Tuglie...per raccontar paese...
 
Tuglie...per raccontar paese...


Almanacco

Giovedi` 21 Novembre 2024
Oggi si festeggiano:
S. Alberto vesc.
S.Gelasio I papa
S.Mauro vesc.


A chi oggi festeggia
onomastico o compleanno
ed è nato sotto questo segno:
Auguri!

Proverbio del giorno
Marito innamorato si fà anche il bucato

Home

Calendario 2013
Festa Patronale 2011
Festa Patronale 2012
Festa Patronale 2014
Manifestazioni & Eventi

Televideo RAI


TUGLIE
Borgo della Civiltà Contadina del Salento
I frantoi ipogei
Museo civiltà contadina
FSE al Palazzo Ducale

L'informazione oggi
Il Corriere-Politica
Il Corriere-Cronache
Repubblica-Politica
Il Foglio
Repubblica-Prima pagina
Panorama
Il Fatto Quotidiano
Il sole 24 ore
Giornalettismo.com
AffarItaliani.it
Corriere salentino
Lecce Prima on line
Il paese nuovo on line
PiazzaSalento on line
Il Quotidiano di Puglia
Gazzetta Mezzogiorno
Il Giornale
Libero
La Stampa
La Gazzetta dello Sport
La Gazzetta Calcio
Notizie di Borsa
ANSA-Top news
ADN-KRONOS Politica
AGI Cronaca
AGI Politica

Andiamo al cinema?
I films in provincia
A Casarano
A Gallipoli
A Taviano
A Collepasso
A Nardò
A Surbo
A Lecce
Guarda tutti i trailer

Il paese della Calandra
di Raimondo Rodia
Le dolci Serre Salentine
Tradizioni dell'Immacolata
Shakespeare
NO VENISTI A TENPO
Il mercato in piazza
La grotta dei cervi
I dolci di Natale
I gelati e la pasticceria..
18 aprile 1948
Mesciu Saulle
Michele Cuppone
Il Salento che vorrei
La notte di S. Giovanni
Il bosco delle fate
Don Camillo e Peppone
Le serre salentine
Le serenate pasquali
Le mute terre...
Un nido d'amore...
Loriana Notaro
Villa Luisa
Il Museo della Radio...
Si faceva il "Bucato"
Le Tavole di San Giuseppe
Le banane.....di Tuglie
La focareddrha
Tuglie... e il suo gioiello
Una domenica...
Uno Sport solo per Donne, il Mamanet
Il mistero dei Cavalieri
Lupi Mannari

Il Cinema un sogno ad occhi aperti

Altrevoci
A Gigi
Il presepe del zio Toto
A mio padre
Ricordo di zia Luigia
Gli Americani a Tuglie
Un Garibaldino a Tuglie
La mia Azione Cattolica
Riflessioni
In ricordo di mio fratello
I ricordi di una bambina
Una vendemmia particolare
25 Aprile 1945
Quel Natale degli anni '50
I Docili
Appello Chiesa S.Girolamo
Il viaggio dell'eroe
L'orco e la bambina
Mario Donadei
Giuseppe Merenda
Sara Nocera-Il poeta dei....
Sara Nocera-Un labirinto..
Sara Nocera-La lampada..
Giuliana Coppola-A Silvio..
Lucio Causo-Poesie
La favola di .....Luna
Troppo rumore fa....
Tullio Sponziello

Salvatore Malorgio
L'artista...le opere
A mio padre

Tuglie
Un nuovo Teatro a Tuglie
Ritrattino di Tuglie
Tuglie vista dal satellite
Panorama a 180°
Il nome "TUGLIE"
I rioni
Gli ulivi di Tuglie
Tuglie e l'Unità d'Italia
Antonio Palumbo
In ricordo di Antonio Palumbo
Un nome....una contrada
Montegrappa
Alpini a Tuglie
I Tugliesi del 2000
Tuglie nei libri
Il restauro del Calvario
Restauro facciata Chiesa
Il Giardinetto Aragona
Gemellaggio Villaverla
Cippo agli Alpini
Tuglie che cambia
La donna del monumento
Laboratorio ecomuseale
I 100 anni della Piazza
I 50 anni del Mosaico
Una storia da raccontare

