Ritorno dai campi - 2011 - pastello su cartoncino - cm. 50 x 60
Con questo
lavoro a pastello continuo la carrellata rappresentativa di alcuni aspetti
della vita che si viveva in epoca passata, parlo almeno di cinquant’anni fa
nei nostri paesi al Sud , nello specifico, a Tuglie, la mia cara Tuglie.
Ebbene si, ci vuole proprio una buona dose di inguaribile romanticismo di
cui evidentemente sono affetto per rivangare quel periodo ormai passato che
solo quelli della mia età hanno fatto in tempo a vivere e perché no, a
godere e assaporare. I ritmi di quell’epoca non hanno niente a che vedere
coi nostri giorni ed era forse per questo che sono stati vissuti e impressi
indelebilmente nella mia testa. La figura rappresenta un contadino che
rientra dalla campana a bordo di uno scialabà, sullo sfondo una veduta
dell’abitato tipico dei nostri paesi con le case il cui colore dominante era
il bianco e lo è ancora in alcuni centri storici. Il ricordo va a questo
tipo di veicolo oggi sostituito dalle auto moderne ma che all’epoca
rappresentava un po’ lo status-simbol di alcune fortunate persone che ne
possedevano uno. Intanto lo scialabà ( ricordo che lo chiamavamo lu
sciarabà ( col la erre) detto comunemente lu to rote era un
manufatto che usciva dalle botteghe dei carpentieri/carradori ed era un
piccolo capolavoro di ingegneria meccanica e rappresentava ai giorni nostri
la macchina fuoriserie. I possessori erano quasi sempre li trainieri
che oltre allu trainu cu li ncasciati taniane puru lu sciarabà
adibito essenzialmente al trasporto di piccole derrate alimentari e come
secondo uso per passeggio, ( un lusso a quei tempi ) ! Alcuni avevano lu
seggiullinu foteratu te vera pelle e la cappotta ca se putia zzare e
basciare a seconda te le necessità ed era tale da trasformarlo in un
calesse. Nell’insieme il mezzo si presentava anche bello da vedere,
normalmente costruito cu dò stanghe pè l’imbracatura te lu cavaddru o
te lu ciucciu o ciuccia, il fondo del carretto ( la littera )
era costruita con assicelle parallele intervallate da vuoti per dare
leggerezza e signorilità alla “ machina a dò rote “. L’eleganza
era evidenziata oltre che dalla cappottina anche dai parafanghi alti e ben
sagomati, li staffuni laterali ca sarvine pè nchianare sullu
mezzu , la martellina pè frenare, e come possibile opzional anche la
lanterna laterale a petroiu che sostituiva gli attuali fari, non
mancava mai lu scurisciatu per stimolare l’animale. Ricordo benissimo
che vicino a casa mia, sulla Longa, nc’era lu bunanima te lu
Carmunu Fezzaluru ca lu tanìa, normalmente quando lo usava o
veniva dalla campagna, lo parheggiava vicimo alla porta te lu sciardinu
te via Cesare Battisti, arretu alla rimesa all’angulu te via Nazario Sauro
propriu te fronte alla partita te Donnareste ( Don Orestre ). Io
ogni volta andavo vicino a curiosare sul tipo i trasporto che portava a casa
( c’era sempre latente il desiderio di voler mangiare le cose che
abitualmente portava a casa, il più delle volte panare te frutti
ca a casa mea nù se putine bbire ), e me lo osservavo nei minimi
particolari e ogni volta era come la prima, ero sempre affascinato. Mi
ricordo in particolare che un giorno di Agosto, poteva essere il 1957? -
1958 ?, verso le dieci di mattina arrivò dalla campagna ( tania terra
sotta li Beddri ) cu lu sciarabà caricu te canisce, te panari e
panareddri ncoculizzuti te fiche ca erane nu spettaculu. Io non ne
avevo vista mai tante, la nostra produzione familiare era molto modesta
rispetto a quello che vidi quel giorno e noi ragazzi ( a casa per le
vacanze estive e quindi per strada dediti al gioco ), tra i quali : (
prima ieu, Salvatore Malorgio ( Fiju te lu Saiu Panecottu, armiere del
gruppo e capubanda in quanto miglior cervello pensante per tutte le
nostre attività “per la verità non tutte lecite” ), Raffaele Giuranno (
Rafele Muscia ). Silvio Giorgino ( Silviu te lu Marzanofriu ), Flavio
Rizzelli ( Flaviu Citiciucci ), Tommaso Marzano (Tomasinu Patissa ),
suo cugino Antonio Marzano ( l’Ucciu Pativitu, fiju te lu Gesarinu
Pativitu ), l’altro suo cugino, Ippazio Marzano ( lu Paziu Pativitu , fiju te lu Carmunu Pativitu ), Danieli Cosimo ( lu Cosiminu te la Uccia
Cursara ), Carmelo Pezzulla ( Carmelucciu te la Saia Occhijanchi ), suo
cugino Elio Nocera ( fiju te la Maria Pizzulla ) Saverio Maggio ( Severinu
Maggiu ), Enzo Natali ( Enzu Parata ), De Santis Rocco ( Roccu Scarpa
detto anche Roccu Sciardinieri – dal nonno paterno la cui ngiuria era
Sciardinieri ), e forse qualcun altro a guardare tutto quel ben di Dio
con evidente avidità. A quei tempi la fame era costante specialmente per
noi ragazzi che non stavamo mai fermi e pertanto aventi bisogno di continue
energie. Ricordo che ben presto la moglie te lu Carmunu, ( la
bunanima te la Vata Fezzalura e sua figlia Ntunietta )
organizzarono l’aiuto necessario per la lavorazione di tutta quella merce,
troppa per due sole persone.Quel tipo di derrata alimentare era preziosa e
rappresentava un po’ la benzina per l’inverno ( cu nà poscia te fiche
siccate e nu stozzu te pane li cristiani facine cinque ore te zzappa, me ticia sempre Sirama ). Il trasporto delle succose vettovaglie
sulla lambia te la Vata fu di nostra competenza, il che ci fruttò un
abbondante assaggio, le vicine di casa invece, munite di coltello,
prestarono la loro opera “ pè spaccare le fiche sulli cannizzi “
giacenti già in loco. Bei ricordi !!!! Tutto ciò lo dedico ai
miei compagni di giochi e amici di quell’epoca, la cosa bella che mi piace
evidenziare è che a distanza di tanti anni e a dispetto delle nostre
esistenze dislocate in diverse parti d’Italia e della Svizzera, almeno con
quelli che ho la fortuna di vedere con cadenza annua li sento ancora “
Amici “ e questo mi appaga, tanto da aver osato parlarne in questa
pagina e su questo sito. A quanti mi leggeranno invio i miei sinceri saluti
e abbracci fraterni e chiedo umilmente scusa a quanti si sentiranno un po’
offesi per la licenza che mi sono presa nell’annoverare accanto ai nomi
anche i rispettivi soprannomi, non sempre graditi , ne sono certo, da
ognuno di noi che pure li abbiamo ereditati senza averli richiesti,
ma…………questa è la nostra storia !!!!!!
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