Salvatore Malorgio - La famiglia e
l’inverno demografico – olio su tela – cm. 50 x 60
La famiglia e l’inverno demografico
Carissimi amici e amiche , ecco un altro lavoro eloquente di questa galleria
del “ come eravamo “ , l’ultimo in ordine di realizzazione, iniziato a
Maggio durante i giorni di tempo instabile e a causa di molteplici ritocchi
successivi si è trascinato fino a Giugno. Questo lavoro è dedicato a un
altro aspetto di quando la vita scorreva con ritmi più consoni alla nostra
dimensione umana e quando pur nella povertà la gente non aveva paura di
generare la prole che in molte famiglie fu decisamente incrementativa per lo
sviluppo della nostra economia del dopoguerra nel nostro paese , specie al
Sud. Altri tempi, certo! In effetti questo scritto è solo un’analisi di
differenzazione tra “come eravamo” e “come siamo”.
Il tema è duplice: intanto è qui rappresentata una maternità con una
mamma e la sua giovanissima prole, come può essere una qualsiasi maternità
di ogni tempo. Il valore aggiunto è quello della rappresentazione scenica di
una mamma che rimanda a quelle condizioni economiche precarie con scarsi
mezzi di sussistenza che confidava solo nella provvidenza che le derivava
dalla comunità in cui viveva. Il riferimento è agli anni ( 50 e 60 ), a
quell’epoca certo nessuno faceva il ragioniere per programmare la-le nascite
dei figli. Si andava “ a ruota libera “ come si usa dire, e il risultato si
intravede nel dipinto. Tre bellissimi bambini che se anche con indosso
qualche straccetto, scalzi, sono floridi e pieni di vita intorno alla loro
affettuosissima mamma che dispensa baci e attenzioni.
Qualche reminiscenza di vita vissuta: Ricordo benissimo, tanto da
prendere a esempio emblematico, la famiglia della comare Grazia (
all’anagrafe Petruzzi Grazia e di suo marito, Vincenzo Cacciapaglia ) e, per
precisare, il termine comare, derivava dal fatto che, giovanissimo, avevo
fatto da padrino di Cresima all’ultimo dei suoi cinque figli (Romeo). In
sette vivevano in un bilocale di circa 40 metri quadri complessivi e le
condizioni generali in cui versavano erano da paragonare a qualche filmato
come se ne vedono tanti in TV di famiglie africane o mediorientali, in una
promiscuità fuori dall’immaginazione che veniva accentuata quando si
trattava di stendere per terra i giacigli di fortuna per dormire. Il degrado
ambientale era estremo ma era incredibile come sapevano affrontare quella
vita grama, come se non gli appartenesse, con grande dignità e con una
apertura mentale tale da non provare nessun disagio apparente, il tutto
condito da una disponibilità d’animo e di altruismo che aveva
dell’incredibile. Si abbigliavano tutti con vestiti già dismessi provenienti
da altre famiglie che non lesinavano aiuti anche per il sostentamento
quotidiano e l’arte di arrangiarsi era il condimento quotidiano delle loro
esistenze. Ricordo che nel sottoscala esterno che portava in terrazza
avevano “ il bagno “ , si fa per dire, e una capretta che noi ragazzi spesso
andavamo a visitare portando qualche ciuffo d’erba fresca, un po’ per gioco
e un po’ per curiosità. Il poco latte giornaliero veniva distribuito ai suoi
figli, prima quelli più piccoli e sovente si prodigava a distribuirne
qualche mezzo bicchiere ai bambini piccolissimi delle neo mamme del
quartiere. Ci si aiutava così e quella generazione era quella che si poteva
letteralmente definire; “ figli della provvidenza”. Siamo comunque cresciuti
bene , sani e forti, con un bagaglio di valori che ci hanno aiutato a
realizzarci e con un senso dell’altruismo che non si vede ai giorni nostri,
dove chi più chi meno sono tutti protesi ad accumulare averi effimeri che
nessuno potrà mai portare via oltre questa vita.
Uno sguardo sulla situazione demografica attuale : Già di questo argomento
ne avevo parlato in un mio scritto datato Dicembre 2019, dal titolo “
Finisce la famiglia italiana e inizia la grande solitudine “. Sembra che di
questa realtà se ne sono accorti in molti in questi ultimi tempi e le
analisi demografiche italiane si sono sprecate senza approdare a niente,
giacché non vi è nessuna politica della famiglia ma solo sparuti contentini
sotto forma di assegno familiare, non per tutti e inconsistenti che non
portano a un aiuto concreto e tale da poter proliferare in sicurezza.
