In una scrittura notarile privata dell'Ottocento, che custodisco, era
denominata "via longa" l'attuale via D'Annunzio che, incrociandosi con via
S. Antonio, saliva verso gli insediamenti rupestri volgarmente noti come "le
crutte". Il toponimo in questionesi riscontra già nel Catasto Onciario del
1749; al presente si riferisce al reticolo di strade che si intersecano con
via Cesare Battisti ( ex De Matteis ) e via Genova, a nord-est della linea
ferroviaria.
LI SPANI
Contrada rurale a sud-ovest dell'abitato, ha sempre fatto parte dell'abitato
del feudo di Tuglie. La denominazione è probabilmente derivata dalla
famiglia proprietaria, identificabile con il cognome SPANO e in epoca
imprecisabile. Se ne trova menzione nella Platea dei Benefici Ecclesiastici
della Diocesi di Nardò fatta redigere dal Vescovo S. Felice nel 1714, a
proposito dei beni del "Beneficium sub tit. S.Marie della nova" (una chiesa
di Parabita) che possedeva "...arboree duas olivarum in eodem feudo Tullie
in loco dicto Trappitello in eodem feudo". E' diffusamente citata nel
Catasto Onciario di tuglie del 1749.
Via Giuseppe Ria
Si trova a Monte Grappa, nella Zona 167. E' stata intitolata qualche anno fa
ad un concittadino tanto meritevole di considerazione quanto,
inspiegabilmente dimenticato o ignorato per quasi ottant'anni. Nato a Tuglie
il 19 febbraio del 1839 ed ivi battezzato col nome di Giuseppe Beniamino
Leonardo dal possidente Franco Ria e Giuseppa Picciolo, studiò medicina e
chirurgia a Napoli divenendone celebre docente, insegnando, da capo scuola
clinica medica e terapia clinica. autore di una vasta bibliografia medica,
molto diffusa ed accreditata per tutto il secondo Ottocento e ai primi del
Novecento, si spense a Napoli il 23 Novembre 1926.
Via Antonio
Palumbo
Originariamente era denominata Via Milano, perchè correva parallela alla
ferrovia nel tratto opposto alla stazione dalla quale partirono nel
dopoguerra gli emigranti verso il Nord, di cui Milano era l'emblema. Fu
intitolata ad Antonio Palumbo nel 1982 all'indomani dell'attentato
terroristico avvenuto a Salerno, dove lo sfortunato giovane Tugliese
assolveva all'obbligo militare. Ricorda il suo sacrificio una lapide
commemorativa con un madeglione in bronzo che lo ritrae in bassorilievo,
posta sul vecchio edificio scolastico al Largo Fiera.
Le Case Vecchie
Situata nel rione Longa, congiunge Via Genova a Corso C.Vergine. Era
originariamente un sentiero che conduceva ai pascoli di Donna Nena e le fu
attribuita la denominazione di CASE VECCHIE a ricordo dei millenari
insediamenti rupestri, le crutte, che in quella zona abbondavano. Ora di
tali insediamenti rimane solo qualche superstite testimonianza nelle
pertinenze del Museo della Civiltà Contadina.
La Croce
Si tratta di un piccolo rione compreso tra le salite delle attuali Via
Savoia e Via Grappa. Nel Catasto Onciario del 1749 non compare tale toponimo
e, pertanto, la sua esistenza avrà avuto esistenza posteriormente. Tale
denominazione può essere spiegata dalla presenza di una delle diverse "Croci
Missionarie" che furono qua e là installate a ricordo delle Missioni e
dell'inizio della Pia pratica della Via Crucis, avvenuta a metà Settecento.
Nella storia religiosa di Tuglie la prima missione si tenne nella quaresima
del 1734 e fu predicata dai Padri Vincenziani di Oria; le Missioni del 1752
e del 1757 furono predicate dai Vincenziani di Lecce.