Cenni storici
Le origini
La storia
Le chiese
Palazzi-Monumenti
Il Calvario

Lucio Causo: Ricerche
Reazioni filoborboniche...
Vigilanza polizia borbonica
La crisi economica del 900
Ampliamento territorio
Congregazione di carità
La famiglia Venturi
La stazione ferroviaria
Tuglie Borbonica del 1827
Causa Tuglie-Minervino
Profilo di Lucio Causo
Un secolo di Ferrovia
Il culto dell'Annunziata
La"Sagra" di Vittorio Locchi
La Madonna del Grappa
Cesare Vergine (Diario)
CasermaCarabinieri Tuglie
Luigi Venuti
Festa del Giovedì Santo
Piazza Garibaldi
Dr. Cesare Vergine
La Madonna Pozzo

G. Pisanello: Tradizioni
L'angolo di Giampiero
Riti & Feste (Video)
Venerdì Santo
Le Caremme
Sant'Antonio
San Giuseppe
La Candelora
Madonna del Carmine
Madonna del Grappa
Sacro Cuore di Gesù
La festa patronale
La Matonna te la Nunziata

Tuglie...per raccontar paese...
Davanti al camino


Davanti al camino - 2018- olio su tela - cm. 50 x 70

Carissimi amici , dopo un po’ di tempo mi riaffaccio su questo bellissimo sito di Tuglie dell’amico Felice Campa con un nuovo lavoro di pittura e con uno scritto , un altro pezzo di storia vissuta in un’altra epoca che ha già la caratteristica di essere annoverata come ” antica “ . Non so se cinquanta anni o sessanta bastano a definirla tale, certamente non parliamo di qualche anno fa ma l’arco di tempo spazia per più di mezzo secolo fa e pertanto mi sono concesso la licenza per definirla tale ! Il tema che desideravo sviluppare era quello relativo a un aspetto particolare che si viveva in seno alla nostra civiltà contadina specie nel periodo invernale e allora mi sono adoperato di rappresentare in questo lavoro un camino acceso che tra fiamme tizzoni e brace fosse testimone di quello che accadeva intorno ad esso . Al tutto ho voluto dare un titolo che poi è lo stesso dell’opera: DAVANTI AL CAMINO ….. storie di vita antica…!