L’altra parte di supporto per la famiglia è quello individuale, e lo può
fare solo l’amore per la vita e per realizzare la propria esistenza con la
creazione di una nuova famiglia. Al cuore della questione ci si arriva solo
con una cultura e una mentalità nuova, quale solamente può innescare la
testimonianza di affetti, maternità e paternità, famiglie in cui non vince
la paura, ma la speranza, e per sperare bisogna essere molto felici, bisogna
aver ricevuto una grande grazia dall’Unico Datore della vita. In sintesi :
se non si fanno figli, non si genera il futuro e la denatalità impedisce la
crescita. Da parte delle istituzioni personalmente aspetto un cambio di
rotta con ” l’istituzione di un ministero della famiglia “. Il governo e la
politica ne hanno di lavoro da fare !!
L’analisi continua ….. e per tornare al tema del mio lavoro artistico ci
chiediamo : Perché le famiglie povere avevano tanti figli? E’ risaputo, ogni
bambino è un dono e una gioia, ma quando quelle famiglie vivevano in povertà
e lottavano per la sopravvivenza, perché i genitori decidevano di avere
tanti figli? Le ragioni di questo fenomeno sono diverse: sociali, culturali,
religiose, ma quelle economiche venivano estromesse. Siamo convinti che ogni
bambino sia un dono prezioso da parte di Dio: e come dico sempre io, per
personale convinzione , fino a quando nasce un bambino vuol dire che Dio non
ha perso l’amicizia con gli uomini. Ogni bambino nasce con uno scopo e la
sua vita ha un piano nel cuore di Dio. E in ogni caso, è nostra
responsabilità prenderci cura dei piccoli più vulnerabili. Sono altresì
convinto che il numero di bambini che una famiglia decide di avere è una
decisione personale che va sempre rispettata. Per molti anni è sembrato che
la sovrappopolazione fosse la crisi incombente della nostra epoca.
Previsioni che si sono rivelate false. Una volta si poteva sentire il pianto
dei bambini nella nursery, ed era come una musica’.“Al posto dei vagiti ora
c’è solo silenzio”. Quando la vita umana si ritira, la società si contrae.
Tanto per restare nei nostri patri confini, è di qualche giorno fa
l’annuncio del nostro ministro dell’Istruzione che nei prossimi dieci anni
avremo un milione e 400mila ragazzi in meno”, vuol dire che una città come
Milano sarà abitata solo da under trenta e col tempo (tra 50 anni ) svanirà
nel nulla. Se mettiamo assieme Roma, Torino, Palermo e Napoli troviamo
quello che perderemo entro il 2065 secondo l’Istat: sei milioni di italiani.
E ci saranno 2,1 milioni di italiani in meno già nel 2025. E se poi vogliamo
affacciarci ancora più avanti nel futuro c’è uno studio della rivista
medico-scientifica Lancet: “L’Italia si dimezzerà nel 2100”. Trenta milioni
di italiani in meno. Questo nostro paese sta fisicamente morendo! Cari
amici, stiamo vivendo una triplice pandemia: La prima è quella che ci ha
attanagliato per un anno e mezzo targata covid-19 con un alto prezzo di vite
umane. La seconda è quella spirituale : l’uomo che crede nella sua
onnipotenza e crede di risolvere i problemi con la tecnologia e la medicina,
mettendo da parte Dio creatore che resta, a dispetto della loro arroganza,
il padrone della vita e della storia. La terza è quella della denatalità che
è il frutto della seconda e della paura che hanno seminato e continuano a
seminare nella società ( il riferimento è al grande reset ) dei grossi
paperoni che hanno intravisto la possibilità di creare i bambini in
provetta, nei vari laboratori come macchine con l’aggiunta di tanti opzional.
Sarà solo una questione di prezzo!
Come credente mi sorge un dubbio : C’è da chiedersi se questi esseri
all’atto di “nascere” avranno un’anima come tutti i bambini che nascono tra
l’unione naturale e d’amore tra uomo e donna o saranno vere e proprie
macchine robotizzate. A questo non so dare risposta ma resta il dubbio
atroce !
Famiglie numerose; una «ricchezza» in via di «estinzione»? Così si potrebbe
definire la famiglia numerosa in Italia. Se negli anni '60 erano 3 milioni
le coppie con almeno 4 figli, oggi sono 128mila. “ Non si fanno più figli
perché abbiamo fatto una narrazione della famiglia triste e angosciante “, e
quelle poche esistenti sono portate a sentirsi come un fenomeno da
carrozzone. Le istituzioni inoltre hanno associato l'idea della famiglia
numerosa a quella di famiglia bisognosa. Ma ci sono alcuni valori positivi
all'interno della famiglia numerosa confermati dal fatto che i bambini di
solito sono un punto di riferimento nelle classi scolastiche. La cosa bella
è che tutto si apprende in famiglia, perché ognuno ha la propria
personalità, e tutti portano il loro contributo con i talenti che gli sono
elargiti come dono al momento della nascita. In famiglia si apprende cosa è
la pace. Se la sai costruire in una famiglia numerosa la sai fare anche
fuori, nella società, e mentre nei figli di famiglie numerose è più
frequente la volontà a coltivare e continuare le amicizie nonostante tutto,
nella relazione con i genitori, i figli unici si vedono soli nell'affrontare
la vecchiaia. I figli di famiglie numerose si sentono supportati dalla
solidarietà dei fratelli e sorelle nell'assistenza in futuro. Quelli di
famiglie con un solo figlio nella relazione come elemento qualificante,
porta a definire come un “ rischio sociale dell'individuo solo “.
