Nel Regio Assenso ferdinandeo del 1777, tra gli altri
obblighi-privilegi della Confraternita vi era quello di organizzare la Via
Crucis nel Venerdi Santo, “… dove si porta la bara di Cristo Morto e quella
della Vergine Addolorata…”. Il termine “bara” non sta ad indicare la cassa
da morto ma la “vara”, cioè il fèrcolo per il trasporto delle statue dei
“Misteri” nelle processioni. Tale termine, ancora usato nella tradizione
siciliana e calabrese, è stato invece espunto da quella pugliese.
Non sappiamo quali immagini si portassero in processione prima
dell’applicazione dello statuto che ufficialmente regolamentava l’esistenza
della Confraternita, costituitasi spontaneamente alcuni decenni prima
dell’obbligo reale di Ferdinando IV di Borbone, ma dai documenti conservati
nell’ Archivio della Congrega rileviamo che nel 1789 il Priore pagò in due
tranches la somma di 200 ducati al suo Padre Spirituale, il tugliese Don
Francesco Toma cartapestaio per diletto, per la “costruzione” di una statua
in cartapesta che raffigurasse il Cristo Morto.
Lo stesso Reverendo, non ancora Arciprete di Tuglie, aveva modellato per la
stessa Confraternita un gruppo “smontabile” della Buona Morte di San
Giuseppe, Titolare della Congrega; le tre figure erano accostate sulla
stessa pedana, ma non assemblate. Si può quindi congetturare che fosse la
Madonna Addolorata di quel gruppo ad essere portata in processione nel
Venerdi Santo.
Nel 1896, l’Amministrazione, trovandosi in condizioni economiche floride,
commissionò al leccese Maestro Giuseppe Manzo il mirabile gruppo attuale
che, essendo un trittico indissolubile, non permise più l’utilizzo
dell’antica Addolorata. Dall’anno successivo si cominciò ad usare la
struggente Addolorata della Chiesa Madre, anche in considerazione che ancora
non esisteva la Processione organizzata dalla Parrocchia.
Nel 1901, il benestante don Giuseppe Ria, discendente dei Reverendi Ria, che
a partire dalla fine del ‘700 e fino a metà ‘800 erano stati i promotori “in
solido” dei riti della settimana santa tugliese, fece modellare allo stesso
Manzo un Cristo Morto per la Parrocchia, dando di fatto inizio ad una
seconda processione. Per non creare sovrapposizioni nella stessa giornata di
venerdì, Parroco e Priore si accordarono di far uscire la processione della
Confraternita alle ore 2 tra il giovedì e il venerdì, con la contestuale
visita ai “Sepolcri” della Chiesa Madre e delle Anime. La sera del Venerdi
Santo, dopo la “Messa sciarrata”, la “Predica della Passione” e il “rientro”
della Madonna Addolorata proveniente dal dirimpettaio Palazzo Vergine che
l’aveva custodita per sette giorni, usciva la processione della Parrocchia.
Per una ventina d’anni non ci furono problemi di sorta tra i Priori e
l’Arciprete Erroi, essi cioè rispettarono i patti iniziali compreso il
“prestito” della statua della Madonna. I malumori cominciarono quando, morto
il Canonico Erroi, succeduto dall’Arciprete subentrato, il tugliese Don
Zaccaria Moscatello, costui non voleva più continuare con il prestito e
l’apice di questa contesa si ebbe nel 1931 tra lui e il Priore Carmine Gnoni.
Dovette intervenire il Vescovo Muller,“ad interim” Vescovo di Nardò essendo
invece titolare della Diocesi di Gallipoli, che con proprio decreto obbligò
il Parroco al prestito per quel solo anno della statua della Madonna della
Chiesa Madre ed impose alla Confraternita di dotarsi di una propria statua.
Passata la settimana santa, il Priore Luigi Bacile con altri collaboratori
si portarono a Lecce presso la bottega del Manzo ed ordinarono una nuova
statua dell’Addolorata. Il Maestro non mise le proprie mani e il suo genio
su quella statua poiché già vecchio anche se ancora vivente, ma incaricò uno
dei suoi più validi collaboratori, il Maestro Giuseppe Croce. La spesa per
la statua fu sostenuta dalla Congrega ma per l’abito nero e per la
biancheria interna fu promossa una sottoscrizione tra le donne tugliesi.
Le processioni continuarono senza problemi a svolgersi in momenti diversi
fino all’entrata in vigore del “Novus Ordo” del 1954, promulgato da Pio XII
per il riordino dei riti della settimana santa. Dal 1956 le due processioni
si organizzarono così: quella della Parrocchia usciva verso le ore 19 del
Venerdì Santo, ritirandosi verso le 21; quella della Confraternita usciva
all’1 del Sabato Santo, ritirandosi verso le ore 3, con la sosta al Calvario
e al Largo Stazione, con fervorino del Padre Spirituale.
In seguito ci sono state inevitabili variazioni di orario per motivi di
indisponibilità di sufficienti concerti bandistici – un tempo Tuglie aveva
la sua quotata banda – e di percorsi, essendosi il paese notevolmente esteso
a partire dagli anni Sessanta in poi.
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Tuglie...per raccontar paese...
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