una eventuale trasformazione dell’ex Regno delle due Sicilie, in un
movimento rivoluzionario, democratico e mazziniano che avrebbe osteggiato la
creazione dello Stato italiano. La rapida vittoria di Garibaldi ed il
repentino crollo dell’esercito borbonico ponevano inquietanti interrogativi
di ordine pubblico. Il brigantaggio, soprattutto, tentava di soffocare nel
nascere il nuovo Stato italiano. Quindi ai Carabinieri Reali il compito di
difenderlo. In Puglia giunsero il 1° luglio 1861. La Legione ebbe la sede a
Bari ed estendeva la sua giurisdizione su Puglia, Abruzzo e Molise e
successivamente anche su Basilicata e Calabria. Episodi di violenza,
ruberie, assassinii riempivano i giornali dell’epoca e Carabinieri, Guardia
Nazionale ed Esercito avevano un gran da fare contro banditi e briganti che
infestavano le campagne, le masserie isolate e le strade. Nella nostra
Provincia andare a Lecce, Maglie o verso Avetrana, per chi si muoveva da
Gallipoli o dai paesi vicini, costituiva un problema serio, specialmente per
i trasportatori di persone e di cose.
Nei primi tre anni seguiti all’annessione, le manifestazioni di
brigantaggio, collettive e più spesso isolate, avvenivano con maggiore
frequenza nella vasta Provincia Salentina formata dalle attuali Lecce,
Brindisi e Taranto. Però bisogna precisare che nella Provincia di Terra
d’Otranto ebbero secondaria importanza, tanto che non fu inclusa tra le
province dichiarate “invase dal brigantaggio” (Regio Decreto del 20 maggio
1863). Tuttavia contro i briganti, i banditi e i delinquenti comuni, i
Carabinieri Reali e la Guardia Nazionale anche in Puglia usavano mezzi molto
energici conseguendo ottimi risultati per la tranquillità e la sicurezza
pubblica di tutta la popolazione.
Il problema dell’ordine pubblico rimaneva una costante preoccupazione anche
per gli Amministratori del Comune di Tuglie, tanto che nel 1897 (riferiscono
le cronache cittadine) il Consiglio comunale conferì due medaglie d’argento
ai regi carabinieri Nazareno Zucchetti e Pietro Boschian e una medaglia di
bronzo alla guardia municipale Giuseppe Bellisario per avere reso possibile
l’arresto di Marino Ronzino da Galatone, di Michele Carone e di un certo
Bellafronte, noti pregiudicati che spavaldamente continuavano ad insidiare
la sicurezza dei cittadini tugliesi ed anche dei centri vicini.
Nel 1899 il Consiglio comunale si occupò ancora una volta del problema della
istituzione in Tuglie di una stazione di Reali Carabinieri per le precarie
condizioni di sicurezza in cui si trovava il Comune, per i continui
danneggiamenti alle proprietà private e per gli innumerevoli furti che si
verificavano con sempre maggiore audacia in seguito alla scoperta di una
vera associazione a delinquere; fatti che avvaloravano le apprensioni e la
paura nella popolazione tugliese .
Al momento, gli Amministratori comunali, pur sperando nel lodevole servizio
dei Reali Carabinieri di Gallipoli, impegnati già pesantemente nei Comuni di
Matino, Parabita e Alezio, chiedevano, in subordine, almeno il distacco
permanente di tre carabinieri, alle dipendenze della caserma di Parabita.
Nell’ottobre del 1900, il Consiglio comunale lamentava di nuovo alle
superiori Autorità il permanere delle condizioni precarie nell’ordine
pubblico: i reati aumentavano sempre di più e i malviventi prendevano motivo
della mancanza di sorveglianza pubblica per dimostrarsi audaci sino al punto
di reagire contro la Benemerita… specialmente dopo la celebrazione di un
grosso processo penale che portò alla condanna di tutti gli 11 associati a
delinquere, sottoposti anche alla sorveglianza speciale. Il sindaco concluse
la seduta del Consiglio comunale con la seguente dichiarazione: … se l’Arma
dei Reali Carabinieri non risiederà stabilmente in Tuglie, sarà estremamente
difficile garantire un minimo di sicurezza sociale nel paese dal momento che
in questo paese esiste una vasta associazione di contrabbandieri di tabacco,
che danno spesso motivo a turbare l’ordine e la sicurezza pubblica .
