Per vari giorni ho cercato nella mente le parole più belle per
scrivere del mio papà..e da giorni mi rigira nella mente la frase
iniziale di una bellissima lettera di un altrettanto magnifico
film…una frase che ne disegna con tratti fermi i contorni…
Contorni di un poeta del colore….
Dopo di te il rosso non è più rosso…
Dopo di te l'azzurro del cielo non è più azzurro…
Dopo di te gli alberi non sono più verdi….
Dopo di te devo cercare i colori dentro la nostalgia che ho di noi…
Già… perché dopo i colori di papà tutti quelli del resto del mondo
si sono spenti o affievoliti…
Un poeta dell’arcobaleno papà…
Un ladro di colori… colori gentili di un piccolo arcobaleno che
sfuma…dolcemente come sulla tavolozza del suo essere un pittore..
non un pittore tormentato dal fuoco della disperazione, ma un
piccolo artista sereno e appena un po’ malinconico che mescola i
colori con grazia… che stende oli non troppo spessi ma sottili…Che
stempera e diluisce acquarelli…e che sfuma tutto su tinte piene di
terra Salentina..piene di archetipi lontani di luoghi di bambino…
Un ladro di pietre sacre, papà…perché chissà cosa gli passava per la
testa,quando saliva sui sentieri che arrivavano dentro alla sua
grotta…
Noi ce lo immaginiamo solo…
Solo e in silenzio , perché quando si pensa alla grotta delle Veneri
viene spontaneo pensare alla solitudine… al silenzio… anche se non è
vero…
Ad un luogo appartato e nascosto…
Anche se non è mai silenzioso
Anche se sono solo pochi alberi a tenerci separati da altri essere
umani
A tenerceli nascosti alla vista
A lui bastavano pochi passi per essere solo anche in un campo
aperto..
senza alberi a proteggerlo dal sole
anche nella desolazione feroce della terra nei pieni giorni di ogni
estate
forse pensava… come Frederich pittore di boschi, di nuvole e
montagne
che… doveva essere solo….. per sapere che era solo
diventare una sola cosa con le sue nuvole e le sue pietre..
con la sua terra..le sue civette….
per essere quello che era
per ascoltarne la musica
Ascoltare la musica di quel certo vasto e infinito silenzio…
Che regna in quell'atmosfera dove ti sembra di essere fuori dal
globo…
Dove le pietre gridano i nomi di miti lontani…
Dove come lui stesso scrive”abbandoniamo la terra per abbracciare
l'infinito celeste.. il Divino”…
E’ il suo luogo quello…il luogo di un altrove…
Fatto di Stradine strette
Che sembrano girare tra gli angoli delle cose come dita nodose e
ossute
Porte e finestre di legno vecchie
Che più che tenerle fuori quelle strade
Quando si aprono sembrano farle entrare dentro
Case di pietra che sembrano poggiarsi l'una all'atra
Sostenersi addirittura
Come se fossero stanche di stare lì
Per tutti quegli anni
Che sono tanti
Dai tempi dei romani e dei latini
E ancora prima
Fino agli Dei fino al mito
Scorci veloci stretti
Di un luogo che scava le sue strade in mezzo ai santi e i dirupi di
cave antiche
E le allarga finche può
Ma li c'è di più
C'è qualcos'altro
Ed è qualcosa che più che vedere si sente
C'è il respiro antico del tempo
Il silenzio delle pietre che esistono da sempre
Quel respiro lento che è come un sospiro
Lungo di secoli e secoli
È qualcosa che si sente nel blocchi arrotondati dagli anni dei
templi antichi
È Il respiro antico del tempo
È qui che la storia passa e si ferma
E ogni episodio diventa un momento eterno
Immobile e silenzioso nei ricordi
Come una pietra
È Il respiro antico del tempo….
Che alita silenzioso e caldo in quel luogo sacro nel quale i ricordi
di un tempo tornano a scoprirsi reali…dove i fantasmi dell’anima
passeggiano divenendo colore.
Colore che ci racconta..di miti…civette.. Silvio…
Colore che per me possiede un unico nome…papà…
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Tuglie...per raccontar paese...
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