Prima di addentrarmi nei miei ricordi di ragazzo , mi sembra giusto e doveroso iniziare col dedicare qualche riga a quello che era il momento storico di allora, pertanto , di seguito vado a presentare : Reminiscenze e contesto storico negli anni cinquanta sull’argomento : Mi pare di riascoltare, attraverso le espressioni spontanee che sgorgavano dal cuore di quelle anziane donne segnate dall’età e dalla fatica “a fore”, ( in campagna) , “Che tempi erano quelli!!!” Il sapore dei racconti della mia buona nonna “Ntina“, ( Fiorentina ) quando lei seduta intenta a sferruzzare qualche paio di calzini di lana e io piccolo, in piedi, aggrappato ai suoi vestiti un po’ logori e stinti o appoggiato sulle ginocchia stanche ma ancora tanto forti, mi faceva conoscere le esperienze di lavoro dignitoso, forte e generoso che insieme a tante sue coetanee svolgeva nei campi nel tempo della raccolta delle olive o della vendemmia o della “mietitura ” per ricavare il pane di un giorno ogni giorno ; o il lavoro servile presso “allu cofunu” (il bucato col la liscivia ) e alle “pile”, ( i contenitori capienti in cemento dove di lavavano i panni ) delle case signorili per ottenere la porzione di legumi o di grano o il quinto di olio ( 200 ml. ) per sfamare la propria famiglia. “ Che tempi di sacrificio, di abnegazione e di fatica, erano quelli !! ” Si lavorava tutto il giorno portando con sé un pezzo di pane il più delle volte “ppalumbutu” ( ammuffito ) e alla sera tutti insieme, si consumava la cena frugale, si pregava e si ringraziava il Signore per il pane che ci concedeva: poi tutti insieme ci si raccoglieva intorno al camino e si ascoltavano i racconti dei nonni, gli insegnamenti dei genitori, e i loro esempi di lavoro libero e generoso, le loro aspirazioni a dare istruzione e un avvenire migliore ai propri figli, per assicurare i “panni ” giusti in dote alle figlie da maritare; sovente si sentivano i sospiri di speranza e di amore delle nonne e delle mamme che alla luce “te li patroij “ ( dei lumi a petrolio ) ricamavano le “purtate” ( il corredo ) o cucivano le lenzuola da dare in dote. Poi, poco prima di andare a letto si assisteva al premuroso affaccendarsi della mamma che curava amorevolmente la sistemazione delle lenzuola riscaldate ” cu lu scarfalettu “ ( il contenitore di rame con dentro la brace ) , per far trovare il letto caldo ai propri cari e per mitigare il freddo e l’umidità che invadevano la povera casa priva di riscaldamento. Mia mamma , premurosa come tutte le mamme , appena finita l’operazione- riscaldamento letto- mi esortava : “ sbrigate cu trasi intra allu lettu ca si nò mo se daffridda naddra fiata “ ( sbrigati a entrare nel letto altrimenti si raffredda un’altra volta ). In quei tempi, il pane era scarso, il lavoro durissimo, le risorse poverissime, ma forte era la volontà di riscatto e di libertà. Ci si accontentava dell’essenziale per sopravvivere. La famiglia era una comunità di produzione e consumo, una comunità educativa , non era frantumata da individualismi e dalla ricerca del superfluo. Nelle famiglie della povera gente non penetravano mode consumistiche, né suggestioni di droga che tra l’altro non sapevamo neanche che esistesse, bisognava pensare al pane quotidiano a ad imparare un mestiere. Talvolta diventava robusta e irrefrenabile l’aspirazione ad assaporare i beni dell’istruzione e a conquistare una professione, ma bisognava fare in fretta perché la spensieratezza della fanciullezza si frantumava dinanzi al bisogno di pane e di lavoro. Tanti miei amici han dovuto abbandonare qualsiasi velleità di studio viste le scarse risorse famigliari e sono andati a lavorare già da adolescenti.