In una deliberazione del 1910, il Consiglio comunale con a capo il sindaco
Ambrogio Piccioli, riconobbe ai Carabinieri qualità non comuni di altruismo
e dedizione al sevizio in occasione d’un incendio e crollo, sviluppatosi in
un forno di Tuglie, di proprietà di Giuseppe Saccomanno. In quell’occasione
il brigadiere Vincenzo Lo Priore e i carabinieri Donato Lepre e Nunzio Nuzzi
…mettendo a rischio la propria vita, lanciavansi nelle fiamme, salvando da
sicura morte i feriti Saccomanno Giuseppe, Santo Stamerra e i figli Vito,
Annunziato e Gaetana…
Nel corso delle operazioni di soccorso i coraggiosi militari riuscirono a
recuperare gran parte delle suppellettili del forno e a puntellare i muri
pericolanti del fabbricato che minacciavano le abitazioni circostanti e
l’incolumità dei cittadini.
Il carabiniere Nuzzo Nuzzi, precedentemente, aveva ricevuto dal Comando
dell’Arma due encomi solenni per azioni meritorie a vantaggio della
sicurezza pubblica; il primo nel mese di dicembre 1906: “in occasione
d’incendio, salì arditamente sul tetto della casa in fiamme per concorrere
più efficacemente nell’opera di estinzione, ed essendo il tetto crollato
all’improvviso travolgendolo fra le macerie, malgrado il grave pericolo
corso e le lesioni riportate, continuò sino alla fine a prestare l’opera sua
con infaticabile zelo. Taverna, (Catanzaro) - 7 dicembre 1906”; il secondo
nel mese di gennaio 1910: “in occasione di gravi disordini i carabinieri
tennero fronte con fermezza alla folla tumultuante che stava per invadere il
Municipio e, sebbene feriti, senza fare uso delle armi, si adoperarono
efficacemente per calmare gli animi, evitando danni e dolosi fatti. Casarano
(Lecce) - 7 novembre 1909”.
Dal 1861, i Comuni di Matino, Tuglie e Parabita erano assegnati al
circondario della Stazione Carabinieri Reali di Parabita. Il Comando di
Compagnia si trovava a Gallipoli, il Comando di Divisione a Lecce e il
Comando della Legione a Bari. Alla Caserma di Parabita prestavano servizio
un brigadiere e sei carabinieri a piedi. Quanto innanzi è stato rilevato
dalle Note di Scompartimento territoriale dell’Arma dei Carabinieri del
1861-1862. Pag.139 – per gentile concessione del Col. Vincenzo Pezzolet.
Dal 1865 il Comune di Tuglie ospitava una caserma di Reali Carabinieri . Con
l’avvento del fascismo e del suo segretario Achille Starace (1937-1939),
nativo di Gallipoli, nel mese di agosto 1938 la caserma fu trasferita nel
Comune di Sannicola, paese di adozione del gerarca fascista .
Nella seduta del 3 agosto 1924, il Consiglio Comunale di quella cittadina,
presieduto dal Cav. Uff. Domenico Margiotta, conferì la cittadinanza
onoraria a S.E. l’On. Achille Starace dando atto che: “Sannicola ha avuto
sempre un affetto speciale per il Generale On.le Achille Starace; affetto
non secondo a quello della Città di Gallipoli, che vanta di avergli dato i
veri natali” .
