Quando nel Salento si accendeva la radio, verso la seconda metà degli Anni
70, era facile sintonizzarsi solo sulle frequenze di alcune emittenti
private (radio-pirata, così venivano chiamate), le quali erano talmente
poche che si potevano contare sulle dita di una mano. Tra quelle vi era
Radio Base una radio libera speciale e tutta tugliese, tanto da essere
annoverata tra le primissime emittenti salentine di grande qualità. In poco
tempo aveva acquisito una larga notorietà, soprattutto grazie ad alcuni dei
suoi indimenticabili conduttori che, nel trasmettere i loro programmi, erano
in grado di porsi davanti ai microfoni con incredibile sicurezza e
professionalità, come se quel mestiere lo avessero conosciuto da sempre. Ma
ciò che li distingueva dagli altri speakers, per chi ha vissuto quel
periodo, era il loro caldissimo timbro di voce, accattivante e privo di
accento, difficile da dimenticare. Tra questi la voce di Mimino Colaci,
conosciuto come Elio Licci, o semplicemente Lix, era quella che più di tutte
affondava morbidamente negli animi degli ascoltatori di quella mitica Radio
Base. Quando lo conobbi, la sintonia dei nostri interessi ebbe il
sopravvento spaziando a tutto tondo: musica, arte, cultura, politica,
fotografia, cinema e tante altre discipline erano i temi su cui si basavano
le nostre frequenti conversazioni. Indimenticabili quelle lunghe e
costruttive chiacchierate, spesso notturne, nella nostra fuoriserie, una
Cinquecento blu, parcheggiata sotto i grandi pini di Montegrappa, in viale
Diaz, di fronte alla sede della Radio, che ci consentiva, tra una Marlboro
ed una Milde Sorte, di ascoltare tanta buona musica, unico sottofondo del
nostro affumicato parlare. Nel contempo, però, dovevamo stare attenti alla
trasmissione che, improvvisamente, poteva interrompersi. In tal caso,
“scattando alla Mennea”, dovevamo precipitarci dentro, per girare il nastro
della bobina (la cosiddetta pizza) che trasmetteva musica
“ininterrottamente”… così, almeno, si diceva. Mimino aveva amato così tanto
quella Radio che, recentemente, avevamo deciso insieme di farne un Sito su
Internet. L’obiettivo era quello di poter trasmettere tanta buona musica
on-line durante il nostro tempo libero, così come avveniva tanti anni fa,
anche se in modo diverso.
Mimino Colaci si faceva voler bene da tutti quelli che frequentavano il
grande Circolo della nostra Radio, era amico proprio di tutti, ma per me era
più di un amico. Un fraterno amico, mio e di mia moglie Antonella e, nel
contempo, uno zio speciale per Sara e Benedetta, le mie figlie. La nostra
amicizia era talmente grande che avevamo deciso di essere i testimoni di
nozze dei nostri rispettivi matrimoni. Lui c’è riuscito a farlo, ma io
proprio no. Non ho potuto né potrò farlo. Aveva deciso di sposarsi questa
estate… ma sfortunatamente, dal mese di marzo, il Licci non c’è più. Se n’è
andato in silenzio, senza clamori, con quella sua grande discrezione che lo
ha sempre caratterizzato. Ormai Mimino è entrato a far parte di quella
cerchia di persone care che non ci sono più e tanto più ci mancano, e Dio sa
quanto sentiamo la Sua mancanza. Per fortuna, è solo fisica. La Sua eterea
presenza, infatti, è talmente forte che riusciamo a percepirla. Così come
riusciamo a sentire la Sua accattivante risata, come in una vecchia
trasmissione radiofonica, miscelata col timbro della sua voce. Quella Sua
voce, particolarissima voce, affonda ancora morbidamente nei nostri cuori e
incessantemente. Ciao, Colà, grande amico mio.
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Tuglie...per raccontar paese...
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