DAVANTI AL CAMINO :
Quando ancora non c'era la televisione, nelle fredde serate invernali dove il vento di tramontana ti sferzava e si insinuava sotto i vestiti fino a penetrarti nelle ossa, infreddoliti e miseri ci si riuniva davanti al camino. A tratti il vento urlava rabbioso nella canna fumaria, come se volesse intrufolarsi nella casa, ma si fermava davanti ai ciocchi di legno che crepitavano e facevano una fiamma più viva e le folate di fumo aggredivano la vista e i polmoni. E lì , davanti al camino, c'era chi raccontava le storielle che non avevano nulla di straordinario, ma il tepore e la compagnia le rendevano di una bellezza particolare. Allora la fantasia dei vecchi dava prova del suo valore, e comunque non reggeva alla domanda dei ragazzi che non si saziavano mai di ascoltare rapiti e avrebbero passato la notte ammaliati dalla voce calma del nonno o della nonna, i quali spesso, da attori consumati, mimavano la scena e strappavano anche qualche risata. Il camino ha rappresentato nei tempi passati la principale fonte di riscaldamento, usata tanto in abitazioni modeste quanto in quelle più agiate. Questa sua fondamentale funzione, tuttavia, non esauriva completamente il ruolo svolto nelle dimore, come fonte unica di riscaldamento ma costituiva anche il luogo deputato alla cottura dei cibi. Rappresentava, in inverno, il luogo privilegiato per l’incontro e la socializzazione. Era intorno al fuoco del camino che si riposava la famiglia. Era intorno al fuoco del camino che si recitava il rosario, si chiacchierava, si raccontavano storie, spesso in compagnia dei vicini. Era intorno al fuoco del camino che le donne rammendavano e, insieme agli uomini si raccontavano le loro storie o più comunemente quelle incombenti del vivere quotidiano che giravano quasi sempre intorno all’argomento del lavoro in campagna. Mi pare di sentire mia madre che rammendava al lume ” te lu petroju “ ( lampada a petrolio) e interrogava mio padre . “ Sà , comu stane le ulie st’annu allu Pinculu ? “ - “ Sà “, era il diminutivo di Saiu ossia Cesario - ( Cesario, quante olive ci sono quest’anno al podere Pinculo ? ). Mio padre caratterialmente era di poche parole e talvolta era restio a rispondere su quegli argomenti specie quando le cose non andavano secondo le sue legittime aspettative, comunque con un po’ di ritrosia dava la risposta : “ St’annu stamu intra allu ntrassu e nun ndave mute , e allu primu arburu crande te cascia nun nd’ave propriu , comu sempre s’ave dimostratu camascione” , ( quest’anno siamo nella stagione successiva alla rimonda e non ce ne sono molte e al primo grande albero di varietà “cascia” non ce ne sono proprio , come sempre si è dimostrato svogliato e non ha fruttificato ). Discorsi di povera gente! Sempre assillata dalle scarse probabilità di provvedere al mantenimento dignitoso della famiglia. Il camino delle case coloniche era monumentale, con la grande e slanciata cappa al centro della parete più lunga, l’immancabile base, rialzata un palmo da terra, la catena per il contenitore dell’acqua calda e il treppiedi in ferro per le “cazzalore” ( pentole di alluminio di grosse dimensioni ) e i tegami. La mensola di appoggio in legno o in muratura addossata alla cappa e sulla quale poggiano gli oggetti e gli utensili più usati , dal porta sale al mortaio, dalla lucerna, al pesante ferro da stiro, dai contenitori di latta o di terracotta, al macinino. Una nicchia ricavata nello spessore murario dove tenere a portata di mano i fiammiferi chiude questo quadretto tipico di quest’angolo domestico che riporta a una viva descrizione capace di far riaffiorare alla memoria ricordi d’infanzia di quanti come me li hanno vissuti. Nelle comuni abitazioni spesso il camino era ricavato in fondo al sottoscala e quasi sempre era rialzato di circa ottanta centimetri e questo comportava il fatto che anche se vi era la fiamma generosa e crepitante , i piedi restavano al freddo. Questa soluzione del piano camino rialzato era quello della mia abitazione in via Corte Nuova sul quartiere Longa , poco fruibile per il riscaldamento ambientale ma necessario in quanto qualsiasi cibo cucinato era fatto al fuoco. Il ricordo della mia fanciullezza corre veloce a quegli inverni freddi e ventosi passati nella nostra abitazioni priva di riscaldamento , con i vestiti dalle taglie abbondanti , ereditati quasi sicuramente dai nostri vicini cui era uso passarsi l’abbigliamento che alla fine aveva vestito diversi miei coetanei in periodi diversi. La povertà era totale e accomunava tutti , chi più chi meno e quello di passarsi i vestiti specie di ragazzi era un mezzo per sopperire alla penuria di mezzi , ci si sosteneva in questo modo e nessuno si vergognava di indossare gli abiti dismessi di altri bimbi, comunque estranei alla propria famiglia. Era il modo di vivere di quei tempi quando in umiltà ci si aiutava in quel modo anche sotto quell’aspetto. Credetemi, non sto esagerando raccontando queste cose, io le ho vissute in prima persona e ora dall’alto dei miei settanta anni sono felice e contento di poter dare testimonianza in tal senso attraverso una foto “ d’epoca “ in cui mi si ritrae con un abito da bimba . Probabilmente la mia mamma in quel momento ha ritenuto opportuno farmi quella foto ricordo con il meglio che gli era capitato tra le mani e non è escluso che fosse un vestitino prestato da qualche vicina. Io non sapevo neanche che esistesse quella foto che a suo tempo ( potevo avere un anno o poco più ) era stata data a zio Antonio ( fratello di mio padre ) e alla zia Fede ( sua moglie ) che abitavano a Firenze. Due anni fa alla morte di mio zio, mia cugina Luisa rovistando negli averi di famiglia la trovò e me la fece avere. Quando la potei osservare quella piccola reliquia del tempo passato e tanto preziosa per me, rimasi scioccato quanto basta nel vedermi così piccolo, pettinato con la “ banana ” in testa e con gli occhi che lasciavano trasparire un po’ di paura , forse nel sentirmi in precario equilibrio sulla sedia e soprattutto con la “ chicca finale ” , vedermi vestito da bimba. Un sorriso un po’ ironico si stampò all’angolo della bocca e sentii un groviglio interiore che sfociò in una grande emozione. Mia cugina, ironicamente me la mandò corredata con un messaggio : “ indovina chi è questa bella bimba ……! ”
 