Nel 1889 i Reali Carabinieri erano alloggiati nella casa di proprietà del
sig. Giuseppe Romano che percepiva dal Comune l’affitto di lire 42,50
l’anno. Nel 1891 l’Amministrazione comunale decise di sistemare l’alloggio
dei Carabinieri nel locale della vecchia Casa comunale (posta in via
Calvario) che prima fungeva da ufficio di segreteria . Il casale di Tuglie,
secondo l’assetto politico-amministrativo promosso da Ferdinando IV di
Borbone in tutto il Regno di Napoli, il 1° settembre 1781 aveva il suo
Municipio in Via Calvario. Due impiegati, uno addetto all’anagrafe ed al
disbrigo delle pratiche e l’altro con la funzione di vigile urbano e di
messo comunale, si misuravano quotidianamente, nell’unico locale
disponibile, con i tanti problemi della gente. Il casale apparteneva alla
Provincia di Terra d’Otranto; aveva una superficie di 207 ettari ed una
popolazione di 835 e 857 donne. Primo sindaco di Tuglie è stato Giovanni
Miggiano che amministrava il casale coadiuvato da 12 decurioni. Gli elettori
politici erano 29, gli elettori amministrativi 24 ed appartenevano al
Collegio di Gallipoli. La Guardia Nazionale di Tuglie era costituita da una
compagnia di 129 militi attivi. Il 7 luglio 1861 s’insediò nel Municipio la
nuova amministrazione comunale dopo l’unificazione del Regno d’Italia.
Il 17 novembre 1902, per garantire la sicurezza pubblica e le proprietà
private, a causa dei continui furti nelle campagne, l’Amministrazione decise
di occupare il posto della seconda guardia municipale, rimasto vuoto a
seguito della destituzione della guardia Bellisario e di dotare le guardie
municipali di fucili con sistema Wetterley, completi di munizioni.
Nel marzo del 1903, a seguito dell’audacissima rapina perpetrata al
domicilio del ricco sacerdote Cosimo Imperiale, il Consiglio comunale chiese
al Governo del Re di impiantare a Tuglie la Stazione dei Reali Carabinieri.
Questo grave episodio dette, fra l’altro, la certezza che a Tuglie esisteva
…”una vera e ben organizzata associazione di malfattori che operavano furti,
rapine e scassinamenti vari…” .
Per quanto attiva fosse l’opera dei Carabinieri di Parabita (che dovevano
controllare un territorio con 13.490 abitanti), questi non potevano
garantire la sicurezza delle persone e della proprietà nel Comune di Tuglie.
Perciò l’Amministrazione sollecitava le autorità superiori affinché la
definitiva sistemazione della Caserma dei Carabinieri a Tuglie non subisse
ulteriori ritardi. Ma qualcosa si stava muovendo… Il 29 maggio 1903, con
apposito contratto di locazione, Stanislao Imperiale fu Giovanni affittò per
cinque anni alla Deputazione Provinciale di Terra d’Otranto (competente per
l’accasermaggio dei RR. Carabinieri) il fabbricato di sua proprietà sito in
Tuglie alla Via di S. Giuseppe, per essere adibito a Caserma dell’Arma. Il
successivo 1° giugno, il Comando di Divisione dei Reali Carabinieri di Lecce
comunicò al Presidente della Deputazione Provinciale che… il 6 giugno
sarebbe entrata in funzione a Tuglie una Stazione dell’Arma composta di un
Sottufficiale e di tre Carabinieri… . In effetti, la Stazione dei Reali
Carabinieri di Tuglie non era ancora definitiva. Il Consiglio Comunale,
presieduto dal sindaco Dr. Raffaele Mosco, con deliberazione n.79 del 16
dicembre 1904, stabilì quanto segue: …“considerando che la locale Stazione
dei Reali Carabinieri era tuttora provvisoria; considerando, invece, che
sarebbe necessario oltre che utile, il renderla definitiva; visto che alla
Camera dei Deputati è in discussione il progetto di legge per l’aumento
dell’organico dell’Arma dei Reali Carabinieri… faceva voti al Governo…
perché la locale Stazione venisse dichiarata definitiva”.
Nel 1907, Tuglie aveva il proprio distretto e la propria Stazione dei Reali
Carabinieri con 1 brigadiere e 4 carabinieri a piedi in servizio attivo. I
Comuni o frazioni di Comuni che componevano il distretto erano: Tuglie e la
frazione Sannicola del Comune di Gallipoli. La popolazione complessiva del
distretto era di 7.645 abitanti. La Compagnia d’appartenenza era Gallipoli,
Divisione di Lecce, Legione di Bari (Scompartimento territoriale dell’Arma
del 1907, pag. 61).
