“Te la Candilora la vernata è ssuta fora, ma ci la sai cuntare nc’è
nu bbonu quarantale” (Della Candelora l’inverno è già passato, ma se
fai bene i calcoli ci sono ancora ben quaranta giorni altri). In
passato, in questa saggezza popolare, i contadini tugliesi
racchiudevano quello che realmente rappresenta la festa della
Candelora: l’inizio di quel breve periodo che è l’anticamera della
primavera, con temperature miti e sempre più scarse precipitazioni.
Ma la Candelora, prima di tutto, è una festa esclusivamente
religiosa ovvero la Presentazione di Gesù al Tempio di Israele. La
festa è anche detta della “Purificazione di Maria”, perché, secondo
l'usanza ebraica, una donna era considerata impura per un periodo di
quaranta giorni dopo il parto di un maschio e doveva andare al
Tempio per purificarsi: il 2 febbraio cade appunto quaranta giorni
dopo il 25 dicembre, giorno della nascita di Gesù. La ricorrenza
prevede la benedizione delle candele, simbolo di Cristo "Luce per
illuminare le Genti", come il piccolo Gesù venne chiamato da
Simeone. La Candelora è una festa molto sentita e cara a tutta la
comunità tugliese che si ritrova compatta nell’antica chiesa di san
Giuseppe, dove le celebrazioni religiose hanno inizio già dal primo
mattino e continuano fino alle 17.30, con la tradizionale
benedizione delle Candele. Di seguito si snoda la breve processione
verso la Chiesa Matrice, dove il parroco di Tuglie, don Emanuele
Pasanisi, presiede la solenne celebrazione eucaristica e, subito
dopo, il corte fa ritorno nella cappella di San Giuseppe insieme
alle confraternite, ai componenti delle associazioni parrocchiali ed
ai tanti fedeli che portano in mano la candela accesa, simbolo di
questa giornata. Come tradizione vuole, la conclusione della festa è
affidata allo sparo di fragorose e colorate bengalate pirotecniche.
(articolo di Gianpiero Pisanello
tratto da quiSalento – febbraio 20098) |
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