Salvatore Malorgio – 1949 - all’età di un anno
Mi sovviene la figura di mia madre che con le ginocchia a terra e lo straccio in mano lavava il pavimento di casa ricoperto di mattonelle 25 x 25 montati alternati a spiga di colore cemento chiaro e cemento scuro e io che con i calzoncini corti tenuti su da bretelle incrociate dietro la schiena e col moccio costantemente appeso al naso, piangevo sconsolato per il freddo. E chi se lo può dimenticare !! A proposito: non capisco perché all’epoca , lavare il pavimento era uso comune farlo prostrati a terra con le ginocchia a contatto costante sul pavimento come i mozzi sulle navi di qualche secolo prima. Possibile che non esisteva il moccio col bastone ? Mah!! Uno dei tanti misteri non risolti!! Comunque in un’epoca dove le scope erano confezionate con le canne di saggina c’è da pensate che non vi erano altri manufatti e pertanto …….! A casa mia il camino lo si adoperava solo nella fase di preparazione di qualche cosa da cucinare. Avendo penuria di legna da ardere si doveva fare economia e quindi non avevamo la fortuna di poterlo tenere acceso costantemente durante la giornata. Quando rimanevano solo i tizzoni , a fiamma spenta, mia madre mi faceva sedere sul ripiano del camino “su nu scanniteddru” ( un piccolo gabellino) che tra l’altro mi portavo appresso a “mescia Candita” ( maestra Candita ) e sua figlia “mescia Venerina “ ( maestra Venerina ) che faceva la sarta quando la loro casa si trasformava in asilo per i più piccoli.

UNA PICCOLA PARENTESI : La maestra Candita era la persona vicina di casa che si prendeva cura di noi ragazzi e che oltre a farci giocare e tenerci buoni e controllati in assenza dei nostri genitori affaccendati nei lavori rurali ci insegnava le “cose te Diu” ( il catechismo ) e quindi le preghiere da recitare a memoria. Confesso che ancora adesso, nei periodi di soggiorno a Tuglie ogni domenica mi reco al cimitero per pregare sulle tombe dei miei genitori, dei nonni, degli zii e zie e alle tante persone che ho conosciuto nei primi vent’anni della mia vita e tra gli altri è sempre opportuna la visita sulle tombe dei miei primi educatori : “ mescia Candita ” e il mio maestro delle scuole elementari Luigi Calò :
 “ lu mesciu Calò “. Io non dimentico che loro mi hanno insegnato al pari dei miei genitori le regole di vita essenziali come l’educazione, il rispetto per gli altri e i primi rudimenti del sapere e dell’imparare le cose utili che sarebbero servite per il prosieguo della mia vita.

