Tra la fine degli anni Cinquanta e gli inizi dei Sessanta, Tuglie veniva
annualmente visitata da un “circo equestre” come si diceva allora. Il suo
arrivo era salutato da una festosa scorribanda di noi ragazzini che,
incuranti dei compiti scolastici pomeridiani o delle richieste di servigi
dei genitori, passavamo intere ore al Piazzale Stazione, allora non ancora
asfaltato, durante l’allestimento del Tendone e delle gradinate.
Si trattava di circhi di secondaria o terziaria importanza, dalle dimensioni
ridotte nella struttura e magari non con le professionalità artistiche ed
acrobatiche delle grandi realtà circensi che facevano sosta nelle grandi
città. Erano per lo più a conduzione familiare e con esigua disponibilità di
animali esotici domati: un leone, una tigre e tanti cavalli…
Non si trattava ogni anno dello stesso circo, ma qualcuno ritornava più
spesso, in particolare ricordo il circo dei Fratelli Marsico, poi mutatisi
in giostrai al tempo della decadenza dell’arte circense, come si evince
dalle notizie riportate sul web.
La loro venuta coincideva quasi sempre con l’arrivo del mese di dicembre, in
prossimità delle feste natalizie e a dire il vero portavano tanta allegria
ad un paesello che non aveva grandi occasioni di svago, specialmente nelle
lunghissime serate ancora senza televisione e con il solo cinema di Don Gegè
che di tanto in tanto proiettava dei colossal, vedibili dalle famiglie al
completo.
I carrozzoni venivano parcheggiati lungo il Viale Stazione (Via Ambrogio
Piccioli), ancora sterrato e spesso fangoso, poiché a quei tempi tutta la
zona era poco trafficata dalle pur non numerose auto in disponibilità dei
tugliesi, poiché la Via Dante Alighieri era paurosamente dislivellata
rispetto al piazzale e la ripida discesa era solcata dal passaggio dei
traini. Ma tutto ciò non comportava grave disagio al traffico poichè tutte
le strade di Tuglie, per quanto non larghe, erano a doppio senso di
circolazione, compresa la Via Plebiscito, sensounifcata solo intorno al
1970-71.
Le poche televisioni esistenti in paese, che non fossero nelle case dei
benestanti, erano godibili presso le sezioni dei partiti più importanti di
allora, immancabilmente in piazza, compresa quella del Circolo Acli, sulla
gradinata del Palazzo Ducale. Per i ragazzi c’era il televisore
dell’Oratorio Parrocchiale, infelicemente posto su un mobile alto circa due
metri tanto che quando ti alzavi dopo un paio d’ore alla fine della fiction
ante litteramRintintin, tornavi a casa col torcicollo…
Pertanto la venuta del circo era salutata da tutti come un evento unico per
passare delle feste con qualche diversivo più gradevole rispetto al cinema e
alla televisione di allora, ancora con poca programmazione serale.
Nonostante le non grandi dimensioni strutturali e la non molteplicità di
attrezzature acrobatiche, avevano all’interno delle pregevoli
professionalità, o almeno così apparivano ai nostri occhi bonari e per nulla
pretenziosi. Vi erano i trapezisti, i pagliacci, i domatori, i ballerini e
soprattutto i teatranti che ogni sera mettevano in scena delle riduzioni
teatrali o cinematografiche ispirate ad opere tardo-romantiche, definite
tali dalla critica letteraria ufficiale, prodotte cioè da scrittori
romantici minori. Di una in particolare ricordo il titolo:
La cieca di
Sorrento, un dramma strappalacrime che sollecitava commozione ed
immedesimazione.
Allora gli inverni erano davvero rigidi, anche qui da noi, e all’interno del
tendone non vi erano né stufe, né altri strumenti di riscaldamento, si
moriva di freddo e ancor più se ne avvertiva a guardare quei poveretti in
abiti succinti o seminudi.
Le gradinate erano sempre piene di spettatori e nei giorni festivi gli
spettacoli serali erano replicati in due orari diversi, ma v’era anche uno
spettacolo a prezzo ridotto nel primo pomeriggio per i ragazzini, anche
questo con tanta affluenza.
Però un anno, non ricordo più quale, la stagione circense tugliese non andò
tanto bene, anzi andò decisamente male: nevicò per qualche giorno di fila e
la neve rimase a lungo sulle strade sterrate e, sebbene spalata agli angoli
delle strade, non si sciolse per giorni e giorni. La temperatura rimase a
lungo rigida e i poveri circensi non poterono effettuare tutti gli
spettacoli previsti. Gli incassi non realizzati misero in estrema difficoltà
tutta la macchina del circo.
Allora tutto il paese, e particolarmente il rione Termiti, si mobilitarono
per aiutare quelle povere famiglie, compresi gli animali certamente abituati
a temperature più clementi. I trainieri portarono la paglia per cavalli ed
asini, i macellai cascami e frattaglie per i felini, i contadini non fecero
mancare le loro derrate, le bottegucce di alimentari donarono pasta,
zucchero e qualche scatola di biscotti, i fornai il pane e così via…
I circensi si fermarono a svernare e prima di salutare il paese, come
ringraziamento alla solidarietà generale ricevuta, offrirono degli
spettacoli gratuiti a tutta le gente tugliese.
Buona Epifania
A tutti i Tugliesi generosi, ieri come oggi
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Tuglie...per raccontar paese...
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