Alla scadenza del contratto, poiché il sig. Stanislao Imperiale aveva
dichiarato di non voler rinnovare la locazione, la Caserma fu trasferita al
fabbricato del sig. Giuseppe Ria, posto in Piazza Garibaldi, dove rimase
fino al 31 luglio 1923. Intanto, per effetto del Regio Decreto 20 novembre
1919, n. 2379, il servizio di accasermaggio dei Reali Carabinieri era stato
assunto dallo Stato a far tempo dal 1° luglio 1920. Per cui la Provincia
avrebbe continuato a pagare la pigione soltanto fino al 30 giugno 1920, poi
sarebbe intervenuto lo Stato .
Col primo agosto del 1923 la Caserma dovette cambiare di nuovo la sede e non
per l’ultima volta. Esigenze d’idoneità dei locali, di comodità per gli
alloggi, di servizi igienici richiedevano continui adattamenti, riparazioni
e manutenzioni varie. Di conseguenza la pigione non sempre risultava
adeguata. Le Amministrazioni dovevano trovare i locali, trattare con i
proprietari, esaudire le richieste dell’Arma che, a volte, minacciava il
trasferimento della Caserma in altra sede, con possibili reazioni dei
cittadini. Dal fabbricato di Giuseppe Ria (deceduto il 14 febbraio 1916) i
Carabinieri passarono a quello di proprietà del sig. Donato Piccioli ed
ancora, il 1° settembre 1930, al fabbricato di Ambrogio Piccioli posto in
Via Garibaldi, angolo con la Via di Parabita. Dopo qualche anno la Caserma
fu nuovamente spostata nei locali di proprietà della signora Giuseppina
Piccioli, figlia di Ambrogio, in Via Roma, con scadenza contrattuale al 30
giugno 1938. Nel frattempo l’organico della Stazione di Tuglie era
aumentato: alla data del 27 agosto 1937 si componeva di un Maresciallo Capo,
di un Appuntato e di tre Carabinieri.
Il 18 ottobre 1937, purtroppo, si ebbe una segnalazione allarmante: Tuglie
stava per perdere la Caserma dei Reali Carabinieri. In quella data il
Comandante del Gruppo RR.CC. di Lecce così scriveva al Presidente della
Provincia: “Oggetto: Rinnovazione contratto Caserma Regi Carabinieri di Tuglie. Per imprescindibili ragioni di servizio proporrò il trasferimento
della Stazione da Tuglie a S. Nicola. La proposta che è confortata anche dal
parere delle autorità politiche, non potrà non essere accolta. Credo,
perciò, che si possa dar luogo senz’altro alla disdetta degli attuali
locali. Il Maggiore Comandante del Gruppo: Pasquale Tammaro” .
La proposta venne accolta (era già scontato!) ed il 30 giugno 1938 il
Comando del Gruppo RR.CC. di Lecce informava il Presidente della Provincia
che aveva già chiesta al Ministero dell’Interno l’autorizzazione alla
stipula del contratto di locazione dello stabile da adibire a Caserma dei
Carabinieri di Sannicola. Nello stesso tempo, la proprietaria dei locali
della Caserma di Tuglie comunicava che i Carabinieri potevano rimanere fino
a tutto il mese di luglio. Ma, soltanto il 31 agosto 1938 lo stabile di Via
Roma venne riconsegnato alla signora Giuseppina Piccioli. Infatti quella
mattina, alla presenza dell’ing. Antonio Ripa, rappresentante della
Provincia di Lecce, del Maresciallo Martino Traversa, Comandante la Stazione
RR.CC. di Tuglie, e del dr. Silvio Santese, marito e procuratore della
Signora Piccioli, fu firmato il verbale di fine locazione essendo la Caserma
trasferita in altra sede. Il 1° settembre 1938 il Presidente della Provincia
comunicava al Prefetto di Lecce che: “ Il 31 agosto decorso, i Carabinieri
di Tuglie avevano abbandonato quella Caserma. Trasmetto, pertanto, copia del
Verbale di riconsegna dello stabile alla locatrice, Signora Giuseppina
Piccioli, maritata Santese…” .
Il Maresciallo Martino Traversa di Grumo Appula, rimase in servizio presso
la Stazione RR.CC. di Sannicola fino al 28 febbraio 1942.