LA STORIA CONTINUA …….. : Stando seduto “ sullu scanniteddru sotta lu focalire “ ( sullo gabellino sotto al camino ) facevo un po’ di esperimenti come abbrustolire qualche fetta di pane che si mangiava subito caldo e non necessariamente condito dopo aver raschiato col coltello la parte bruciacchiata , oppure bruciare qualche piccolo ramo scampato alla poderosa combustione oramai avvenuta nella prima accensione o arrostire qualche “moniceddra” ( piccola lumaca con l’apertura sigillata da una sostanza impermeabile bianca, da cui prendeva il nome di monachella o piccola suora dall’abito scuro e copricapo bianco ) , divorata ovviamente seduta stante e poi farmi ammaliare per qualche tempo dal tepore e dalla vista dei tizzoni che emanavano comunque una qualche malìa che induceva a una forma di incanto ipnotico. Sensazioni bellissime !! La sera poi , dopo la frugale cena a base quasi esclusivamente di legumi cucinati alla “pignata” ( contenitore di coccio adibito alla cottura dei legumi ), mia madre raccoglieva la brace ancora ardente rimasta sul piano del camino e la depositava su un letto di tufo all’interno “ te na limba scozzacata “ ( di una bacinella smaltata quasi sempre vecchia, forata e ammaccata ) e la poggiava per terra nell’altra stanza più grande non potendo stare tutti nell’angusto sottoscala . Davanti a questo braciere semplice e funzionale ci si sedeva intorno per scaldarci e si passava un po’ di tempo a parlare e socializzare prima che noi ragazzi , io e mia sorella Rita fossimo spediti a letto : d’inverno al massimo alle sette e mezza.

“Lu focalire” ( il camino o focolare ) dunque costituiva il cuore della vita domestica, familiare, e sociale. Questa centralità si rifletteva anche sul piano costruttivo, strutturale, spaziale. Non era un caso, infatti, se in gran parte delle case abitative il camino occupava la parte più importante della stanza più grande dell’abitazione, ovvero la cucina. Lo scintillio e il crepitare dei tizzoni ardenti rappresentava un legame che si trasmetteva tra gli astanti e faceva da collante e da compagnia, il suono del crepitio rendeva tutto molto più bello. Davanti al camino ci si poteva stare anche da soli senza avere la sensazione di esserlo. Ci si sentiva ammantati da una presenza reale e viva. Credo sia come la risacca del mare che in qualche modo ipnotizza lo sguardo e col suo sciabordio ritmico costante induce a una rilassante pace dell’anima. Probabilmente abbiamo perso parecchie sensazioni "primitive" di percezione immediata della realtà delle cose, ma qualcosa ancora ci rimane , anche se sopite nei ricordi d’infanzia.

