Il corriere della sera del 6 settembre 2015 racconta di un'intervista fatta
al signor Angelo Ferrante di Mortara in cui descrive la sua odissea vissuta
durante la guerra del 1940-1942.
In quel periodo si trovava in un sommergibile in pieno oceano, quando fu
bombardato dal nemico.
Lui fu sbalzato fuori, mentre la maggiora parte dei suoi compagni morirono.
Rimase in alto mare per due notti e due giorni aggrappato ad un relitto del
sommergibile, senza vitto bevendo acqua del mare.
Il giornalista meravigliato gli chiese come avesse fatto a resistere in
quelle condizioni.
Lui rispose che pensava sempre alla sua morosa che aveva lascato al suo
paese.
Purtroppo pero' al suo ritorno trovo' che la sua cara morosa sia era gia'
sposata.
Fu per lui un altro grande dolore da portare con se.
Leggendo questa intervista mi venne subito in mente un caso identico
successo alla mia cara zia Luigia, sorella di mio padre.
Anche lei fidanzata da parecchi anni con un ragazzo della sua eta' che amava
moltissimo.
Avrebbero dovuto sposarsi, ma scoppio' la guerra ed il fidanzato fu chiamato
sul fronte di guerra.
Si scrissero per tanto tempo.
Poi quella corrispondenza improvvisamente si interruppe per sempre.
Lei per tanti anni sperava e pregava per un suo ritorno.
Tutte le mattine aspettava il postino che le portasse sue notizie.
Intanto il tempo passava, la guerra era finita.
Ogni tanto arrivava alla stazione qualche sopravvissuto.
A questi tempi li chiamavano disertori.
Gente che pur di salvarsi si erano nascosti e tanti non ricordavano neanche
a raccontare la tragedia che avevano vissuto.
Finita la guerra si contarono i danni.
Famiglie distrutte, miseria, amori spezzati e tanti lutti.
Ma la voglia di ripartire era tanta si guardava avanti, si facevano nuovi
progetti, si partiva per altri continenti.
Il fidanzato della zia era dichiarato disperso.
Lei sperava ancora in un suo ritorno e continuava ancora ad aspettare che il
postino portasse notizie.
In quel periodo c'era un bel giovane, anche lui reduce della guerra, che le
faceva la corte.
Aveva intenzioni molto serie, sapendo che la zia Luigia era una ragazza con
delle qualita' importanti ed era molto bella.
Sognava di farsi una famiglia con lei e sognava di andare lontano dal
paesello per tentare insieme un avvenire migliore.
Tutte queste intenzioni lui gliele prometteva tutti i giorni, mentre lei
continuava a tentennare perche' aveva sempre nel cuore il ricordo del sua
caro peppino.
Ma piano piano tutte le speranze che il suo amore tornasse, sparirono.
Cosi' accetto' la proposta che gli offri' quel bel giovane, anche perche'
anche lei desiderava una nuova vita e formarsi una bella famiglia, come il
suo cuore aveva sempre sognato.
Cosi' facendo si sposarono, e come tutte le coppie di allora, senza niente,
senza la casa vivendo ancora con i suoi genitori, in attesa di partire per
milano.
Ma un giorno indimenticabile, arrivo' il suo primo fidanzato.
Premetto che quando arrivava qualcuno reduce di guerra che mancava da tanto
tempo, tutto il paese era in subbuglio, per vedere chi fosse per salutarlo,
a volte erano anche irriconoscibili per le lunghe vicissitudini passate,
spesso erano loro stessi a dichiarare la loro identita', prima che
arrivassero nelle loro case.
Tutti gridavano ad alta voce, e' arrivato Peppino.
La zia era in casa dei suoi genitori, intui' subito e si chiuse in casa.
Lei si era sposata da poco e decise che era meglio per tutti non uscire.
Invece Peppino ando' subito alla casa della sua fidanzata ansioso di
abbracciarla, ma trova' la porta chiusa.
Bussava ripetutamente chiamandola ad alta voce dicendo che se era tornato e
sopravvissuto era stato per il suo ricordo.
Ma tutte le piu' belle parole disse davanti a quella porta chiusa, piangendo
e disperandosi purtroppo senza esito.
La zia sapeva bene che se avesse aperto la porta, nulla sarebbe stato piu'
come prima con suo marito che aveva sposato da poco.
Cosi' la zia dopo poco tempo parti' con suo marito per Milano per una nuova
vita e quella storia d'amore fini' come tutte le storie di guerra.
Lei da donna concreta che era, volle mantenere fede alla promessa fatta a
suo marito davanti al signore, e con lui formo' la sua famiglia.
Il suo segreto se lo tenne sempre nel suo cuore, il suo motto era: bisogna
sempre guardare avanti e non fermarsi mai per guardare indietro.
Queste donne sono state le nostre donne del dopoguerra, coraggiose,
battagliere, lungimiranti e sempre di buon umore.
Il loro esempio, il coraggio e la fede sono rimasti sempre nei nostri
ricordi e nei nostri cuori.
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Tuglie...per raccontar paese...
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