Una strada segnata dal tempo, mentre curiosa una lucertola sbircia, intanto
sulla serra una masseria adorna di cose vecchie, arnesi ed accessori mostra
il suo splendore. Nelle masserie fortificate si svolgeva la vita del massaro,
della propria famiglia e molto spesso di una piccola comunità che
condivideva le fatiche della coltivazione della terra o della pastorizia
difendendo i propri beni dai pirati, dai turchi e dai saraceni. Nella
masseria trovavano posto le neviere (una sorta di frigorifero naturale
scavato nel banco di roccia sulle pareti della quale veniva immessa paglia
per coibentare la neve che compattata si trasformava in ghiaccio, utile per
raffreddare le bevande nelle lunghe ed assolate giornate estive), le torri
colombaie (per l’allevamento dei colombi viaggiatori che portavano messaggi
anche a distanze considerevoli e rappresentavano una fonte di carne buona ed
appetitosa), gli apiari (per l’allevamento intensivo delle api). A volte il
Salento offre questi scorci di poesia e natura.
Il Salento, terra assolata dai bei colori pastello, il blu del mare, le
serre selvagge battute dal vento, le masserie fortificate, i dolmen, i
menhir, le specchie, il caldo abbraccio della pietra leccese scolpita nei
tanti monumenti e chiese di stile barocco, le torri costiere, gli antri, le
grotte che il carsismo ha scavato nelle viscere della terra, l’arte di
cucire e ricamare che donne dal sorriso enigmatico tramandano sedute appena
fuori di casa alla luce del sole o al tramonto davanti al camino acceso.
Questo e tant’altro è il Salento, imbevuto di miti, leggende e strani
personaggi di un mondo fiabesco. S. Maria della Croce la sua facciata che si
staglia nel cielo e lo sguardo di S. Barbara che ti accoglie e ti segue nei
tuoi movimenti. Il Cristo Pantocratore che benedice alla greca. Papa
Tomacelli, Bonifacio IX. Durante il suo pontificato vennero celebrati a Roma
due giubilei. Il primo nel 1390, e il giubileo del 1400 che attirò a Roma
grandi folle di pellegrini. Sulla volta a botte vi sono i noti affreschi con
le storie delle sante Caterina e Margherita, recentemente, attribuite non a
maestranze di educazione francese del XIV secolo, bensì ad un pittore svevo
meridionale attivo in zona fra il 1250 e 1260. L’ultima cena con il Cristo a
capotavola ed il traditore Giuda annichilito dalla paura per il gesto che
sta per compiere cioè vendere il figlio di Dio per soli Trenta Denari, la
scena riprende un antico affresco della chiesa bizantina di S. Pietro in
Otranto.
Poi i meravigliosi mosaici
I colori delle tessere musive sono rosso scuro, crema, bianco, celeste,
verde, acqua marina, blu, viola, azzurro chiaro e rosa. Nella cupola a
campana si osservano, dall’alto verso il basso, tre fasce cromatiche: la
prima, di colore celeste, presenta al centro apicale una croce giallo oro;
la seconda esibisce un azzurro cielo stellato; la terza, un festone
circolare con i sette colori dell’iride. E’, questa, la struttura
dell’Empireo (il paradiso) con i suoi nove cieli , quella che troveremo
anche nella Commedia dantesca ? Ossia i cieli della Luna, di Mercurio, di
Venere, del Sole, di Marte, di Giove, di Saturno, simbolizzati dal cerchio
iridato, con al vertice la Croce, il cui colore (giallo) allegorizza lo
splendore del Cristo, Luce del mondo.
Che dire poi dei racconti tramandati dagli avi salentini seduti intorno al
fuoco del caminetto. Andrebbero visti con gli occhi della credenza popolare
e della magia. Riti religiosi e culti pagani sono legati al fanatismo o alla
pratiche magiche: tarantismo, streghe, maghi, fattucchiere. L’elemento
fondamentale che contraddistingue il Salento nasce da una religiosità
popolare che si presenta come un intreccio di credo e magia, di cristiano e
pagano, di arcaico e moderno. Questo elemento caratterizzante è l’uso della
danza e della musica in funzione ora cerimoniale, ora terapeutica; un’arte
che rimanda, con la propria ricca simbologia, a miti e archetipi lontani,
comuni del resto ad altre civiltà mediterranee. Immagini di un vecchio
casale scomparso, la sua torre di vedetta, la vicina cripta. Un sogno ad
occhi aperti questo scorcio del Salento, una campagna rigogliosa e piena di
segni da cogliere. Un invito a tutti voi a visitare il tacco d’Italia in
tutte le stagioni dell’anno.
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Tuglie...per raccontar paese...
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