Santa Lucia
E' senza ombra di dubbio il nucleo abitato più antico del paese, risalente
ad epoca medioevale, che in base ai documenti scritti oggi esistenti ha
avuto, ab immemorabili la denominazione di "Li cretazzi". E' probabile che
abbia assunto quella di "Santa Lucia" nel Settecento, comunque dopo il 1749,
anno del Catasto Onciario di Tuglie, nel quale non v'è traccia di tale
appellativo. Tale denominazione è dovuta all'esistenza di un'edicola della
Santa. Fino ai nostri anni 40-50 era così denominata anche Via dei Mille. In
onore di Santa Lucia, nei pressi dell'omonimo ponte ferroviario, veniva
acceso un falò la sera del 13 Dicembre, quasi un preludio alle grandi "focareddhe"
Natalizie.
Lu Lavitu
Una inopportuna italianizzazione lo indica, nella toponomastica attuale,
come "Oliveto" oppure "Lovito". Appare improbabile come significante oliveto
poiché non solo quella contrada tutto il feudo rustico del paese è sempre
stato intensivamente adibito alla coltura olivicola. Quanto a derivare da un
possibile proprietario di nome LOVITO, non sembra ipotizzabile: non mi è mai
capitato di imbattermi in siffatto cognome nell'esplorazione delle fonti
archivistiche degli ultimi tre secoli. A mio giudizio potrebbe -il
condizionale é indispensabile- derivare da "Lu Vitu", dal nome di qualcuno
molto noto dimorante in quel luogo oppure da "San Vito",
un santo largamente venerato a Tuglie in tutto il settecento e in buona
parte del secolo scorso. Da non trascurare, inoltre, che in quella contrada
esisteva un Beneficio Parrocchiale intitolato a "S. Antonio Abbate e S.
Vito", alienato verso il 1830-40.
LA'CCISA
Ex - contrada rurale, oggi urbanizzata, compresa tra le Vie Principe di
Piemonte, Tito Schipa e IV Novembre. La denominazione di 'ccisa la pensare
ad una forma sincretica, dialettale, di "uccisa"; si potrebbe ritenere che
in quella zona fosse avvenuto un delitto. Più realisticamente, considerate
anche le caratteristiche orografiche della località, si può ritenere che la
denominazione di 'ccisa sia una forma contaminata di "scisa (discesa), zona
verso la quale si incanalavano anche le fiumare di acque piovane che
venivano giù dal declivio retrostante l'attuale cimitero e zone contigue. Il
toponimo è riportato sul Catasto Onciario del 1749.
Via TERMITI
Originariamente una strada interpoderale, deve la sua denominazione - nella
seconda metà dell'800 - all'antica contrada dei Termiti, in larga parte di
possesso baronale. Il toponimo greco significa "confine di feudo, zona di
confine". Il fitonimo latino vuoi dire "olivastro". Appare impossibile
stabilirne la esatta derivazione.
Aragona
E' una delle strade storiche del paese vi abitavano le famiglie Cataldo,
Ria, Pastore e conserva ininterrottamente sin dal primo 700 tale
denominazione, che deve agli antichi proprietari della omonima Masseria.
Questa, nel Catasto Onciario del 1749 risulta posseduta da D. Giuseppe
Antonio Aragona, un nobile gallipolitano. Nel '600 la masseria era di
proprietà della gallipolina famiglia Coppola. Ora l'edificio, in precario
stato di conservazione, è uno dei beni culturali a rischio nel Comune di
Tuglie.
Li
MAZZUCHI
Fino agli anni Cinquanta era solo un unico latifondo, di cui era
proprietario il possidente Don Nicola Fedele di Gallipoli. Dal XV secolo
tale vasta zona risulta posseduta dalla nobile Famiglia Mazzuc(h)i nella
persona di Nicolajo e a seguire dai suoi discendenti, dimoranti in Gallipoli
(da qui la denominazione). Fino alla fine degli anni Cinquanta esisteva la
sola casa padronale ed alcune piccole dépendances in fondo ad un lungo viale
costeggiato da pini. A partire da tale periodo tutta la zona viene
lottizzata ed urbanizzata; oggi è la testimonianza tangibile del boom
economico che Tuglie assaporò "grazie" all'emigrazione dei nostri uomini in
Svizzera.
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