E PER FINIRE : Qualche accenno all’opera :
La scena è eloquente e rimanda a una dimora contadina di un qualsiasi paese del Salento. Il primo impatto visivo è quello di una scena di altri tempi ( ma non troppo ) , un tempo passato che i miei contemporanei hanno avuto modo di vivere in prima persona nella nostra realtà contadina di oltre mezzo secolo fa vissuta nel Salento . Si notano le pareti un po’ scrostate e prive di intonaco e il piano del camino non è livellato ma grezzo e consunto dal tempo e dall’uso quotidiano . Una coppia di vecchietti che in una delle fredde sere invernali si scaldano al tepore del fuoco generoso del camino dove troneggia un contenitore dove veniva bollita dell'acqua per uso domestico e dalla presenza di due contenitori di coccio ( pignate ) dove cuociono i legumi secchi , pasto principale della società contadina . Quello a sinistra col coperchio conteneva solo acqua che serviva a rabboccare quella di destra coi legumi che immancabilmente evaporava . Il nonno col cappottone invernale dal taglio militare , i pantaloni di fustagno e l’immancabile coppola. L’aspetto è quello di un uomo avanti negli anni col viso rugoso e la barba non rasata è come una carta di identità che esprime una vita di lavoro nei campi , lo sguardo è un po’ assente, quasi sognante e verosimilmente si sta esprimendo in un qualche discorso con moglie tra un sorso di vino e l’altro. La donna a capo chino e vestita con abito pesanti è intenta a filare la lana. Anche lei con la sua faccia rugosa un po’ pallida denota una vita vissuta tra stenti e fatiche nell’intimità della casa, conciliata dal caldo e dal crepitio del camino anche lei partecipa al discorso del marito, così il tempo scorre lento …..!! Da notare un libro appoggiato sul bordo del camino che era un mezzo di trascorrere qualche serata in compagnia di una lettura romanzata in un'epoca dove si affacciava timidamente la presenza di qualche apparecchio radio ( per i pochi che se lo potevano permettere ) e dove non c'erano altre distrazioni . Il titolo del libro non è a caso ed è una mia personale reminiscenza della mia nonna Fiorentina , ( la nonna ‘Ntina ) che leggeva quel libro a mio nonno Bonaventura ( nonno Vantura ) .

Cari amici , che dire di più ? Tante altre cose potrei raccontare, magari le riservo per qualche altra occasione , quando sentirò ancora lo stimolo per dipingere qualche altro aspetto di vita vissuta della serie : “ Come Eravamo “ . Termino pertanto inviandovi i miei saluti e ringraziarvi tutti , in special modo quelli che avranno la bontà di leggere queste mie reminiscenze e l’amico Felice Campa che continua generosamente a ospitarmi su questo suo sito “ unico per ricchezza di contenuti “ . Un abbraccio a tutti anche se solo in modo virtuale.

 Busto Arsizio – 7-10-2018     In fede : Salvatore Malorgio , tugliese D.O.C. e umile pittore.
 
Sito web: www.salvatoremalorgio.it

Per tornare su Salvatore Malorgio: l'artista, il pensiero, le opere clicca qui


Tuglie...per raccontar paese...
Asterischi
di Gerardo Fedele
Guida turistica
Presentaz. Coppola rossa
Tuglie: quali origini?
Storie di presepi
La presenza di un amico
Radiobase, etereo mito...
Toponomastica e
Unità d'Italia

Storie di paese...
La stele di Marconi

Collecta,electa,memoranda
di Enzo Pagliara
+


Storie
La storiella della Madonna
Le tajate
Vi racconto Montegrappa
I murales di Joele
Ricordando Joele
Maurizio Imperiale
Provenzano,origini
di una tradizione

Ricordando Ugo
Per Silvio
Antonio Minerba
Mescia Rita Pino
A Cristian Quartini
L'Ercole te la benzina

Cartoline di Gigi Scorrano 
A Elena per Gigi
Ricordo di Gigi
Una facciata, quasi  un ...
Un bambino ascolta il mare
La stazione
Largo Fiera, per memoria
Il mio Largo Fiera
Via XXIV Maggio
Un luogo ideale
Via Sant’Antonio
Una via fiorita
Una scoperta che
viene dall'America
Dedicato a mio nonno
Tugliesi quel giorno 
La lista dei passeggeri
La nave Republic

Museo della radio
Inaugurazione
Brochure
Visita virtuale
Frantoio ipogeo
Abbassa la tua radio

Tugliesi nel mondo
Louis Imperiale
Sylvain Tarantino
Tuglie a New York
Antonio Coluccia
Antonio Montefusco

Antonio Montefusco
Santa Caterina
Luigi Scorrano
Marco Polo
Intervista su Dante
Su Jacopone da Todi