Ma la storia non finisce qui, perché nel 1948, terminata la guerra, caduta
la Monarchia Sabauda, tornata la democrazia, a Tuglie si cominciò a parlare
del ripristino della Caserma dei Carabinieri. Lo stabile era già pronto,
messo a disposizione dal dr. Giovanni Saccomanno, che si era trasferito a
Lecce lasciando liberi i locali della sua abitazione. Il 1° maggio 1948, il
Comandante del Gruppo Carabinieri di Lecce, Maggiore Romano Mizzau,
sollecitato dal sindaco di Tuglie, Quintino Giuseppe Imperiale, fece
presente al Commissario della Provincia che: “Nel 1938 la Caserma dell’Arma
di Tuglie fu trasferita a Sannicola, vuolsi per interferenza dell’allora
segretario del partito fascista, Achille Starace, nativo di Sannicola. La
popolazione di Tuglie, per bocca del Sindaco, reclama la restituzione a
Tuglie dei Carabinieri dove l’Arma è stata per oltre 60 anni…” .
Dopo qualche giorno, il Capo della Provincia, …considerato che Tuglie è un
centro più importante di Sannicola… , espresse parere favorevole al
ripristino della Caserma dei Carabinieri a Tuglie e dispose un sopralluogo
tecnico allo stabile prescelto.
Il 6 maggio, alla presenza del sindaco e del proprietario Dottor Saccomanno,
un tecnico della Provincia eseguì il sopralluogo allo stabile. Alla fine fu
stabilito di far eseguire, a spese del Comune, alcuni lavori per rendere i
locali più idonei all’uso di Caserma dell’Arma.
Col passare del tempo la pratica si arenò. Partirono numerosi solleciti alle
autorità competenti, ma non ebbero alcun esito.
Il 31 ottobre 1950 il sindaco di Tuglie indirizzò la seguente lettera al
Comandante del Gruppo Carabinieri, al Prefetto e al dr. Giovanni Saccomanno:
“Questa Amministrazione gradirebbe riprendere la pratica per il ripristino
della Stazione dell’Arma a Tuglie, sia attraverso il trasferimento della
Caserma da Sannicola a Tuglie, sia che si voglia istituire altra Caserma. I
locali a suo tempo visitati dal Comandante di codesto Gruppo, in compagnia
del Tecnico della Provincia, risultarono idonei, e sono ancora disponibili,
come pur fa fede il proprietario Dr. Giovanni Saccomanno. Prego, pertanto,
voler riprendere la pratica e riuscire ad ottenere dalle superiori autorità,
quel consenso che non fu prestato nel 1948. La storia della Caserma di
Tuglie la conoscete. Quest’Amministrazione spera, nel rinnovato clima
democratico, che possano trovarsi giuste le rivendicazioni del popolo, che
col passato regime poteva soltanto essere passivo spettatore di quel che si
verificava per ordine superiore. Il Sindaco: Quintino Imperiale” .
Nella seconda metà degli anni Ottanta, essendosi verificati alcuni episodi
criminosi, il sindaco Otello Petruzzi e l’assessore Bruno Erroi si recarono
a Roma, presso il Ministero competente, per sollecitare il ripristino della
Caserma dei Carabinieri a Tuglie. Per ottenere una maggiore sorveglianza del
territorio e per garantire la sicurezza e la tranquillità dei cittadini,
l’Amministrazione comunale mise a disposizione dell’Arma il suolo adiacente
all’Ufficio Postale per costruire la Caserma, nonché i locali della ex casa
del fascio in Largo Fiera ormai liberi da scuole e uffici.
Paese, periodico dell’Amministrazione comunale, sul numero di dicembre 2001,
comunicava: “Il Consiglio Comunale fa voti presso il Ministero competente, perché voglia
istituire a Tuglie una Caserma dei Carabinieri. Tra tutti i paesi dell’interland,
questo è l’unico ad essere sprovvisto di una Caserma delle Forze
dell’Ordine… Il sindaco, dott. Antonio Gabellone, che da molto tempo tratta
l’argomento con il Comando Generale dell’Arma, teme che soggetti malavitosi
d’importazione possano produrre effetti devastanti nel territorio…”
La Caserma dei Carabinieri di Tuglie non venne mai ripristinata!
Lucio Causo
Pubblicato su “Note di Storia e Cultura Salentina” Anno XXII – 2012
Edizioni del Grifo Lecce
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Tuglie...per raccontar paese...
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