Che cosa significa avere una famiglia numerosa? : Credo che viviamo in una
società che rimpiange molto il fatto di poter avere più figli. Secondo me se
potessero li farebbero tutti, ma questo mondo sta livellando i desideri
delle persone, in particolar modo delle donne. In molti paesi d'Europa fare
un figlio vuole dire rinunciare alla carriera, ma questa tendenza è
controbilanciata da donne che mettendo al mondo un bimbo sentono di aver
dato il proprio contributo al Paese e alla realizzazione della loro vita
famigliare. Nelle famiglie numerose, la bellezza sovrasta la fatica, e in
una famiglia di questo tipo vi è la scelta obbligata di cambiare le
priorità. Si è portati a concepire la famiglia come un'avventura e non come
un'impresa complicata. Se la si considera come una fatica, diventa molto più
difficile. Con quest'ottica le cose assumono una prospettiva diversa,
migliore".Termino questa escursione sul tema della famiglia italiana e sulle
difficoltà che sono palesi in questo nostro tempo travagliato da mille
problemi e di cuore mi auguro una inversione di tendenza. Ognuno è chiamato
a fare la sua parte secondo le proprie competenze e aspettative e con una
grande propensione alle proprie responsabilità e con grande speranza nel
cuore.
Commento all’opera: Maternità – 2021- olio su tela – cm. 50 x 60 –
Allo sguardo dell’osservatore non sfugge di certo l’atteggiamento di questa
mamma che seduta allatta il suo piccolo mentre dispensa baci all’altra sua
bimba di età media rispetto alla più grandina che è seduta per terra
appoggiata di spalle alle traversine della sua sedia. Nel mio intendimento
di creare questo quadretto familiare, ho pensato che l’atteggiamento di
cercare le coccole della mamma da parte della più piccola, sia derivata dal
fatto che senta un po’ di gelosia per il piccolo in fase di allattamento che
è il fattore più intimo che intercorre tra madre e figlio. La mamma non le
lesina certo attenzioni e la sta “ ripetutamente “ baciando per compensare e
ridistribuire l’affetto alla pari col piccolo attaccato al seno. La più
grandina resta accoccolata vicino alla sua mamma e col lo sguardo un po’
triste che è quello tipico dei bambini poveri ha la certezza dell’affetto
materno e trae conforto anche dal contatto fisico del suo amichetto a
quattro zampe. Penso sia eloquente il riferimento alla famiglia numerosa,
con questa mamma e con i suoi tre bambini bellissimi, e per innestare meglio
la scena in riferimento alle famiglie del dopoguerra, ho imbastito la
sceneggiatura creando un ambiente il cui contesto rimanda a una società
povera. L’ho immaginata a ridosso di una parete sul retro di una casa di
modesta costruzione, in parte in muratura e in parte rivestita con assi di
legno dai colori stinti . La scala di fattura grezza fa da riempimento.
E’altresì evidente che l’ambientazione rimanda alla stagione a ridosso
dell’estate, con l’erba spontanea ancora verde e tale che abbia potuto
rappresentare le bimbe a piedi scalzi e con i vestitini di foggia antica,
semplici e leggeri, compreso quello della mamma con una gonna frangiata in
uso a quell’epoca e con un gilè che le copre le spalle. Anche le pettinature
delle attrici ivi rappresentate, con i capelli la cui piega è rimandata al
caso con l’uso del pettine decisamente opzionale, è oggetto di ambientazione
d’epoca. A lei ho pensato di metterle ai piedi un paio di saldali, un atto
di piccolo decoro ... ! Avrei finito, e come sempre spero che questo lavoro
e quanto ho scritto in proposito vi possa piacere . A me resta la
soddisfazione di averlo realizzato e condiviso con gli amici e con quanti
sbirceranno sul sito dell’amico Felice Campa.
Un saluto e un abbraccio da Salvatore Malorgio :
pittore, aspirante scrittore e tugliese D.O.C.
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Tuglie...per raccontar paese...
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