Turismo a Tuglie
Corte dei Simonari
Tenuta La Baronessa
Residenza Mosco
Villa Rodogallo
Agriturismo Nanni
Villa Paradiso
Villa Oasi
B&B Almacanto
Villa Panorama sullo Ionio
Le corti di Tuglie
Masseria Carignani

Storia e leggenda

Profili
Livio Calò recensione
Otello Petruzzi recensione
Luigi Ruggero Cataldi
Mino Stamerra
Sinu Matinese
Davide Raia
Sabrina Manco
Adriano Imperiale
Sara Nocera
Nunzia Imperiale
Mino De Santis
Mino De Santis Caminante
Mino De Santis Muddhriche
Emily De Salve
Liana Primiceri
Silvana Mottura-Poesie
Don Nicola Tramacere
Antonio Pagliara
Cesare Vergine
Ambrogio Piccioli
Aldo Garzia
Egidio Cataldi
Giuseppe Ria
Cosimo Sponziello
Silvio Nocera
Giuseppe Solida
L'arte di Giuseppe Solida
Rosa Parata
Lu Battista
Fernando Pino
Fiore Gnoni
Mesciu ‘Ntunucciu
Al Maestro Ant. Malecore 
Salvatore Guarini

Curiosità
 La Festa dell'Annunziata
Cartapestai di casa nostra
Santi sotto campana
Antica barbieria Ingrosso
L’Annunciazione sui pizzi
La puteca te li Papaionaca
I proverbi sulle monete
L'acchiatura
Le Caremme di Tuglie 2006
Le Caremme 2007
Le Caremme 2008
Le Caremme 2009
Le Caremme 2010
Le Caremme 2011
Le Caremme 2012
Le Caremme 2013
Le Caremme 2014
Tugliesi...puricini
Piazza Garibaldi 1912
Nevicata in Piazza
Giuseppe Piccioli Pianista
L'università di Tuglie
Grecità a Parabita
Retaggi linguistici
Tuglie nei dizionari
Carnevaliamo...insieme
Puru nui taniane la rete...
Festa della  Mamma USV
Filatelia: Tuglie e Albania
Non chiamatele vecchiette
Pensieri...Festa Patronale

Culacchi
Che ore sono?
La banana della Madonna
La mezza-vendetta di Santa Barbara

L'associazionismo:
Le associazioni
La Calandra
Aurora
Gruppo Scout Tuglie
Ekagra
Gruppo Incontri
Protezione Civile C.O.R.
Associaz.Emigranti Tugliesi

Sport 
Calcio Giovanile Tuglie
Talion Volley Tuglie
Associaz. Podistica Tuglie
Gare Podistica Tuglie2008
Gare PodisticaTuglie 2009
Gare PodisticaTuglie 2010
Gare PodisticaTuglie 2011
Gare PodisticaTuglie 2012
Gare PodisticaTuglie 2013
Gare PodisticaTuglie 2014
Gare PodisticaTuglie 2015
Gare PodisticaTuglie 2016
Gare PodisticaTuglie 2017

Le raffinatezze a Tuglie
Vini Michele Calò
Liquori Villantica
Banane e Spumoni

Foto
Nella Tuglie di ieri
Cosimo Sponziello...Le foto
Non solo foto...
Siamo...obiettivi!
Tuglie...by night
Luci di Natale 2011

Firma degli ospiti
Ricerca nel sito

Il nostro indirizzo e-mail:




Diventa amico di TuglieMeteo


Visita il Salento

Tuglie...per raccontar paese...



Tutti i marchi, foto, immagini e scritti presenti sul sito appartengono ai legittimi proprietari.
E' severamente vietato copiarne i contenuti.
Sito ottimizzato per:
Explorer Firefox Opera Chrome Safari


Impostare la risoluzione a 1024x768px o sup.

Aggiungi Tuglie... per raccontar paese ai Preferiti

Sito ideato e realizzato da Felice Campa

Privacy Policy


To Top